Smoke and Sacrifice è un survival classico, che fa delle sue meccaniche di crafting il suo cavallo di battaglia. Lo stile visivo a primo impatto sembra intrigante e la storia inizialmente è interessante. Riesce a mantenere tutto questo fino alla fine?
La storia
La trama di Smoke and Sacrifice, inizialmente, sembra rivestire un ruolo primario nell’avventura, dato che i primi minuti sono dedicati interamente all’introduzione del mondo di gioco e dei suoi personaggi. Ci troviamo davanti ad un futuro distopico, in cui i reduci dell’umanità nascono e muoiono nello stesso villaggio, illuminato dalla luce di un albero meccanico che viene venerato come una divinità.
In tutto questo, le persone si riducono a lavorare nuovamente i campi per reperire le risorse necessarie alla sopravvivenza. Tuttavia la luce del suddetto albero non è illimitata, e dopo una manciata di anni richiede dei sacrifici umani: ogni famiglia deve sacrificare il suo primogenito, al fine di alimentare la luce che protegge tutto il villaggio. Se non lo facesse, anche l’ultimo baluardo dell’umanità perirebbe sotto l’oscurità che attanaglia tutto il resto del mondo.
La nostra protagonista, Saichi, è la prescelta per questo sacrificio. Durante una lunga cerimonia, quindi, posa l’infante su uno strano macchinario, il quale lo fa scomparire dopo un fascio di luce. Apparentemente tutto è andato come dovrebbe.
Anni dopo, tuttavia, l’albero della luce smette di funzionare per qualche motivo, lasciando il villaggio al buio. Degli strani orsi ne approfittano subito per attaccare gli abitanti ed uccidere tutti in modo sconsiderato. In questo caos, Saichi incontra una strana figura, che suggerisce di indagare meglio sul tempio dove si è compiuto il sacrifico di qualche anno prima, dato che non vi è traccia dei sacerdoti di guardia.
Proprio facendo questo, la donna attiva inavvertitamente il macchinario, che la trasporta in uno strano mondo sottorraneo, mai visto prima. Un fumo misterioso avvolge tutti quanto e strane piante e creature abitano queste terre. Cos’è questo posto? I bambini sacrificati finivano qui? Cosa significa tutto questo?
Sono queste le domande che il giocatore si pone all’inizio della trama. Possiamo dire che la storia parte decisamente con il piede giusto per poi, purtroppo, perdersi nel corso dell’avventura. Infatti, tutti questi misteri vengono svelati, tuttavia tra un momento rilevante e l’altro ci sono fin troppi momenti morti. Passano davvero tante ore prima che possa succedere qualcosa di importante. Ore in cui il giocatore si ritrova a svolgere commissioni per personaggi secondari od in cui si cerca semplicemente il modo di arrivare fino ad un punto designato.
Gli stessi momenti salienti, purtroppo, in alcuni casi vengono trattati in modo fin troppo veloce, facendo fatica ad emozionare davvero il giocatore. In sintesi: una storia interessante nel complesso, ma narrata in modo fin troppo dispersivo.
Raccogliere per sopravvivere
Il gameplay di Smoke and Sacrifice richiama quello dei survival più tradizionali, ma toglie la necessità di gestire fame e sete del nostro personaggio. Fin dal nostro ingresso nel misterioso ed ostile mondo sotterraneo c’è la necessità di raccogliere le risorse sparse per l’ambiente, al fine di creare gli oggetti più disparati.
Tutto questo è scandito da una curva di difficoltà molto morbida (potremmo dire, adatta ad un neofita), che vede diversi elementi di crafting aggiunti poco a poco con l’incedere dell’avventura. Allo stesso modo, per addentrarci in alcune aree sono necessari particolari oggetti (come gli stivali imbottiti per camminare sul ghiaccio), ottenibili dopo determinate missioni. In questo modo risulta molto difficile perdersi o non sapere cosa fare.
Il crafting risulta il pilastro su cui si basa tutta la struttura di Smoke and Sacrifice dato che gli oggetti creati corrispondono alla nostra progressione nell’avventura ed all’efficienza in combattimento. Per fortuna, il sistema di crafting si difende molto bene, risultando immediato da comprendere e facile da utilizzare. Attraverso una schermata possiamo visualizzare tutte le ricette disponibili e vedere gli ingredienti necessari e quelli in nostro possesso. Una volta ottenuto tutto basta la semplice pressione di un tasto per creare il nuovo oggetto.
A queste basi si aggiunge ulteriore profondità grazie ai classici “tavoli da lavoro”: per creare alcuni oggetti, infatti, abbiamo bisogno di particolari postazioni. Per esempio, per forgiare il metallo occorre una fornace, per cucinare una zuppa serve un calderone e così via. Una scelta molto classica, ma applicata alla perfezione per scandire la progressione del titolo, dato che alcune postazioni non saranno reperibili prima di determinati eventi.
L’ottenimento di alcune ricette, inoltre, risulta quantomai fondamentale per il proseguimento del gioco, ma per fortuna ogni ingrediente è facilmente reperibile e le ricette obbligatorie si ottengono attraverso le missioni della storia principale. Per chi cercasse qualche extra, invece, basti sapere che nel mondo di gioco sono sparse molte iscrizioni, le quali permettono di reperire altre istruzioni per creare equipaggiamento aggiuntivo.
Come ho detto, il crafting resta sempre il punto centrale di Smoke and Sacrifice. Nel bene e nel male. Di fatto, moltissimi momenti morti della trama fanno proprio affidamento sulla creazione di oggetti. Spesso ci ritroviamo ad aiutare personaggi secondari a reperire ingredienti per delle ricette, al fine di ottenere un oggetto x necessario per superare l’ostacolo y. Purtroppo, questo accade fin troppo frequentemente, appiattendo la narrazione ed il gameplay.
Quest’ultimo, infatti, si riduce ad un insieme di fetch quest, in cui ci viene richiesto di raccogliere un tot di oggetti, catturare un tot di nemici o creare qualcosa. Nella trama principale questa ripetitività di fondo è limata dal proseguimento della storia e dalla scoperta di nuove aree, ma nelle missioni secondarie risulta evidente e fastidiosa.
A tutto ciò si aggiunge una strana disposizione dei tubi di viaggio rapido. Spesso, per completare alcune missioni occorre tornare su propri passi. Per rendere questo meno tedioso gli sviluppatori hanno aggiunto un classico sistema di viaggio rapido presso determinati punti. Una buona idea, se non fosse per alcune aree centrali senza questi punti specifici. Questo costringe il giocatore a dover rifare più volte lo stesso punto di mappa; risultando in momenti morti, dato che il mondo di gioco resta privo di punti di interesse degni di nota da scoprire.
Purtroppo, non fa eccezione il sistema di combattimento.
Quest’ultimo risulta estremamente elementare, dato che richiede al giocatore la semplice pressione di un tasto per attaccare e di un secondo per schivare. Ben presto si aggiungerà la possibilità di parare i colpi con una barriera, ma questo non cambia minimamente il gameplay. Infatti, tutti i nemici del gioco hanno un comportamento molto simile, caricando la protagonista quando si trova a portata. Per questo motivo ogni battaglia si riduce ad aspettare l’attacco del nemico di turno, per poi attaccarlo, schivare nuovamente la sua carica e ripetere. Un’attività troppo semplice, che risulta noiosa a tutti i giocatori con un minimo di dimestichezza.
Va detto che la presenza di bombe aggiunge un pò di varietà, dato che si unisce sapientemente al fantomatico crafting: alcuni nemici devono essere congelati prima di essere uccisi, altri possono essere storditi per estrarre materiale diverso ed altri ancora possono essere catturati. Tutto questo ad estremo beneficio del sistema di crafting; il quale si dimostra nuovamente vario e divertente.
Anche l’esplorazione in Smoke and Sacrifice risulta funzionale al reperimento e la creazione di oggetti, consentendoci di trovare in modo rapido ciò di cui abbiamo bisogno. Le risorse sono sparse sapientemente per ogni bioma, per questo motivo si può raccogliere facilmente la maggior parte di esse durante i nostri spostamenti per completare le missioni.
Anche l’inventario aiuta in questo, donandoci un generoso numero di slot, che rende la vita molto più facile. Quando questi non bastano più per fortuna possiamo utilizzare i depositi sparsi per tutta la mappa di gioco, al fine di ottenere altro spazio prezioso. C’è da dire che l’inventario di questi ultimi non è condiviso tra essi, richiedendo al giocatorie di memorizzare il luogo in cui ha conservato i suoi oggetti più preziosi.
In sintesi, Smoke and Sacrifice ha un gameplay focalizzato sul crafting. Le risorse sparse per la mappa, le missioni, la progressione della storia e persino il combattimento si collegano tutti al sistema di crafting, che ne esce rafforzato e risulta divertente. Tuttavia, gli altri aspetti elencati sono fin troppo scialbi, delineando un gameplay complessivo che poteva essere rifinito meglio.
Uno stile intrigante
Parlando della realizzazione tecnica, Smoke and Sacrifice si attesta su un buon livello. Lo stile grafico è intrigante, ed unisce sapientemente elementi tridimensionali e bidimensionali, creand0 un risultato unico e riconoscibile; complice anche il fumo che rende tutto cupo e le tonalità scure dei colori. A questo, purtroppo, fanno da contraltare le animazioni di personaggi e nemici, molto elementari e macchinose. In ultimo, il mondo di gioco risulta vuoto e ripetitivo, con i singoli biomi riempiti dalle risorse per il crafting e poco altro che possa vivacizzare l’ambiente.
Il comparto sonoro fa il suo dovere e nulla più, proponendo dei suoni nella media, che non riescono ad eccellere o ad essere memorabili.
Per concludere…
Smoke and Sacrifice è un gioco “senza infamia e senza lode”, i cui pregi fanno da contraltare ad altrettanti difetti. Purtroppo, siamo di fronte ad un titolo che non riesce ad eccellere, proponendo un’esperienza di gioco buona ed apprezzabile, ma che non aggiunge nulla al genere di riferimento. In poche parole, ci sono delle buone idee, le quali non vengono limate a sufficienza per risultare divertenti nel gameplay complessivo. Consigliato solo agli appassionati del genere ma non a tutti gli altri.