Sviluppato da Glass Bottom Games e pubblicato in sinergia con Plastic Fern Studios, Skatebird è un singolare e stravagante gioco di skateboard che sembra fare il verso ai grandi titoli del genere. Noi abbiamo scelto un volatile e siamo saliti sullo skate utilizzando la PlayStation 5 e questa è la nostra recensione!
Skatebird – Tutto pur di soddisfare l’umana
Ebbene, Skatebird ha una trama. Non ce l’aspettavamo, d’altronde non tutti i giochi del genere ne sono dotati, anzi. E invece sì, c’è, è assurda e in quanto tale, funziona discretamente bene. Se non l’hai ancora compreso dal titolo del gioco stesso, Skatebird vede come protagonisti assoluti una serie di pennuti perennemente incollati su uno skate. Pennuti skater, esatto. Ed è su questa stravagante idea che si concentra tutto, storia inclusa.
Ma procediamo con ordine. Iniziato il gioco, la prima cosa che dovrai fare, è personalizzare il tuo volatile: razza e accessori vari (cappelli, sciarpe, occhiali, ecc.). Una volta fatto ciò, entriamo in azione! La prima cosa che veniamo a scoprire è che il nostro protagonista, insieme a un gruppo di altri volatili (sempre tutti skater) – che si espanderà man mano – è intenzionato a migliorare la vita di un’umana. Tale donna sembra avere una vita abbastanza… complessa ed ecco quindi che interveniamo noi. Come? Ma sfruttando le nostre abilità sullo skate, ovvio.
Ecco l’incipit è abbastanza sopra le righe ed è, appunto, solo l’incipit. Tutto il corso dell’avventura, suddivisa in circa cinque aree diverse, è interamente infarcita da dialoghi in parte assurdi e in parte totalmente sconnessi tra loro. Eppure, nonostante ciò, i pennuti sembrano avere una propria caratterizzazione abbastanza efficace e divertente. Ovviamente, non aspettarti colpi di scena, eventi intricati o complessi. Skatebird è semplicemente un gioco di skateboard dalla trama assurda e stranamente ancorato ai classici del genere.
Tanti trucchi e poca innovazione
Skatebird pesca a piene mani dai classici del genere. C’è molto di Tony Hawk’s qui dentro (e a tal proposito, qui trovi la nostra recensione di Tony Hawk’s 1+2). E nel pescare… dimentica d’innovare. Ma non solo, dimentica anche della sua stessa idea: Pennuti su skateboard. Il punto principale di tutto il titolo non viene sfruttato minimamente. Se pensavi di sfruttare le ali per eseguire trick aerei prolungati o sorvolare aree da cui planare… scordatelo. Ed è un vero peccato. Skatebird poteva e doveva decisamente scommettere di più sulla sua idea che poteva, tra l’altro, distinguerlo ulteriormente dai congeneri.
Invece, allo stato attuale delle cose, sembra quasi di giocare a una mod di un vecchio Tony Hawk dove al posto degli atleti licenziati ci ritroviamo pennuti vestiti male che vaneggiano su come migliorare la giornata di un’umana eseguendo compiti assurdi senza mai staccarsi dallo skateboard e dimenticandosi di avere le ali. Ma scendiamo nei dettagli del gameplay.
Le aree di gioco di Skatebird sono abbastanza vaste, sviluppate su più piani e che hanno un vantaggio non male: quello di essere realizzate a misura di volatile. Quindi oggetti relativamente piccoli per un umano, per un volatile di piccole dimensioni, sono giganteschi. Ed eccoci quindi a fare trick sul bordo di una scodella. Purtroppo anche qui, le aree di gioco potevano essere sfruttate e caratterizzate meglio laddove, invece, ci si ritrova con strutture da skate totalmente fuori luogo se non, appunto, ai fini prettamente ludici.
Dunque, come detto più volte, il nostro eroe non scende mai dallo skate ed eccoci quindi costretti a muoverci unicamente su questi per tutta l’avventura. Nulla di faticoso se non fosse che alcune colluttazioni non sono calcolate benissimo. Ti ritroverai quindi a cadere anche se urti uno spigolo a una velocità lievemente maggiore. Nulla di grave. Il pennuto non ha vite e una volta caduto, oltre a rotolare in modo buffo, premendo un tasto sarà già pronto a eseguire nuovi trick.
E parlando di trick, vediamo cosa offre Skatebird. Prima di tutto, esiste una sorta di “barra”, che è raffigurata dalla scritta FRANCY. Questa barra si riempie man mano che esegui acrobazie o salti da determinate rampe. Per riempire la rampa, ad esempio, puoi andare su e giù per le rampe da skate o concatenare una serie di trick senza sbagliare. Infine, altra tecnica molto utile, è quella di muoversi a zig zag sulle basi delle rampe da skate. A cosa serve tale barra? Semplice: più è carica, più veloce ti muovi e più in alto potrai saltare.
Passiamo ora al GRIND, ossia alla possibilità di sfruttare determinate strutture “sottili” per ancorare automaticamente lo skate e slittare lungo il percorso. Mentre grindi, sarai chiamato a tenere sotto controllo un piccolo indicatore schermo e il tuo compito sarà di non farlo uscire dalla barra pena il fallimento del GRIND e l’inevitabile caduta del pennuto. Poi c’è il LIP, che è simile al GRIND ma che vede il pennuto fermarsi in un determinato punto del bordo per poi da lì saltare o eseguire ulteriori trick.
Padroneggiare i trick è essenziale, in quanto le innumerevoli missioni che saremo chiamati a completare sono quasi tutte incentrate su questi, nonostante motivazioni ludiche improbabili, come raccogliere un determinato numero di forchette per aprire una finestra. Inoltre, gran parte delle missioni sono a tempo, il che richiede anche uno studio dell’ambiente e una pianificazione dei giusti trick da eseguire per guadagnare velocità e tempo d’esecuzione.
Oltre alle missioni principali, il gioco ha anche una serie di – obiettivamente noiose – missioni secondarie (come raccogliere le lettere sparse in giro per formare una relativa parola) che fungono da allenamento extra. Queste non aggiungono niente alla narrazione se non qualche dialogo inedito. In ogni caso, il sistema di missioni riempie abbastanza bene le aree di gioco, peccato che queste sono afflitte da una gestione della mappa scomoda e antica.
La mappa di gioco, infatti, si può visualizzare solo mettendo in pausa il gioco e non ci si può interagire con essa (niente zoom o possibilità d’inserire indicatori). Il titolo si limita a posizionare delle sfere sull’area per indicare dove si trova il prossimo obiettivo ma starà a te cercare il pennuto con cui interagire. Ecco, trovare il pennuto di turno non è sempre facile, sia perché questi non ha alcun indicatore in testa sia perché la profondità visiva del gioco non è perfetta e spesso il pennuto neanche si vede bene se non a distanza ravvicinata.
Grafica e sonoro
Graficamente parlando, Skatebird si concentra abbastanza sui propri pennuti (la cui personalizzazione estetica è divertente e abbastanza varia) e meno su tutto il resto. Gli ambienti sono tanto ampi quanto spogli e poveri di dettagli. L’idea di avere un mondo a portata di pennuto è sfruttata poco e male. Gli stessi ambienti dedicati allo skate sono realizzati spesso riciclandosi a vicenda con ben poco appeal estetico.
Il sonoro è gradevole, leggero, non invadente e un pochino ripetitivo. Da segnalare – a sorpresa – la presenza dei sottotitoli in italiano (da impostare manualmente) che, seppur con traduzioni non perfette (alcuni dialoghi sono realmente stralunati e privi di logica) è una gradevole aggiunta. Infine il titolo non sfrutta per niente le potenzialità dell’ultima console di casa Sony e anzi, si presenta come un titolo che sembra uscito dal tramonto della PlayStation 3.