Shiren the Wanderer: The Tower of Fortune and the Dice of Fate è uno dei roguelike più famosi in circolazione, nonché uno di quelli con il titolo più lungo (ma non con il titolo più assurdo, come ci ricorda Void tRrLM(); //Void Terrarium ). Il gioco è stato riproposto più volte nel corso degli anni, riuscendo ad appassionare i fedelissimi del genere roguelike. Oggi Shiren the Wanderer: The Tower of Fortune and the Dice of Fate fa il suo esordio anche su Nintendo Switch. Vale la pena tornare nei dungeon casuali?
Una lotta per cambiare il destino
La storia di Shiren the Wanderer: The Tower of Fortune and the Dice of Fate è poco più di pretesto per gettarsi tra le brutali morti che faremo nei dungeon del gioco. Shiren, il ronin vagabondo, arriva in un isolato villaggio di montagna, dove fa la conoscenza di un giovane determinato a salvare la sua fidanzata, malata gravemente.
Per farlo, intende scalare le tre torri che sovrastano il villaggio, in modo da recuperare tre potenti amuleti che consentono di cambiare il destino di una persona. L’intera umanità, infatti, è soggiogata da una potente divinità che ha deciso di affidare al caso il destino di ogni individuo: una lancio di dadi può decidere tra vita e morte, prosperità e disgrazia, e molto altro. Recuperando gli artefatti, però, è possibile modificare un fato ingiusto.
Come si vede, pur rivestendo un ruolo secondario, la trama di Shiren the Wanderer: The Tower of Fortune and the Dice of Fate è comunque ricca di fascino, grazie a una lore interessante e a un’atmosfera coinvolgente.
Il ritorno di un gameplay classico
Shiren the Wanderer: The Tower of Fortune and the Dice of Fate è il ritorno di un classico intramontabile, che ha contribuito a creare il particolare gameplay dei Mistery Dungeon, che poi abbiamo visto riproposto in modi diversi (per esempio con Pokémon Mistery Dungeon o Chocobo Mistery Dungeon). Il gioco, quindi, è un roguelike tradizionale con una grande enfasi sull’utilizzo di oggetti e con una pizzico di metaprogressione.
La struttura di gioco è composta da un loop tanto semplice quanto efficace: si esplora un dungeon dopo l’altro, arrivando alla fine e potenziando progressivamente il nostro personaggio con oggetti migliori e con i vari level up. Morendo, però, si perdono tutti gli oggetti nell’inventario e si ricomincia dal livello 1. I progressi della storia non vengono azzerati ed è possibile continuare tranquillamente dal punto in cui si era arrivati.
L’esplorazione dei dungeon di Shiren the Wanderer: The Tower of Fortune and the Dice of Fate riprende la classica struttura dei roguelike puri: l’ambientazione è divisa in una griglia e l’azione si svolge a turni. Muoversi di una casella, attaccare, utilizzare oggetti o equipaggiare armi fa passare un turno. Dopodiché tutti i nemici nello scenario compiono un’azione e poi toccherà nuovamente al giocatore.
Questo, in soldoni, significa che a ogni nostro movimento corrisponderà un movimento di tutti i mostri. Per questo motivo è importante pianificare bene gli spostamenti e posizionarsi al meglio durante i combattimenti: attaccare tre nemici disposti di fronte a noi è un suicidio, visto che a ogni nostro attacco ne riceveremo 3 (uno per ognuno).
A queste basi si aggiunge l’utilizzo degli oggetti. Spesso e volentieri gli attacchi base non bastano per tirarci fuori dalle situazioni più ostiche. Per superare i vari dungeon è vitale utilizzare gli oggetti a nostra disposizione, nei momenti giusti e senza andare al risparmio. Durante le nostre avventure troveremo di tutto: erbe curative, bastoni magici, pergamene, cibo e molto altro. Sfruttare al meglio gli effetti di tutto ciò che abbiamo a disposizione fa sempre la differenza tra la vita e la morte.
Per esempio, è possibile utilizzare un bastone magico per respingere un nemico, in modo da farlo sbattere con quello dietro di lui. Oppure, quando siamo circondati è possibile utilizzare una pergamena che addormenta tutti i nemici nella stanza. O ancora, possiamo indebolire un nemico particolarmente potente lanciandogli addosso frecce, rocce o persino armi inutilizzate. Le possibilità sono davvero tante e sta al giocatore essere creativo.
Proprio per questo motivo sarebbe stato utile un miglioramento dell’interfaccia e della navigazione tra i menù, che resta fin troppo macchinosa e lenta. Visto che il fulcro del titolo è l’utilizzo di oggetti, una gestione dell’inventario più fluida e veloce renderebbe tutto più divertente. Lo stesso vale per i controlli associati a determinate azioni, che sarebbero potuti essere più immediati.
Di fatto, in ogni turno non c’è un tempo massimo per ragionare sulle azioni. Nelle situazioni più critiche, quindi, è importante prendersi del tempo per riflettere sul posizionamento dei nemici, degli alleati e sugli oggetti nell’inventario. Shiren the Wanderer: The Tower of Fortune and the Dice of Fate punisce sempre le azioni poco pensate: i nemici infliggono ingenti danni e spesso aggirano il giocatore in modo da attaccarlo da più angoli diversi.
Il perno di tutta l’esperienza, quindi, è il ragionamento: serve sfruttare al meglio gli strumenti a disposizione, adattandosi alle diverse situazioni che i dungeon ci mettono davanti. Chiaramente, la casualità tipica della generazione procedurale rende importante la capacità di adattamento del giocatore.
Oltre ai nemici, poi, anche l’ambiente dei dungeon va sfruttato al meglio. Le varie stanze, infatti, possono contenere trappole di diverso tipo, in grado di ostacolare il giocatore infliggendo danni o status alterati. Non solo: è anche possibile (e necessario) sfruttare il layout delle varie stanze, facendo buon uso di corridoi e ostacoli, in modo da evitare di essere accerchiati.
Pur creando una buona varietà di situazioni, la generazione procedurale dei dungeon resta comunque fin troppo limitata. I dungeon stessi tendono ad avere forme troppo simili tra loro e in generale non troviamo ostacoli ambientali o interazioni paragonabili a quanto visto, per esempio, in Brogue o in Unexplored. Il giocatore è comunque costretto ad avere una buona capacità di adattamento, ma si poteva avere di più.
Nel complesso, Shiren the Wanderer: The Tower of Fortune and the Dice of Fate è un ottimo porting di un gioco leggendario, che dà il meglio nelle giocate in modalità portatile di Nintendo Switch. Parliamo di un titolo con una longevità incredibile, data dal grande numero di dungeon aggiuntivi e contenuti extra. Se poi a questo si aggiunge la generazione casuale dei dungeon, si capisce che la rigiocabilità del titolo è praticamente illimitata. Come se ciò non bastasse, questa nuova edizione vanta dei contenuti aggiuntivi che, pur non innovando la struttura di base, aggiungono altra carne al fuoco.
Troviamo anche alcuni piccoli miglioramenti, come il sistema di salvataggio degli avventurieri 0nline e le classifiche globali, che ora sfruttano al meglio la possibilità di connettersi a internet.
Certo, ci sono i limiti di un gameplay che punta tutto all’esplorazione di dungeon e c’è una generazione dei livelli che è superata da nuovi standard, tuttavia gli appassionati di roguelike apprezzeranno senza dubbio la grande varietà di oggetti e di situazioni. In una parola, Shiren the Wanderer: The Tower of Fortune and the Dice of Fate è divertente, dall’inizio alla fine.
Inoltre, l’immediatezza del gioco e la presenza di un tutorial completissimo (c’è davvero di tutto), ma opzionale, rende l’esperienza adatta a tutti, neofiti o veterani.
Una grafica vecchia scuola
Il comparto grafico di Shiren the Wanderer: The Tower of Fortune and the Dice of Fate è identico a quanto visto nelle precedenti versioni del gioco. Troviamo quindi i classici sprite che abbiamo già visto, senza miglioramenti di sorta. Per fortuna, la resa grafica resta comunque piacevole, grazie ad animazioni gradevoli e a sprite invecchiati molto bene.
Il comparto artistico si conferma ottimo. Il gioco ha ancora stile da vendere e riesce a ritagliarsi un’atmosfera tutta sua, affascinante ancora oggi.
Infine, il comparto sonoro è ottimo, con musiche sempre piacevoli da ascoltare e adatte a ogni situazione. Allo stesso modo, gli effetti sonori non sono mai fastidiosi e reggono bene il peso degli anni. Questa nuova edizione del gioco, peraltro, permette di accedere a una libreria di tutti i brani presenti.