Sviluppato da Kindermann Corp. e pubblicato in sinergia con WhisperGames e Treasure Boy, Shikon-X Astro Defense Fortress è un videogioco d’avventura che mescola al suo interno momenti da visual novel, altre da avventura grafica semplificata e una manciata di mini giochi arcade prevalentemente accessibili e molto intuitivi. Il tutto per una storia veloce, divertente e dal gradevole aspetto da anime anni ‘80-90. Noi abbiamo fatto la conoscenza del Maggiore Daaia su Nintendo Switch e questa è la nostra recensione!
Shikon-X Astro Defense Fortress: non solo parodie
Shikon-X Astro Defense Fortress si apre con una citazione scontata e prevedibile ma che viene utilizzata in modo furbo e soprattutto riuscendo sia a strappare un sorriso sia a far capire sin da subito il tono generale dell’avventura che ci attende. Shikon-X Astro Defense Fortress, infatti, è un’avventura intergalattica dalle dimensioni estremamente ridotte e che oscilla tra il voler far ridere al voler raccontare una storia vera e propria con tanto di messaggio sociale finale.
Procedendo con ordine, noi siamo il maggiore Daaia, un membro della Federazione umana in perenne guerra con una misteriosa razza aliena. La particolarità di Daaia, oltre al suo carattere sopra le righe e alla palese difficoltà nel rispettare le regole, è di essere l’unico pilota in grado di manovrare lo Shikon-X. Si tratta di una navicella spaziale in grado di trasformarsi e di passare da modalità difensive (in grado di incassare la collisione diretta con asteroidi e laser nemici) a quella offensiva (con anto d laser idonei alla distruzione di navi nemiche).
Daaia riesce a conquistare grazie a un umorismo leggero e a un modus operandi abbastanza caciarone, alla Ian Solo con una spruzzata di qualsivoglia personaggio interpretato da Ryan Reynolds. Un esempio? Le scuse ridicole e esagerate che s’inventa per mascherare gli inevitabili casini o inadempienze che si ritroverà a fare nel corso della sua (purtroppo) breve avventura. Ci teniamo sottolineare la questione della durata perché la storia di Shikon-X Astro Defense Fortress può essere completata in una manciata di ore.
Non solo, il titolo si conclude sul più bello aprendo lo spiraglio a un sequel non sicuro ma su cui gli sviluppatori ironizzano non poco. Così come ironizzano sullo scorrimento dei titoli iniziali alla Star Wars e a tante altre scelte cinematografiche e videoludiche che i più appassionati del genere sapranno cogliere con grande naturalezza. Tornando alla trama di Shikon-X Astro Defense Fortress, la storia, seppur breve, riesce a intrattenere e divertire con gag ironiche che vincono rispetto ai momenti più “seriosi”.
D segnalare un cast che, seppur ridotto, è discretamente vario. Tra abusi di cliché e trovate stravagante (come l’uomo misterioso che parla solo dietro la porta di un bagno), Shikon-X Astro Defense Fortress non si fa mancare nulla (c’è anche una setta misteriosa che parla in sincrono). Peccato invece per lo scarso numero di location, troppo poche per una storia dal potenziale intergalattico. Ma bando alle ciance, è il momento di scoprire ludicamente cosa c’attende in Shikon-X Astro Defense Fortress!
Non è un punta e clicca
Non si sa per quale motivo viene presentato come un’avventura punta e clicca ma, come gli sviluppatori stessi dicono nelle descrizioni del titolo, Shikon-X Astro Defense Fortress non è un punta e clicca. Sì, condivide con le avventure grafiche la risoluzione di enigmi e la ricerca di oggetti ma lo fa offrendo un’esplorazione 2.5D con personaggi bidimensionali che si muovono in scenari dalla profondità 3D. E in effetti, gran parte dell’avventura la passerai andando avanti e indietro negli stessi scenari alla ricerca di oggetti da raccogliere o di personaggi con cui parlare cercando di intuire il giusto ordine di azioni da effettuare per poter progredire nell’avventura.
Un sistema ludico abbastanza semplice e che presenta enigmi semplici e intuitivi con alcune trovate deliziosamente creative ma mai realmente originali. Per dirne una, anche qui c’è il classico dungeon pieno di porte dove devi scoprire che direzione prendere onde evitare di ritrovarti in un loop infinito di scenari. Sul versante da visual novel, invece, c’è da puntualizzare una cosa. Il titolo presenta sì momenti in cui devi scegliere che risposte dare che domande fare ma queste non portano ad alcuna biforcazione narrativa.
La storia è lineare e molte linee di dialogo si ripetono e quindi potrai anche effettuare tutte le domande disponibili finché non scovi quella idonea a far progredire l’avventura. Un sistema un po’ old school, più da avventura grafica che da visual novel (sul cui genere puoi recuperare il nostro approfondimento) eppure ti ritroverai molto a leggere con momenti intermezzati solo da lunghi spiegoni o da scambi più ironici e ben ritmati. A completare l’aspetto ludico di Shikon-X Astro Defense Fortress ci sono i minigiochi che potrai giocare anche liberamente dal menù principale.
Il primo, nonché principale e che potrebbe anche illuderti sulla natura ludica di Shikon-X Astro Defense Fortress è una sorta di Arkanoid fuso a Space Invaders. Qui saremo al comando dello Shikon-X e nella prima fase dovremo fare da scudo a delle particelle colorate, incassando proiettili e ostacoli e imitando i danni (una sorta di Arkanoid al contrario). La fase due e meno riuscita (per originalità e praticità), ci vede invece passare all’attacco in stile Space Invaders. Gli appassionati degli arcade, troveranno una sfida discreta seppur scarsamente memorabile.
Gli altri due mini giochi sono un classico flipper e una sorta di rudimentale giochino a tempo dove basta semplicemente cliccare al punto e al momento giusto per evitare il game over. Questo insieme di aspetti forma la piccola avventura di Shikon-X Astro Defense Fortress un’esperienza che non brilla per complessità ludica ma che riesce, nel suo piccolo, a intrattenere e a strappare più di un sorriso.
Grafica e sonoro
Graficamente parlando, Shikon-X Astro Defense Fortress sfrutta più stili diversi. Le fasi da visual novel vedono artwork in stile anime anni 80/90 con pochi sprite ma comunque gradevoli. C’è un po’ di tutto nel cast di personaggi e non tutti ben implementati se non in funzione parodistica (inutile dire che c’è la classica e inspiegabile furry). In gioco, invece, se i personaggi sono riprodotti in pixel art, gli ambienti virano su sfumature low poly poco dettagliate e poco accattivanti che stonano un po’ (discorso analogo per la grafica de personaggi durante il minigioco stile Arkanoid).
Il sonoro non è male risultando essere un buon accompagnatore in un’avventura comunque discretamente varia, adattandosi ai vari momenti. Da segnalare, invece, l’assenza della lingua italiana (neanche i sottotitoli) elemento che potrebbe scoraggiare più di un utente considerando che la storia è piena di testi da leggere (anche se non si tratta di linguaggio forbito).