Shelter Manager è un gestionale per PC sviluppato e pubblicato dalla compagnia indipendente Hamsters Gaming, disponibile da pochi giorni in Early Access su Steam. Non è la prima volta che il team di sviluppo si cimenta col genere manageriale, annoverando tra le sue pubblicazioni titoli come Evil Democracy: 1932, Last Day of Rome e US Spy: Mission in Russia.
Tutti giochi contenuti e perlopiù discreti, ma che hanno sicuramente permesso agli sviluppatori di accumulare una certa esperienza in questo campo: è quindi un peccato che, almeno in questo stadio non ancora definitivo dello sviluppo, la loro ultima fatica non dimostri una evidente crescita a livello produttivo e di sistemi di gioco e che anzi, sia piagata da diversi problemi che rendono farraginosa e piatta la fruizione del titolo. Andiamo quindi ad analizzare questo Shelter Manager e cerchiamo di capire perché in questo stato non convince appieno.
Shelter Manager: Fallout chi?
Le premesse narrative di Shelter Manager, dobbiamo ammetterlo, non sono certo tra le più originali: l’America è stata colpita da una catastrofe apocalittica, che ha costretto gran parte della popolazione a rinchiudersi sottoterra dentro dei bunker per sopravvivere ad un ambiente ormai diventato troppo ostile. Il giocatore è quindi chiamato a gestire uno o più rifugi ed i loro abitanti, difendendoli dagli attacchi dei predoni, mandando le proprie truppe a recuperare risorse all’esterno o a conquistare altri nascondigli, e sviluppandolo attraverso la costruzione di diverse stanze.
Se state pensando a Fallout Shelter, non meravigliatevi: almeno nelle premesse il titolo si articola in modo molto simile e l’ispirazione è evidente, ma naturalmente si differenzia nel gameplay e soprattutto nella possibilità di scegliere più scenari apocalittici da cui partire. Shelter Manager presenta infatti due modalità di gioco: la campagna, che funziona come una sorta di tutorial articolato in una serie di missioni da completare, ed il così denominato single player, essenzialmente una modalità sandbox in cui possiamo espanderci e svilupparci come ci pare; proprio in questo ultimo caso all’inizio della partita si può scegliere la propria catastrofe, tra il disastro termo-nucleare, il virus letale e la pioggia di meteore.
Purtroppo, nello stato attuale del titolo questi diversi scenari di partenza non influiscono minimamente sul gameplay e sullo sviluppo della partita, differenziandosi solo per un obiettivo finale differente da raggiungere. Una meccanica che poteva risultare interessante si è quindi alla fine rivelata ben poco incisiva, non apportando quasi nulla all’esperienza del titolo.
La modalità campagna, invece, è la sola tra le due che presenta elementi narrativi, i quali però risultano essere molto flebili ed a malapena abbozzati: il giocatore impersona il capo del bunker Michael Reed che, affiancato dal suo secondo in comando e spalla comica Eric, si trova a dover seguire le direttive rilasciate dal governo per gestire al meglio il suo gruppo di sopravvissuti. La trama è molto basilare, e si dispiega attraverso dei brevi dialoghi all’assegnazione ed al completamento di ogni missione, in cui si cerca spesso di mettere insieme dei piccoli siparietti che dovrebbero essere divertenti ma che risultano invece insipidi e senza alcun mordente.
Non aiutano a godersi questa piccola storia anche i fin troppo frequenti problemi di traduzione (il gioco è disponibile in inglese, italiano ed una buona varietà di altre lingue) tra lettere mancanti ed errori ortografici. Ma passando oltre il comparto narrativo, come si comporta il titolo sul lato gameplay?
Una sopravvivenza piuttosto problematica
Quando si avvia la prima partita, la campagna rappresenta l’unica modalità giocabile, essendo pensata per insegnare le basi al giocatore, mentre il single player viene reso disponibile solo una volta completate le prime tre missioni. Queste ultime sono in tutto 6, e consistono in brevi scenari da portare avanti terminando una serie di incarichi.
Avviata la sessione, ci si trova davanti alla schermata del proprio bunker, in maniera non dissimile a Fallout Shelter: sono presenti un buon numero di spazi da sbloccare e poi da utilizzare per costruire stanze dagli usi diversi, dagli alloggi per i sopravvissuti ai depositi per le armi, passando per gli ambienti dedicati alla manutenzione del rifugio, da arrangiare in modo strategico secondo le proprie necessità. Il tempo è gestito a turni: facendone passare uno attraverso la pressione della barra spaziatrice aumenta oppure diminuisce il numero delle diverse risorse a disposizione, a seconda dell’organizzazione del bunker.
Ad esempio, si può scegliere come dividere il lavoro dei sopravvissuti tra la produzione di punti lavoro, utilizzati per costruire le stanze e fabbricare armi ed altri oggetti, e la produzione di punti scienza, spendibili per sbloccare dei perk in 4 diversi rami di ricerca, i quali garantiscono potenziamenti ad ogni grado. Si può inoltre definire il numero di ore di lavoro al giorno, che influisce sulla produzione totale di ogni turno, e la quantità di razioni consumate dalla popolazione, che determinano la felicità degli abitanti ed il loro sostentamento.
A queste risorse principali si affiancano tre materiali, gli attrezzi che servono per il commercio e per l’espansione del bunker, il metallo, che serve a costruire le armi, ed il carbone. Questi possono essere prodotti attraverso stanze o potenziamenti, oppure possono essere comprati e rivenduti attraverso un semplicissimo sistema di commercio.
Altra funzione importante è quella della costruzione del proprio esercito: gli abitanti possono essere convertiti in reclute, in un numero limitato dal loro livello di felicità, alle quali a loro volta possono essere assegnate una piccola varietà di armi per convertirle in soldati pronti ad essere mandati in combattimento. Questo plotone di combattenti può essere utilizzato per compiere incursioni nel territorio circostante, grazie alle quali recuperare forza lavoro e rifornimenti al costo di qualche perdita, oppure per conquistare altri rifugi sparsi per la mappa.
Entra quindi in gioco la seconda visuale disponibile oltre a quella del rifugio: la vista mappa permette di dare un’occhiata al continente americano e alle disposizioni dei vari bunker da conquistare. Questi sono uniti da dei collegamenti che si diramano verso altri rifugi, e per passare al bunker successivo si deve prima prendere possesso di quello che lo precede sulla linea. Questa visuale permette inoltre di osservare le difese dei rifugi avversari e di valutare quindi la convenienza di un assalto.
I raid sono condotti molto basilarmente: si decide il numero di soldati da mandare a combattere contro le forze avversarie e ad ogni turno si vedono i risultati dello scontro, fino alla sua conclusione. Non vi è nessun tipo di meccanica strategica complessa oltre al possedimento di armi e potenziamenti, ed il tutto si riduce ad un semplice confronto numerico tra i plotoni in campo. Una volta conquistato un bunker, questo si aggiunge ai nostri possedimenti e lo si può gestire liberamente insieme agli altri.
Gli incarichi di ogni missione della campagna servono quindi a guidare il giocatore attraverso tutte queste variabili e funzioni, ma è proprio in questa fase che il gioco inizia a mostrare le sue criticità. Shelter Manager soffre in generale per la sua poca intuitività: i menù sono molto spartani e davvero poco esplicativi, e navigare tra di essi risulta essere piuttosto macchinoso.
Il primo impatto con il gameplay è piuttosto spiazzante vista la quantità minima di informazioni che il gioco concede al giocatore, complici anche gli avvisi che compaiono per guidare l’utente nell’apprendimento delle meccaniche e nel completamento degli obiettivi: questi suggerimenti infatti risultano spesso essere troppo scarni e confusi, non appaiono per ogni quest e addirittura a volte riportano indicazioni errate, come rifugi da conquistare non presenti sulla mappa, o persino opposte rispetto a ciò che viene richiesto per portare a termine l’incarico, come ad esempio nella prima incursione in cui l’obiettivo è trovare nuova forza lavoro mentre l’avviso ad esso collegato suggerisce invece di recuperare rifornimenti.
Considerando inoltre che queste piccole missioni hanno un tempo limite a volte anche abbastanza stretto per essere completate, le prime esperienze spesso si traducono in un ripetuto trial and error in cui il giocatore deve scervellarsi da solo per capire come muoversi in un sistema assolutamente poco intuitivo e macchinoso, sfociando anche in episodi di frustrazione causati dal fatto che il fallimento di uno scenario costringe a ripeterlo da capo, a prescindere dal numero di incarichi portati a termine. Fortunatamente si può salvare e ricominciare da un punto intermedio, ma è capitato un paio di volte che i salvataggi svanissero inspiegabilmente.
Una volta presa dimestichezza con le meccaniche e giocando la modalità single player la situazione migliora, perché la sua natura sandbox non limita il giocatore con limiti di tempo stringenti e gli permette di svilupparsi in libertà, ma dopo poco dimostra gli altri difetti del titolo. La varietà dei contenuti del gioco infatti è piuttosto povera e le azioni da compiere si possono contare sulle dita della mano, e tutto ciò si traduce in un’esperienza a lungo andare ripetitiva, noiosa, farraginosa e molto poco profonda: il titolo perciò stanca in fretta e regala poche soddisfazioni, minate dal ritmo lento del gioco e dalla sua generale legnosità, complice un comparto tecnico molto poco accattivante.
Comparto grafico e sonoro
Dal punto di vista visivo, Shelter Manager colpisce in negativo già dalla prima schermata di selezione delle modalità, di una staticità e tristezza desolante. Il titolo è sviluppato con Unity e presenta una grafica in 3D piuttosto grezza, con ambienti spenti e anonimi e personaggi che sembrano pupazzi senza vita. Persino la schermata del combattimento riesce a risultare noiosa, presentando una minuscola animazione scattosa e ben poco entusiasmante.
Il titolo è inoltre caratterizzato da una certa legnosità negli input dei comandi e dei diversi menù, ed è piagato da frequenti cali di frame che perplimono vista la leggerezza del comparto grafico e la semplicità delle meccaniche, ma che possono essere in una certa misura perdonati visto lo stato di Early Access del titolo. Inspiegabili invece alcune stranezze nella navigazione della mappa, come ad esempio il fatto che nella visuale rifugio ci si possa muovere solo utilizzando il cursore del mouse, mentre invece nella visuale mappa lo si possa fare solamente con le frecce direzionali, piccolezza che a volte risulta fastidiosa.
La colonna sonora invece è discreta, presentando brani piuttosto anonimi ma tutto sommato funzionali alle atmosfere del gioco.
Conclusione
Shelter Manager è purtroppo un titolo che nelle condizioni attuali fa molta fatica ad impressionare. L’opera risulta ancora molto grezza ed abbozzata nel suo comparto tecnico e nelle sue meccaniche, che sono talmente semplici e poco profonde da far pensare che potessero essere più adatte ad un gioco per mobile piuttosto che ad un titolo per PC.
Bisogna comunque ricordare che questa è solo una versione Early Access per Shelter Manager, per cui rimane da sperare che nei prossimi mesi gli sviluppatori limino il gameplay ed aggiungano nuovi contenuti per aumentare la varietà e vivacità dell’esperienza di gioco, come del resto fa ben sperare la descrizione di Steam, che cita tra le prossime aggiunte diverse mappe e funzionalità aggiuntive. Nello stato in cui questa anteprima è stata prodotta, tuttavia, è molto difficile dire di aspettare con trepidazione per la prossima uscita del titolo.