Sviluppato e pubblicato da Red Square Games in sinergia con Gaming Factory, SlavicPunk: Oldtimer è uno sparatutto isometrico a tema fantascientifico con protagonista un rude e burbero investigatore. Noi abbiamo affrontato l’avventura a colpi di pistola e ologrammi su PlayStation 5 e questa è la nostra recensione! Pronto a scoprire un nuovo futuro distopico e discretamente malato?
SlavicPunk: Oldtimer un nuovo investigatore consumato dal tempo e non solo
SlavicPunk: Oldtimer è un’opera che si insinua all’interno delle, ormai sempre più numerose, opere a tema fantascientifico o, ancor meglio, a tema cyberpunk. Nello specifico, ci siamo ritrovati tra le mani un’opera scritta da Michal Golkowski, autore di fantascienza polacco che ha ambientato il tutto in un mondo post-sovietico, ammantato da un grigiore invadente e soverchiante e sporcato da atmosfere da classico thriller consumato.
Un mix che non riesce a emergere né per identità né per originalità, appisolandosi placidamente sugli standard del genere e, anzi, esasperando alcuni stereotipi. Partiamo dal protagonista, tale Yanus, un investigatore di mezza età, sboccato (anche troppo), consumato dal tempo e da un passato che fatica a ricordare. Un uomo che sopravvive e che ormai non si ritrova più in nulla, mescolandosi nel marciume della città faticando non poco ad emergere.
Anche qui ci ritroviamo in un contesto estremamente “pesante”, dominato da pochi ricchi e da poche corporazioni gargantuesche ed egoiste. Un mondo sull’orlo del collasso, dove promesse vuote cozzano con realtà sporche di sangue e fumi nocivi. Le luci al neon sono solo l’ennesima illusione di un posto che ha perso i colori e dove chi non ha i soldi, cede alla criminalità (organizzata o meno che sia). A tutto ciò, si aggiungono impianti ultratecnologici e modifiche corporee, più o meno legali. Insomma: il classico futuro distopico dove nessuno vorrebbe mai vivere.
Le analogie con Cyberpunk 2077 si sprecano eppure è con The Ascent che SlavicPunk: Oldtimer condivide molto sia per la struttura strettamente ludica sia per alcune trovate fantascientifiche (oltre che architettoniche). Yanus, invece, ci ricorda vagamente il protagonista di Observer, opera horror-fantascientifica dei Bloober Team (gli stessi del remake di Silent Hill 2 di cui puoi recuperare la nostra recensione), peccato che sia più parolacce che carisma in questo caso.
Anche l’intreccio narrativo in sé procede in modo abbastanza prevedibile senza riuscire a sorprendere ma anzi, risultando fin troppo compassato in alcuni momenti centrali. Non è una brutta storia, sia chiaro, ma ci saremo aspettati qualcosa di più “unico” e coraggioso soprattutto perché l’atmosfera offre un potenziale molto ampio.
Un modesto sparatutto isometrico senza nuove idee
SlavicPunk: Oldtimer è uno sparatutto isometrico estremamente basilare e classico con pochi guizzi fantascientifici. Come da prassi, movimenti e mira (ossia il puntatore delle armi) sono relegati agli analogici. A questi si aggiunge un classico e intuitivo sistema di utilizzo delle risorse curative e del cambio armi. Le bocche da fuoco a disposizione di Yanus non sono molte ma si intercambiano abbastanza rapidamente oltre a essere l’elemento principale dell’intero combat system.
Questo perché SlavicPunk: Oldtimer offre un sistema modulare di potenziamento delle armi, mutandone l’efficacia sul campo e dando un senso di progressione al nostro equipaggiamento. Agli scontri a fuoco si alternano momenti stealth e altri di hackeraggio. Si tratta di tre modalità di azione che dovrai padroneggiare e decidere strategicamente come e quando utilizzarle.
L’hackeraggio a distanza può portare intriganti vantaggi sul campo, eliminando attrezzature o proprio alcuni nemici prima ancora di intercettarli. La modalità stealth, invece, ti permette di agire indisturbato cercando di cogliere il nemico di sorpresa e iniziando così a sfoltire i ranghi avversari. Il sistema di combattimento risulta quindi discretamente vario, solido e accattivante se non fosse che l’IA nemica vacilla non poco.
In poche parole, l’unico modo per essere messo in serie difficoltà è affrontare tutti i nemici a viso aperto. In caso di un buon utilizzo stealth e qualche hackeraggio, i nemici raramente saranno un problema e anzi, risulteranno passivi e inoffensivi nonostante gli farai sparire gli amici intorno (problema questo di molte altre produzioni con elementi stealth). A completare l’esperienza ludica, citiamo un’esplorazione abbastanza limitata (in alcuni casi anche troppo) ma intrigante, fatta di passaggi segreti e piccoli enigmi ambientali.
Grafica e sonoro
Graficamente parlando, SlavicPunk: Oldtimer si difende bene soprattutto per la cura delle ambientazioni e dei loro dettagli. Nulla di eclatante ma il colpo d’occhio e la visuale a volo d’uccello offrono scorci coerenti e che ne potenziano l’atmosfera con conseguente esplorazione. Discorso leggermente diverso per i personaggi a schermo, abbastanza anonimi e con animazioni non sempre fluide e perfette. Una nota di merito ulteriore per le scene a “fumetto” che fanno da collage narrativo alle varie fasi del gioco, ben realizzate e discretamente originali.
Da segnalare qualche bug, come elementi che si caricano in ritardo, una mira non sempre precisa e nemici che spesso ci notano nonostante un muro tra di noi. Per il sonoro, il doppiaggio risulta gradevole e ben recitato, riuscendo a coinvolgere un po’ di più a dare carattere a una scrittura altrimenti abbastanza piatta e poco evocativa. Molto apprezzata, infine, la presenza dei sottotitoli in lingua italiana.