Solar Flux: cosa succede nello spazio?
La domanda, seppur apparentemente superflua, introduce chiaramente il concetto alla base di Solar Flux e della mia recensione del gioco provato su Nintendo Switch.
Sì, perchè se da un lato affascina l’idea di poter salvare stelle morenti attraverso un videogame, dall’altro si ha quella strana sensazione per la quale si sta investendo in modo non corretto il tempo che ci resta.
Dal punto di vista del gameplay Solar Flux è un’interessante alternativa ai rompicapo attualmente presenti nel marcato: pilotando una piccola astronave dobbiamo raccogliere sfere di energia che dobbiamo utilizzare per ravvivare delle stelle sull’orlo del collasso, in 4 ambientazioni diverse rappresentate da altrettante galassie.
Facile o difficile?
Meno azioni facciamo, più punti prendiamo e meglio veniamo valutati dal gioco con il classico sistema delle tre stelle.
Le azioni che possiamo compiere sono molto limitate nella varietà, si tratta solo di premere alle spalle della navicella per darle una direzione (eh sì, il gioco è solo touch e su Nintendo Switch ammetto sia stata cosa poco gradita dal sottoscritto). Il movimento consuma carburante e dobbiamo sfruttare quindi la gravità dei pianeti sia per girarci attorno sia per muoverci nello spazio attraverso un’effetto fionda sempre necessario.
Raccogliendo le sfere abbiamo la possibilità di lanciarle verso le stelle al fine non solo di salvarle ma anche di sfruttare l’onda solare che poco dopo emanano: questa infatti è indispensabile per muoversi nello spazio o per liberarsi della gravità dei pianeti senza usare carburante.
Peccato però che le stelle non siano così grate del nostro aiuto e se ci avviciniamo troppo ad esse consumiamo velocemente lo scudo energetico e se raggiunge lo zero, beh missione fallita e addio universo conosciuto.
La giusta e sufficientemente oculata combinazione di pressioni del propulsore e la perfetta analisi delle gravità e delle traiettorie ci permette di ricevere più valutazioni positive e sbloccare nuovi livelli.
Graficamente il gioco non offre nulla di nuovo ma ammetto che lo stile minimalista eppur deciso di pianeti e stelle è gradevole alla vista e non distrae.
La musica è adatta al tipo di gioco, certo mia aspettavo qualcosa di più, ma resta comunque utile a mantenere la concentrazione nel frattempo che la nostra piccola astronave compia il suo dovere.
Cosa penso di Solar Flux
Come già scritto nella mia precedente anteprima, Solar Flux è un gioco che merita attenzione ma ci sono degli aspetti negativi che purtroppo ne minano l’esperienza e la longevità.
Sicuramente un punto dolente è la presenza unicamente del touch, dì per sé obbligato per avere la giusta velocità nel dare propulsione alla nave, ma da un lato c’è la scomodità di avere in mano la Nintendo Switch con le sue generose dimensioni (in particolare modo con i joycon inseriti) e da l’altro quella che resta addosso, e non piace, credetemi, è la sensazione di avere tra le mani un titolo per smartphone, né più né meno di un gioco pensato per schermi piccoli e in cui basta il pollice per interagire. Grafica da buon smartphone, giocabilità da smartphone, gioco del 2013 da smartphone… ecco ci siamo spiegati. Il che non è un difetto, sia chiaro, ma a quel punto costerebbe probabilmente la metà (anche se già ora costa poco) e sarebbe più adatto nei piccoli viaggio in metro o in bus.
Sì in quel senso, perchè se da un lato stimola a fare più punti, Solar Flux alla lunga stanca, reo di aver inserito una dinamica di gioco semplicissima in uno schema che è o banale (si superano molti livelli facilmente) o frustrante (se volete ottenere tutte le stelle e sbloccare i 3 livelli segreti per galassia).