Di recente stiamo assistendo a un ritorno in grande stile di titoli arcade e vecchia scuola che, per la gioia degli appassionati, riempiono gli scaffali digitali dei vari store. Abbiamo infatti potuto giocare Windjammers 2, Breakout, Asteroids, Tempest e persino Centipede, in versioni rivedute e corrette.
Se però hai ancora voglia di fare un salto nel passato, allora sarai sicuramente incappato in Slipstream. Il gioco è un chiarissimo omaggio al leggendario Outrun, la cui formula viene qui riprodotta in salsa tutta nuova, con variazioni davvero interessanti. Vediamole insieme.
Nessuna storia, Slipstream ci butta subito in pista
Slipstream non propone nessuna trama al giocatore ma, come vuole la tradizione arcade, ci butta direttamente nella mischia. In un certo senso, però, le varie modalità fanno da contesto per le varie gare, che in ogni caso ci mettono nei panni di un pilota intento ad eccellere in varie competizioni automobilistiche.
Il gioco, comunque, vanta un’atmosfera sopra le righe, ottenuta non solo grazie all’estetica coloratissima, ma anche grazie alle piccole frasi che i nostri rivali ci urlano quando gareggiamo con loro. Tra battute assurde e insulti mai troppo coloriti, Slipstream crea uno stile decisamente riconoscibile.
Tra derapate e schianti, in Slipstream
Il gameplay di Slipstream, però, è sicuramente il piatto forte del titolo. Il gioco prende a piene mani dalla formula di Outrun, presentando però diversi contenuti che lo differenziano in maniera consistente dalla leggenda da cui prende ispirazione. Alle base, il titolo si pone come un racing game vecchia scuola dalla natura arcade, dove ci sono pochi controlli da padroneggiare.
I comandi sono infatti molto semplici: abbiamo un tasto per accelerare e uno per frenare. Premendo quest’ultimo in curva possiamo effettuare una derapata che permette sterzare in modo più “stretto”, consentendo di non perdere velocità nelle curve più difficili. Padroneggiare questo comando è davvero importante, visto che molte piste sono disegnate appositamente per farcelo sfruttare a più non posso.
A questo si aggiunge un tasto per mandare indietro il tempo di 5 secondi. Una piccola aggiunta non troppo impattante nella formula complessiva, che però consente di rimediare a eventuali errori.
Come accennato, però, lo skill ceiling di Slipstream si alza a dismisura grazie alla derapata, che risulta fin da subito difficile da padroneggiare a dovere. Ci sono poi altre meccaniche secondarie da prendere in considerazione che, a loro volta, consentono ai giocatori più esperti di guidare in modo più efficace.
In puro stile arcade, quindi, siamo davanti a una struttura di gioco molto semplice, che fa affidamento su poche meccaniche e su una formula con poca varietà. Dall’altra parte, però, queste meccaniche possono essere padroneggiate fino a raggiungere alti livelli di “skill” personale, che porta di conseguenza a punteggi e prestazioni migliori.
Tutto questo, poi, è disseminato nelle varie modalità di Slipstream, le quali portano delle piccole variazioni al gameplay di base. Abbiamo infatti la classica modalità di base, dove ogni gara corrisponde a una tappa, alla fine della quale un bivio ci permette di scegliere la tappa successiva. Si aggiungono poi gare singole, un campionato dov’è possibile potenziare la vettura e molto altro.
Qualunque sia la modalità scelta, però, il gameplay resta sempre quello di base, che quindi punta tutto sui pochi comandi descritti e sulla conoscenza della piste stesse. Detto in altre parole, in Slipstream si gareggia sempre e comunque, senza troppi fronzoli di contorno. Questo da una parte porta a una mancanza di varietà e di profondità, ma dall’altro lato è anche una conseguenza del gameplay volutamente retrò.
Slipstream, di fatto, vuole essere un omaggio ai titoli del genere del passato e, di conseguenza, non avrebbe senso aggiungere troppi fronzoli alla formula base, che anzi è già abbastanza ricca rispetto ai congeneri. Siamo quindi davanti a un difetto? Non proprio, ma sicuramente è una caratteristica da prendere in considerazione prima di acquistare il titolo.
Peraltro, Slipstream è colpevole di una generale mancanza di contenuti: abbiamo a disposizione poche piste e solo 5 vetture, che poi possono essere alternate nelle varie modalità. Avere qualche tracciato extra, però, darebbe alle varie partite una varietà maggiore, limando quindi la ripetitività insita nella formula.
Un tuffo nel passato
Il comparto tecnico di Slipstream è volutamente datato ma, anche in questo caso, siamo davanti a una precisa intenzione dello sviluppatore, che cerca di ricreare la tipica estetica di Outrun. Siamo quindi davanti a drifting animati con pochi frame, a fondali che riciclano continuamente poche texture e a sfondi non troppo dettagliati.
Non siamo però davanti a un difetto, ma a un riuscito omaggio all’estetica del passato, che in Slipstream ritorna in modo dirompente, facendo la gioia di tutti gli appassionati della vecchia scuola.
Lo stesso dicasi per il comparto sonoro, che a sua volta contribuisce alle sensazioni nostalgiche che dona l’intera produzione.