Sviluppato da Games Incubator e pubblicato in sinergia con PlayWay e Ultimate Games, Ship Graveyard Simulator è un simulatore dedicato al mondo dei “cimiteri navali”. In pratica, si tratta di tutta una serie di attività che vedono lo smantellamento, pezzo per pezzo, di relitti navali di vario genere.
Noi abbiamo impugnato il nostro fedele martello su Xbox One e questa è la nostra recensione!
Ship Graveyard Simulator: per te è un rottame, per me sono soldi!
Pubblicato originariamente nel 2021, Ship Graveyard Simulator ha saputo catturare l’attenzione di una determinata nicchia di videogiocatori al punto da conquistare un sequel ufficiale (al momento privo di data di uscita).
A differenza di titoli simili, come Castle Renovator (già affrontato nel nostro Game Showcase), Ship Graveyard Simulator non prova a creare una cornice narrativa. Niente lettere, o testi di missioni. L’opera di Games Incubator ti lancia direttamente in azione ed è interamente e completamente incentrata sul gameplay.
Ma procediamo con ordine. Noi siamo un anonimo operaio del settore con tanto di casa personale (o baracca che dir si voglia) posizionata poco distante dalla spiaggia. Quest’ultima è un vero e proprio cimitero navale, farcita da rottami e relitti di vario genere e dimensione.
Se dal lato del mare c’è il nostro lavoro principale, dall’altro c’è una piccola baraccopoli dove avremo a che fare con diversi personaggi, macchinari ed edifici. Nessun personaggio spicca realmente anche perché nessuno di loro ha una propria voce che sia acustica o scritta.
Ogni soggetto a schermo funge da semplice mezzo. Il mercante, ad esempio, farà apparire subito il menù. Discorso analogo per chi vorrà affidarci delle missioni. Nessuna introduzione narrativa, avremo semplicemente due tabelle con le richieste da selezionare.
Riassumendo, come preannunciato, chi cerca un contesto narrativo resterà deluso. Chi invece vuole unicamente focalizzarsi sul gameplay e sulla tipologia di simulazione che Ship Graveyard Simulator offre, troverà diverse attività ad aspettarlo.
Ordina, distruggi e guadagna
Ship Graveyard Simulator si gioca in prima persona e il nostro personaggio avrà libertà di movimento. Così come noi avremo libertà di gestire la telecamera con l’analogico. A nostra disposizione avremo anche una torcia (tasto direzionale in alto) e la capacità di abbassarci (tasto direzionale in basso).
Ma le azioni fondamentali sono altre: utilizzare strumenti di distruzione di varia tipologia e la possibilità di raccogliere i materiali procurati dalle rispettive macerie. Il sistema di controllo è pratico, intuitivo ma non sempre funziona.
Imbracciare il martello (primo ed essenziale strumento) ci permette di abbattere quasi tutti i rottami che troveremo in giro e, soprattutto, le navi. Ma, per poter realmente distruggere questi oggetti, dovremo centrare bene il puntatore finché intorno al rottame non apparirà una cornice verde.
Ecco, questa cornice non sempre appare in modo coerente. Può capitare di trovarsi vicinissimo all’oggetto e ritrovarsi a colpire a vuoto. Così come di vederla apparire anche a distanze notevoli per un semplice martello. Questo va a indebolire il realismo della simulazione, ma non è niente in confronto alla ripetitività che permea gran parte della produzione.
Il gioco, ovviamente, punta a farti demolire le navi. Per fare ciò, bisogna ordinarle online sul sito “Ship tube” (sì, hai letto bene). Le navi da ordinare varieranno in base al nostro livello di esperienza e ogni nave ha un costo giornaliero da pagare per tenerla in riva. Il nostro scopo è di demolire la nave il più velocemente possibile, raccogliere i materiali e far soldi.
Le navi vengono consegnate e/o sostituite ogni mattino alle 8:00 (ora del gioco). Stesso discorso se decidi di tenere il relitto più tempo. Ogni mattino alle 8:00 ti sarà richiesta la paga necessaria per poterci lavorare ancora sopra.
E a tal proposito, il gioco dispone di un ciclo giorno-notte composto da un orologio sempre visibile a schermo ma che, oltre alla questione delle navi, non andrà a condizionare enormemente la nostra esperienza.
Distruggi tutto fino al 100%
Potremo lavorare su una sola nave alla volta e ogni nave ha un determinato numero di rottami da eliminare e materiali da raccogliere (la cui anteprima è segnalata comodamente stesso su Ship tube). Per completare la distruzione di una nave avremo a schermo una barra che si riempirà man mano che distruggeremo cose.
E parlando di distruzione, Ship Graveyard Simulator introduce man mano nuovi tipologie di strumenti, dal martello alla sega. Padroneggiare gli strumenti è essenziale così come potenziarli e aumentare le loro abilità.
Per potenziarli, dovrai andare dal mercante il quale, a sua volta, può essere potenziato per ottenere nuovi strumenti (sempre più potenti). Per le abilità, invece, basterà salire di livello. Come? Distruggendo cose, ovvio. Più distruggi, più salirai di livello.
I punti abilità, uno per ogni nuovo livello di esperienza ottenuto, possono essere spesi liberamente in un sistema di rami personalizzati a seconda degli strumenti e che possono coinvolgere tanto lo strumento stesso (aumentandone forza, velocità, ecc.) tanto caratteristiche passive del giocatore (aumentare spazio dell’inventario, del bagaglio auto, ecc.).
Per avere gli strumenti migliori e garantire il massimo della distruzione, tocca avere tanti soldi. Per avere tanti soldi, bisogna avere tanti materiali. E per avere tanti materiali serve tanto spazio. In Ship Graveyard Simulator uno dei nostri nemici sarà proprio l’inventario.
Questi si riempirà velocemente costringendoci a cercare nuovi spazi altrove o a vendere. A nostra disposizione avremo un “deposito” (da costruire prima di poter utilizzare) e un’auto con rispettivo bagaglio. L’auto si guida, sempre in prima persona, e ha anche una funzione ludica non indifferente.
Grazie al veicolo, potremo muoverci velocemente per la desolata mappa di gioco, spostandoci tra i punti principali in modo decisamente più rapido. Altre attività utili che possono agevolare la nostra ascesa nel mercato dei rottami, è la possibilità di fondere i materiali (ottenendone di nuovi) e quella di assumere operai.
Assumere gente per lavorare con noi ci garantirà di avere determinati materiali giornalieri in cambio di una paga che varierà di persona in persona. Questo, soprattutto nelle fasi avanzate, ci permetterà di agevolarci non poco in costruzioni e vendite.
Infine parliamo delle missioni, essenziali per ottenere soldi ed esperienza. Queste sono abbastanza semplici e richiedono sempre la consegna di determinati materiali in modo casuale e spesso ripetendosi tra loro. Infatti, come gran parte del gioco, a lungo andare stancano, diventando prevedibili e monotone.
A conti fatti, l’unico elemento che riesce a variare l’esperienza di Ship Graveyard Simulator sono le navi ma, anche qui, più si va avanti, più aumentano i numeri di rottami da distruggere per un buon completamento di demolizione. E demolire sempre le stesse cose, è una grande prova di pazienza.
Grafica e sonoro
Graficamente Ship Graveyard Simulator ha diversi problemi. Tralasciando la bruttezza dei personaggi e la povertà degli ambienti, ci sono momenti di involontaria comicità, come la consegna delle navi. Questo è uno dei momenti più tragici, afflitti da un rallentamento esagerato e che spesso porta le navi in consegna a volare a filo d’acqua.
Non solo, il gioco presenta anche problemi col frame rate e con diversi elementi a schermo che, soprattutto in auto, appaiono in netto ritardo, non reggendo la velocità del veicolo. Questo ci porta a scontrarci con elementi che semplicemente sono apparsi in ritardo.
Infine da segnalare anche il poco realismo delle demolizioni. Ogni cosa viene distrutta con lo stesso effetto visivo. Che sia una scatola in legno o un tubo di ghisa, li vedrai sbriciolarsi in modo surreale. Migliorano gli altri effetti come la sega o anche il grimaldello (con tanto di minigioco personale).
Per il sonoro, le tracce audio inizialmente sono anche piacevoli ma, inevitabilmente, diventeranno presto ripetitive all’infinito. Per fortuna non sono fastidiose ma sarebbe stato meglio variare un po’ di più. Infine è da segnalare che il titolo è interamente sottotitolato in italiano, seppur con qualche errore e scelta discutibile.