Il settore dei videogames è uno dei più vitali e redditizi: un mercato in crescita i cui numeri rivaleggiano già con un’altra grande industria dell’intrattenimento, quella cinematografica.
Quindi non sorprende che le aziende dell’industria videoludica cerchino di accaparrarsi nuove quote di mercato e che altre realtà economiche stiano sempre più interessandosi a questo campo (ogni riferimento ad Amazon è voluto).
E quando un settore è ambito, gli operatori coinvolti possono spingersi a offrire prodotti e servizi a prezzi vantaggiosi, proprio come succede per la Steam Summer Sale. Queste guerre legate alla concorrenza non sempre riescono a portare frutti per il consumatore finale, vuoi perché non tutti sono consapevoli di come sfruttare le offerte sul mercato, vuoi perché molto spesso sopraggiungono fasi in cui dalla concorrenza si passa a un monopolio o a un sistema oligarchico, basato su accordi di cartello più o meno evidenti. Verrebbe spontaneo chiedersi come può essere inquadrata la situazione attuale del mercato videoludico, ma rispondere a un interrogativo come questo – e farlo in modo solido ed esaustivo – è difficile.
Steam Summer Sale, sono sopravvissuto
Molto più semplice, e spero utile, è raccontare la mia ultima esperienza durante la recente Steam Summer Sale. Svelo subito com’è andata: quest’anno, per la prima volta dopo tanto tempo, non ho comprato nulla.
Mancanza di soldi? No. Cioè, non navigo nell’oro, ma qualcosa posso spendere. Oltretutto, prima che iniziassero i saldi avevo una ventina di euro nel portafogli di Steam, somma che è cresciuta grazie alla vendita sul mercato (sempre di Steam) di alcuni oggetti cosmetici per Dota 2 – sì, lo confesso, ero un dotainomane, ma adesso sono pulito. Insomma, all’apertura dei saldi potevo vantare ben 47,72 euro di credito, una cifra che in altri momenti sarebbe stata subito spesa nelle offerte sui giochi della whishlist e non solo.
Cosa è successo allora? Beh, è successa una cosa semplice, banale e che dovrebbe essere naturale, che però spesso si perde nella foga dell’acquisto compulsivo: ho pensato.
Pensando, mi sono ricordato che qualche mese prima avevo approfittato di un’offerta per il Xbox Game Pass per PC (a meno di 4 euro al mese). Mi sono ricordato che poco dopo anche Sony aveva offerto l’abbonamento annuale al PlayStation Now a un prezzo conveniente (circa 44 euro se ricordo bene). Mi sono ricordato che sono un cliente Prime di Amazon, e che quindi mi spettano anche i giochi in regalo di Twitch Prime. Infine, mi sono ricordato dei tanti titoli gratis che Epic Store mette ciclicamente a disposizione degli utenti. Già queste piccole considerazioni mi avevano portato a guardare la Steam Summer Sale con occhio più attento, attenuando fortemente la sensazione che “se non lo compro adesso in sconto perdo un’occasione!”.
Normalmente arrivavo a comprare 4-5 giochi tripla A in un anno, alcuni al day-one, più qualche gioco indie e/o dalla breve durata (questo anche a causa della mia passione per i walking simulators, che spesso risultano più corti dei titoli appartenenti ad altri generi). Conti alla mano, tendevo a spendere in giochi una cifra intorno ai 250 euro, quando cascava qualche Humble Bundle e/o Humble Choice interessante potevo arrivare a più di 300 euro, e forse mi sto tenendo basso.
GOG Galaxy, quando un client può aprirti gli occhi
Per intraprendere il percorso verso l’illuminazione è stato importante anche utilizzare Galaxy, il client di GOG (store online che si è conquistato la mia simpatia per la politica DRM-free, la politica aziendale buyer-friendly e il servizio clienti di altissimo livello): tramite Galaxy infatti è possibile gestire da un’unica applicazioni una libreria di giochi composta da tutti i titoli disponibili per tutti gli account collegati ad essa, da Steam al Battle.net, da Epic al PlayStation Network.
Aprire Galaxy dopo aver collegato tutti gli account significa sbattere il muso nella propria “pile of shame”, la massa informe dei giochi posseduti ma non finiti, magari nemmeno iniziati.
A quel punto, il richiamo della Steam Summer Sale della mia whislist, piena di titoli andati in sconto, mi è sembrato meno allettante: ho resistito al canto delle sirene come un novello Ulisse.
Quanti, dei giochi in sconto, non sarebbero finiti nel limbo, stretti da titoli che volevo giocare prima? Avrei acquistato per giocare o per aggiungere roba alla pile of shame? Statisticamente la seconda possibilità era anche la più probabile. Oltretutto un paio di titoli della whishlist erano entrati nel Xbox Game Pass (Observation, che sto giocando proprio adesso e che ti consiglio di provare, A Plague Tale: Innocence), altri erano stati regalati da Epic (ad esempio Kingdom Come: Deliverance) e altri da Twitch Prime (tipo Dark Devotion), altri ero riuscito a giocarli grazie al Playstation Now (Journey, Everybody’s Gone to the Rapture…). E poi, rimanendo sul servizio di Sony, con Bloodborne ancora da giocare, avevo davvero bisogno di comprare un soulslike che forse avrei iniziato più in là?
Xbox Game Pass, PlayStation Now, Epic e Twitch: gli effetti della concorrenza
Insomma, l’ultima Steam Summer Sale per me è stata superflua. Attualmente, con un anno di Xbox Game Pass e di PlayStation Now, con i giochi in regalo da Epic e Twitch, spendo sui 100 euro, meno della metà rispetto a quei 250-300 euro che costituivano il mio budget annuo. Può darsi che il mercato videoludico stia effettivamente attraversando un momento in cui la concorrenza ha effetti positivi per il consumatore.
Non a caso, questo mio nuovo modo di consumare, oltre a darmi la possibilità di giocare alcune delle esclusive (sì, lo so, non tutte…) per le quali mi sarebbe servita la console di Sony e qualche gioco che avrei comunque acquistato, mi lascia un margine di 100-150 euro per togliermi lo sfizio e prendere i “pesci” che dovessero sfuggire alla mia rete di abbonamenti e giochi in regalo. Dico questo per rispondere a chi potrebbe obbiettare, anche giustamente, che in questo modo lascio (gran?) parte della scelta dei prodotti alle aziende: in realtà ho a disposizione molti dei titoli che mi interessavano, per alcuni posso aspettare e/o, se sono proprio uscite che voglio subito, ho ancora margine per degli acquisti. Di sicuro questo per me è sufficiente, e immagino che lo sarebbe per molti dei giocatori. Tutto sta nel non cascare sempre nell’hype, nel saper aspettare un minimo e nel diversificare i generi. Certo, cose banali, forse noiose, ma che rispondono a una logica quasi stringente e che in realtà spesso finiscono seppellite dal marketing selvaggio e dagli acquisti compulsivi che ne discendono.
Dal consumo quindi sono, al valuto quindi consumo
La metto in maniera diversa, facendo un discorso in generale: seppur con diverse gradazioni a seconda del settore della vita a cui viene applicato, per non sentirsi disgregati, non sarebbe male mantenere un atteggiamento di fondo abbastanza coerente.
Di conseguenza, ricollegandomi alle attuali tendenze in campo alimentare, visto che giustamente stiamo attenti a quello che mangiamo, cercando di non esagerare, diversificando la dieta ed evitando di sprecare il cibo, il tutto perché la nostra salute ci guadagna, probabilmente la stessa cosa può essere fatta come consumatori del mercato videoludico: potrebbe essere utile stare attenti a quali giochi compriamo, cercando di non esagerare, diversificando tra i generi ed evitando acquisti inutili? Beh, direi proprio di sì.
Anche resistere all’hype, alle strategie di marketing e ai bisogni indotti è una questione di salute… e di soldi!