Sono passati ben 10 anni da quando l’originale Söldner-X 2: Final Prototype fece il suo debutto in veste di esclusiva PlayStation 3, uno shoot ’em up a scorrimento ispirato ai grandi classici che già all’epoca venne recepito come una summa di quanto fatto in passato.
Gli sviluppatori di SideQuest Studios, infatti, non erano nuovi allo storico genere che deve le proprie origini alla fine degli anni ‘70, ma si trovavano anzi al loro nuovo progetto dopo la buona accoglienza riservata al primo Söldner-X: Himmelsstürmer.
In tal senso, la Definitive Edition di Söldner-X 2: Final Prototype non può che essere vista come l’apice del lavoro svolto in tutti questi anni, dato che oltre a racchiudere in sé il meglio dell’intero franchise, punta ancora più in alto con una naturalezza degna di plauso.
Se l’obiettivo del team di sviluppo era quello di riproporre un gusto inconfondibile dando però spazio all’innovazione, devo dire che questo titolo ha fatto decisamente entrambe le cose, risultando particolarmente valido se confrontato con i simili del panorama indipendente.
Sapersi distinguere dalla massa, in questi casi, può davvero fare la differenza e Söldner-X 2: Final Prototype, specialmente attraverso questa riedizione, lo fa in maniera diretta pur senza eccellere in tutti i suoi aspetti. I limiti in questo gioco esistono e li analizzeremo tra poco, ma gli elementi in grado di motivarne l’acquisto rimangono diversi e ben posizionati.
Söldner-X 2: Final Prototype sa come stupire
Da che mondo è mondo, in questo genere la narrativa non è mai stata neanche lontanamente vista come il nerbo di una produzione, e nonostante non si possa dire che Söldner-X 2 faccia eccezione, va sottolineato che il suo approccio a essa dimostra per lo meno un’attenzione inconsueta. Se da un lato risulta inutile aspettarsi qualcosa che vada oltre la solita minaccia aliena, dall’altro troviamo interludi utili a scandire i nostri progressi, con immagini animate e un doppiaggio che rende il tutto più interessante.
A ogni modo, nonostante sia di fatto considerabile un sequel a tutti gli effetti, parlare di trama rimane irrisorio e per analizzare al meglio l’offerta di Söldner-X 2: Final Prototype – Definitive Edition, concentrandomi in particolar modo sul perché andrebbe presa in considerazione, è doveroso fiondarci spediti in direzione del suo gameplay.
A prima vista, questo titolo non si discosta poi molto dal più classico degli shoot ’em up bidimensionali a scorrimento. Abbiamo quindi la nostra astronave, i nemici da distruggere prima che essi ci riservino lo stesso trattamento, i vari potenziamenti che una volta raccolti risultano essenziali per la nostra sopravvivenza e, ovviamente, un numero di vite e crediti limitati oltre i quali non è più possibile usufruire del respawn.
Come ho potuto constatare piú volte nei miei passati vis-à-vis con prodotti come questo, una delle lacune che si riscontrano piú spesso è quella relativa all’importanza data al fattore rigiocabilità. Vuoi per un sistema di punteggi totalmente fine a sé stesso, non supportato cioè dalla presenza di record da battere in classifiche online, vuoi per una piú banale stitichezza contenutistica, gli appassionati di questo genere tendono purtroppo a rimanere a bocca asciutta troppo in fretta.
Tuttavia, Söldner-X 2: Final Prototype – Definitive Edition riesce in tal senso a distinguersi da molti altri, offrendo tutto (o quasi) ciò che si potrebbe desiderare. Tolti i suoi 10 livelli, sbloccabili attraverso particolari chiavi da collezionare nel corso di ogni stage, che da soli basterebbero a garantire un monte ore di gioco superiore alla media, è nel suo essere improntato al completismo che questo titolo dà il meglio di sé.
Cosa offre di nuovo questa edizione?
La Definitive Edition di Söldner-X 2: Final Prototype non si limita alle semplici aggiunte dei passati DLC. Oltre a questi, infatti, il titolo presenta anche varie aggiunte secondarie che nel complesso migliorano di molto l’esperienza del giocatore.
Prime fra tutte, le variazioni agli effetti visivi di armi e boss di fine livello, che risultando ora più pulite rispetto al passato vantano una rinnovata e maggiore intelligibilità; un dettaglio assolutamente non trascurabile in un genere tanto frenetico.
La possibilità di condividere i tuoi replay con altri giocatori e le classifiche online che ora tengono traccia della tua lista amici, oltre ai vari ribilanciamenti in termini di difficoltà e alla comunque interessante modalità Galleria, non fanno altro che rendere Söldner-X 2: Final Prototype – Definitive Edition un gioco quasi imperdibile, a patto però che si ami il genere e ci si sia persi l’originale su PlayStation 3.
È proprio questo, prima di entrare nel merito del comparto tecnico, a rappresentare forse uno dei pochi limiti di questo prodotto. Certo, le novità messe in campo dalla Definitive Edition sono tutte apprezzabili, ma non sono certo risulterebbero sufficienti a motivarne l’acquisto da parte di chi ha già vissuto il gioco base.
Luci e ombre del comparto tecnico
Dopo averti parlato di un gameplay ricco ma comunque accessibile ai più inesperti e del suo riproporre ai giorni nostri i sentori tipici dei grandi classici (R-Type, Gradius eccetera), è arrivato il momento di spendere due parole riguardo al comparto tecnico di Söldner-X 2: Final Prototype – Definitive Edition.
Innanzitutto, va subito detto che la già citata pulizia grafica e il suo presentarsi a 60 FPS nella quasi totale assenza di tempi di caricamento, rendono il tempo passato a giocare un vero piacere per i nostri occhi. Non a caso, uno degli elementi che ho trovato più convincenti all’interno di questa esperienza e che avrei voluto vedere più spesso di quanto non sia effettivamente accaduto, sono le rare soluzioni dinamiche nei passaggi tra scorrimento orizzontale e verticale.
Queste, talmente fluide da incantare, rappresentano uno dei punti di forza dell’impianto tecnico sotto esame, che raggiunge livelli degni di nota anche nel corso delle varie bossfight. Gli scontri di fine livello infatti, realizzati in modo da andare oltre i limiti imposti dal 2D, parlano al giocatore e funzionano bene dimostrandosi nel complesso gradevolmente ispirati.
A chiudere il cerchio, oltre al già citato doppiaggio, ci pensa infine un comparto audio tra l’anonimo e l’azzeccato che va dagli effetti sonori ben curati a una soundtrack in parte anonima. Tra i 30 brani musicali dalle sonorità prevalentemente tecnho, infatti, solo alcuni mi sono sembrati messi a fuoco e cuciti a dovere.