Sviluppato da Diehard Studios, Son of the Dragon King, è un beat’em up con componenti platform e gdr pubblicato da GAMECR3W. In questa categoria ci sono molti giochi di successo da dover battere, o almeno eguagliare come Streets of Rage 4, Shing! e River City Girls per fare qualche esempio. Vediamo insieme se Son of the Dragon King è riuscito nel suo intento e merita un posto nelle nostre librerie di steam.
Son of the Dragon King, i doveri di un figlio
Nel mondo di Son of the Dragon King, il potere e il destino sono intrecciati in una rete intricata di mito e realtà.
Tu e tuo padre avevate un legame indissolubile, nonostante le sue dure lezioni. Ma ogni sua mossa, anche la più severa, aveva una ragione dietro. La vita di un Signore della Guerra non è mai stata facile, né per lui né per la sua famiglia.
Questi Signori della Guerra, autoproclamatisi semidei fin dall’alba dei tempi, erano temuti come demoni da coloro che avevano il dispiacere di incontrarli e sopravvivere.
Dotati del potere di mutare forma a loro piacimento – sia in uomini, animali o creature mistiche – essi ingaggiarono lotte sanguinose l’uno contro l’altro. E dopo secoli di conflitti, solo cinque di loro rimasero in piedi.
Tuo padre, il più possente tra di loro, li fece suoi sottoposti. Con saggezza e potere che evocavano la maestosità del drago, simbolo sacro della tua famiglia, egli divenne noto come il Re Drago.
Ma la pace è una fragile foglia, facilmente sconvolta da un vento impetuoso. I Signori della Guerra si ribellarono contro il Re Drago, avvelenandolo e minando il suo potere. Ora, con quattro di loro che regnano incontrastati, solo il figlio del Re Drago ha il destino e il potere di spezzare il loro dominio.
Parafrasato dalla narrazione della intro
Agli sviluppatori è piaciuta talmente tanto questa introduzione che l’hanno tenuta come video iniziale ogni qualvolta apriremo Son of the Dragon King. Non è un difetto, però, a mio avviso, sarebbe stato più sensato metterlo ad ogni nuova partita più che all’avvio.
Nuova partita
Iniziando una nuova partita potremo scegliere tra tre aspetti base per impersonare il figlio del Re Drago, potendo invece usare un nome a piacere di qualsiasi tipo. In tutto avremo a disposizione tre slot per le partite, ognuna dei quali dovrà avere un personaggio predefinito diverso nell’aspetto, non so perché.
Dopo un breve ma duro tutorial di 1 minuto saremo pronti a dare la caccia ai Signori della Guerra e riportare onore nella casata del drago, attraverso 29 livelli e 9 location abbastanza ben strutturate. La mappa influisce significativamente sul gameplay, con oggetti distruttibili che possono nascondere armi utilizzabili, cure o materiali per la creazione di nuovi strumenti.
Gameplay e meccaniche
Di base Son of the Dragon King è semplice, come la maggior parte dei beat’em up: calcio, pugno, salto, combo. Il problema di base è che i controlli della tastiera predefiniti sono insensati, dato che WASD serviranno per muoversi, Q,E per pugni e calci, R per pararsi e Spazio per saltare. Neanche Rachmaninov, noto pianista tardo romantico, riuscirebbe a giocare con questa combinazione sulla tastiera.
Per fortuna, la configurazione personalizzata dei tasti è disponibile nel menu. Spero che sia solo un caso, ma non sembra possibile cambiare la combinazione dei tasti del controller. Almeno, questa complicazione non si presenta con il controller, per fortuna.
La narrativa di Son of the Dragon King di per sé è anch’essa semplice, ci spawneremo in una location con una piccola introduzione e poi andremo avanti a suon di pugni e calci. Il problema è che i nemici potrebbero essere un po’ in ritardo se si andrà troppo veloce e inoltre c’è la possibilità che restino bloccati dietro un carretto delle risorse, facendoci impazzire per nulla.
Il gameplay non è male, solo che le animazioni dei combattimenti dovrebbero essere la punta di diamante di un beat’em up, ma purtroppo non soddisfanno quasi per nulla data la loro macchinosità. I nemici soprattutto potranno colpirci anche se siamo alle loro spalle, ma forse nella mia run ho tirato troppo la corda su questo aspetto, tanto da far rimanere bloccato un nemico dietro ad un carretto facendolo diventare uno specchio.
Un aspetto positivo è la modalità multiplayer locale che permette di divertirsi con un amico/a. Devo dire che in compagnia, tutto sembra più piacevole.
Crafting e Bestiario
Le personalizzazione del proprio arsenale è un aspetto fondamentale del gioco. Raccogliere armi e creare armi, accessori e pozioni curative aggiunge profondità strategica e ci permette di adattarci alle sfide che incontreremo lungo il cammino. Questo sistema di crafting si integra abbastanza bene con la narrazione di gioco che si snoda attraverso i vari livelli, aggiungendo un po’ di pepe in più alla longevità del titolo.
In Son of the Dragon King, è presente un bestiario che raccoglie le caratteristiche delle creature che affronteremo, dalle figure più animalesche fino ai vari demoni. Tuttavia, la sua esecuzione lascia a desiderare: una grafica più incentrata sul folklore giapponese avrebbe potuto arricchire l’esperienza.
Anche aggiungere nemici basati sugli Yokai nipponici, magari rielaborati e contestualizzati, avrebbe sicuramente dato un tocco di autenticità e fascino al gioco.
Buone idee, ma si può fare di più
Nonostante presenti diversi difetti, devo ammettere che Son of the Dragon King non è affatto un cattivo gioco. La trama è estremamente interessante e offre un’esperienza coinvolgente, più o meno. Il sistema di combattimento, tuttavia, potrebbe sicuramente beneficiare di miglioramenti. Anche i caricamenti, a lungo andare risultano fastidiosi essendo sempre più frequenti.
Per quanto riguarda gli altri aspetti, la grafica mostra alcune incertezze: gli oggetti e l’ambiente possono essere buggati, e nel complesso, non si può dire che l’aspetto visivo susciti un’immediata reazione di meraviglia, a parte le immagini nei caricamenti.
Per quanto riguarda il sonoro, non è male, ma si sarebbe potuto osare di più sia con il doppiaggio che con le musiche. In generale, in questo genere di giochi, sono proprio gli aspetti audiovisivi che colpiscono di più al primo impatto.