Recentemente, il noto game designer giapponese Shinji Mikami ha rilasciato un’intervista a Variety parlando della sua lunga carriera nell’industria videoludica, che ha inizio dagli anni ’90 e quest anno compie il suo 30esimo anniversario all’interno del gaming.
Quando Shinji aveva 20 anni, ha casualmente scoperto i videogiochi grazie ai suoi amici, i quali gli hanno fatto provare dei giochi arcade a gettoni che in quegli anni andavano molto di moda. Quest’esperienza ha prodotto nella mente del giovane ragazzo una sensazione di grande piacere e divertimento, ma non così profondo tanto da poterlo invogliare ad entrare nel business dei videogiochi.
Ciò che invece desiderava fare come professione non era un lavoro in uno settore specifico, bensì qualcosa che avesse come presupposto di base l’uso della creatività e dell’inventiva. Infatti Shinji si è avvicinato inizialmente all’industria metallurgica, ma non è riuscito ad entrarci. Successivamente ha provato ad entrare nel mondo della finanza, ma anche lì non è stato accolto.
Un po’ più in là i suoi amici lo portano ad un evento presieduto da una società molto conosciuta in Giappone, ma non considerata come la più importante del suo settore. Il nome di questa compagnia misteriosa? Nientemeno che… CAPCOM!
Shinji Mikami e l’unione con Capcom
L’evento di cui ho accennato aveva uno scopo: Capcom era intenzionata a vendere pubblicamente delle azioni. Questa mossa è stata considerata poco prudente poiché l’unica società che si credeva potesse permettersi un gesto simile era Nintendo, che all’epoca era la sovrana del gaming.
Shinji Mikami resta affascinato da questa organizzazione, infatti si candida per entrare nell’enorme team e fortunatamente per noi giocatori, ci riesce. Le prime esperienze di Shinji Mikami prevedevano la creazione di titoli su Gameboy ed il lavoro da sviluppatore alle prime armi è stato molto faticoso, tant’è vero che spesso lavorava fino alle 5 di mattina per poter stare al passo coi tempi nella produzione.
Dopo aver fatto questa gavetta, Shinji Mikami lavora come director per un titolo da pubblicare su una nuova strana console prodotta da una società che fino a quel momento non era molto collegata ai videogiochi. La società in questione si chiama Sony e la strana console è PlayStation.
Il nome del gioco di Mikami? Resident Evil.
Oggigiorno Resident Evil è un successo globale e viene considerato il capostipite di un genere videoludico chiamato “survival horror”. L’idea di un survival horror ha come idea di base la possibilità che il giocatore abbia in qualche modo la chance di sconfiggere la creatura mostruosa che gli ostacola il cammino con qualsiasi tipo di arma e possa anche curare il proprio stato di salute, invece che fuggire (la fuga è un’idea tipica del genere puramente horror).
Questo concetto era ciò che Shinji Mikami pensò ed implementò in Resident Evil, ma per farlo ha dovuto convincere i membri del team con tanta fatica, dato che era diffuso il genere horror ed il survival horror è un pensiero del tutto suo. Inizialmente le previsioni di vendita prevedevano la distribuzione di 500 mila copie di questo gioco, invece è successo che il titolo ha venduto 5 milioni di copie.
Questo è stato il presupposto vincente secondo cui Capcom abbia deciso di proseguire con un secondo capitolo di Resident Evil. Durante la produzione di Resident Evil 2 Shinji Mikami non ricopre il ruolo di director, ma nonostante la rischiosissima decisione dei dirigenti, il titolo ha avuto comunque un grande successo poiché era diretto da Hideki Kamiya, un membro del team in particolare sintonia con le idee di Shinji Mikami.
A questo punto c’è stato un cambio di rotta, perché si nota che Resident Evil aveva bisogno di essere cambiato dalla radice (infatti Shinji Mikami detesta profondamente il sistema di gameplay dei primi 3 capitoli della serie). Dopo che sono stati conclusi i lavori di Resident Evil 3 Nemesis (diretto da Kazuhiro Aoyama) Shinji Mikami ritorna al ruolo di director e realizza il suo videogioco migliore: Resident Evil 4.
Per quanto riguarda lo sviluppo di Resident Evil 4 devo dire due cose molto importanti: la prima è che la produzione è stata molto dura dal punto di vista psicologico, soprattutto all’inizio, perché la maggior parte dei membri del team di sviluppo (soprattutto i QA) ritenevano che questo capitolo non fosse per niente all’altezza dei primi 3 per via della sua componente prevalentemente action rispetto al survival horror (che in quel periodo è diventato conosciutissimo).
Nonostante questa lunga serie di critiche, Shinji Mikami ha resistito ed i suoi sforzi sono stati ricompensati non solo in termini economici, ma anche di critica, infatti RE4 è in assoluto uno dei videogiochi migliori di sempre ed è senza dubbio uno dei massimi titoli per PlayStation 2 (Insieme a Metal Gear Solid 2 e 3, God of War 1 e 2, Final Fantasy X ecc).
Il secondo fatto su RE4 riguarda invece la distribuzione. In quegli anni si temeva che Sony e Microsoft non fossero del tutto convinte di investire tutte le proprie energie nel mercato videoludico, infatti Capcom ha avuto la paura di distribuire il titolo su più console focalizzandosi su Nintendo. Shinji Mikami pronunciò pubblicamente una simpatica frase dicendo che se RE4 fosse stato pubblicato su altre console avrebbe commesso l’harakiri, un rituale samurai che prevede il suicidio.
Nonostante l’ironia delle sue parole, leggendo il messaggio sottinteso capiamo che Mikami credeva sostanzialmente che PlayStation e successivamente Xbox non avrebbero avuto futuro nel mercato. Si sbagliava.
La separazione da Capcom
Qualche anno dopo la pubblicazione di RE4 Shinji Mikami lascia Capcom ed il suo prossimo lavoro è stato Vanquish, un action game in terza persona realizzato con Platinum Games.
Nel 2010 Mikami fonda uno studio, Tango Gameworks, che viene acquisito abbastanza rapidamente da ZeniMax Media, un’azienda partner della famosa Bethesda. In quest’occasione il celebre game designer riveste nuovamente il ruolo di director e porta alla luce un nuovo grande titolo, The Evil Within.
Si tratta di un ottimo survival horror che ripercorre in chiave moderna l’avventura professionale di Mikami, tant’è vero che possiamo notare molti aspetti tecnici in comune con il suo gioiello precedente, Resident Evil 4. Anche se ci sono queste somiglianze, The Evil Within è un gioco di alta qualità, che rispetto a RE4 ha all’interno della sua struttura più elementi survival che action.
C’è un altro motivo che crea un legame tra The Evil Within e RE4 e non ha nulla a che vedere con i giochi in sé: in entrambe le esperienze Shinji Mikami si è divertito alla grande perché aveva il controllo su tutto il progetto dall’inizio alla fine. Era completamente libero di decidere su tutto e non era condizionato dalle opinioni dei superiori o dei partner, i quali si sono fidati ciecamente del suo talento.
Per quanto riguarda invece The Evil Within 2, il posto da director è stato ceduto a John Johanas mentre Mikami svolgeva il ruolo di producer (un po’ come è successo nel caso di RE2 e RE3).
Arriviamo all’ultima grande opera in cui è coinvolto Mikami, ossia Ghostwire Tokyo. In questa produzione Mikami ha lasciato la completa libertà al suo team con Kenji Kimura come director di gestire il lavoro come meglio sente, dando a loro la possibilità di esprimersi come lui ha fatto in RE4 e The Evil Within. Gli unici casi in cui interviene sono situazioni di stretta necessità o per la risoluzione di problemi che solo uno come lui può affrontare efficacemente.
Infine, per terminare questo lungo articolo su questa grande figura del nostro medium preferito, non sappiamo che cosa riserva il futuro per Mikami, il quale pur avendo molte idee nella sua testa deve fare i conti con le forze e le energie che col passare del tempo diminuiscono sempre di più. In ogni caso se il papà dei survival horror decida di intraprendere un’ultima grande impresa come director, non possiamo far altro che fidarci di lui.