Chi ricorda Sonic Adventure? probabilmente molto pochi, benché sia un gioco che ha segnato la storia del mondo dei videogames. Uscito nel 1998 in Giappone e ben un anno dopo in Europa e nel resto del mondo, il sesto capitolo principale della saga del porcospino blu è stato il primo completamente in 3D.
Essendo forse il lavoro più di impatto dello studio Sonic Team, il Director Takashi Iizuka ha condiviso la sua riflessione sugli sforzi che sono stati fatti dal team per realizzare il titolo in questione.
Scaviamo nel passato per capire cosa ci riserva il futuro
Ricordando le difficoltà incontrate nel costruire meccaniche e mondi in 3D da far attraversare a quella simpatica cresta blu, le parole del Team Director spiegano come questo cambiamento avesse stravolto non solo l’esperienza di gioco (permettendo di andare in ogni direzione in una realtà finalmente tridimensionale), ma che comportasse anche la necessità di un level design totalmente differente dal consueto.
Iizuka continua analizzando le imperfezioni che, a posteriori, nota nel lavoro dietro a Sonic Adventure; analisi che porta ad una affermazione che lascia intendere ma non dice, in una sorta di effetto vedo-non vedo:
Tuttavia, è stato il primissimo gioco 3D su cui abbiamo lavorato e ora guardandolo posso vedere i suoi spigoli, il che mi fa davvero desiderare di rifarlo di nuovo
Di fatto non è un discorso a cui dar peso, né una sentenza; voglio dire, non ha promesso nulla, ha solo dichiarato che guardando indietro vede tutte le limature che potrebbero essere fatte per migliorare un titolo che ormai compie 20 anni…
Ma se invece ci fosse un’idea seria di un Sonic Adventure remake dietro?
Non so in quanti abbiano amato Sonic e il suo universo, ma è indubbio che abbia tenuto compagnia a intere generazioni, e sentendo queste parole pronunciate dalla bocca del Sonic Team Director viene difficile non darsi la speranza di una singola, piccola, misera possibilità su infinite che tutto ciò possa incarnarsi in un serio progetto di remaking.
Tuttavia, prendendo un po’ le distanze da nostalgici ricordi dei gamers più datati, o dalla voglia dei nuovi di scoprire la storia, questo incremento sostanziale dei remake di vecchi titoli sì, soffia su braci che di fondo sono ancora ardenti, ma dall’altra fa sospettare che in cantiere non ci siano più idee nuove e che dietro al ritorno di vecchie glorie si possa in realtà nascondere una profonda mancanza di capacità di creare, di un’aria fresca che forse al mondo dei videogames farebbe bene respirare.