Sviluppato da Hanging Gardens Interactive e pubblicato da Application Systems Heidelberg, Sonority è un puzzle game incentrato su enigmi musicali dotato di fascino fiabesco e di una buona identità narrativa. Dopo aver vissuto le avventure di Esther su Steam (qui trovi la nostra recensione), siamo tornati a ripercorrere gli innumerevoli enigmi sonori su Nintendo Switch e questa è la nostra recensione.
Sonority: alla ricerca di una cura
La trama di Sonority è leggera e fiabesca, una cornice narrativa non invadente ma che riesce a giustificare l’avventura di Esther. La ragazza di cui prenderemo il controllo è la protagonista indiscussa dell’intera vicenda ed è proprio lei a intraprendere il viaggio per cercare di guarire un suo grande amico.
Batana è il nome di colui che dobbiamo salvare e si tratta di un grosso orso che, purtroppo, è gravemente malato. Per guarirlo, Esther ha bisogno di ritrovare un’antica melodia perduta da tempo. Eccoci quindi in viaggio in un mondo in cui la rovina si mescola a colori quasi sempre vivi e accesi.
Un mondo magico, musicale e che fa della musica, la sua energia per animarsi. Esther non sarà sola, con lei c’è sempre la sua “arma” che è, appunto, la musica. Per l’esattezza è un flauto di Pan che troveremo praticamente nei primi minuti di gioco.
Ma oltre la musica, il gioco ci mostra anche alcune creature bislacche tutte da conoscere: da rocce mugugnanti dotate di volto a un procione sfuggente e particolarmente restio al confronto.
Se la trama principale è tanto lineare quanto semplice, Sonority offre anche piccole chicche di lore narrativa sparse qui e là. Tra murales pieni di storie, tabelle da leggere e spartiti musicali da liberare dai loro scrigni. Niente di estremamente ramificato e complesso ma l’atmosfera fiabesca permane immutata e a suo modo riesce a offrire una propria e piacevole identità.
Ogni enigma ha la sua musica
Sonority è un gioco decisamente accessibile e dalla curva di difficoltà particolarmente bassa per chi apprezza la tipologia di enigmi offerti che, lo diciamo subito, sono prevalentemente di un’unica tipologia: musicali.
Il gioco è impostato con una visuale isometrica che può essere temporaneamente modificata con gli analogici ma che, inevitabilmente, tornerà al suo posto in automatico. L’esplorazione non viene però minata e quasi sempre riuscirai a scorgere tutto su schermo in modo quasi istantaneo.
I comandi sono semplici, intuitivi e vanno ad aumentare con l’ampliamento delle note a nostra disposizione. Oltre a muovere Esther, infatti, il nostro scopo principale sarà quello di risolvere gli innumerevoli enigmi che, spesso, riguardano la composizione di una determinata melodia.
Entrando nel dettaglio, bisognerà conoscere al meglio ogni singola nota e le conseguenze che le note, in determinate sequenze, hanno sull’ambiente. Una certa sequenza può far alzare delle piattaforme mentre, se inverti la stessa sequenza, le piattaforme si abbassano e così via.
Più andrai avanti, più le sequenze diventano lunghe e varie. Eccoci quindi a concatenare più sequenze sonore, smuovendo interi pilastri e liberandoci il passaggio per la prossima zona. Viene da sé che la tipologia di enigmi non è per tutti e che a lungo andare può creare una certa e inevitabile ripetitività.
Imparare nuove sequenze e relative conseguenze, ci porta a sperimentare, imparando dai nostri errori e per farlo, ancora una volta, c’è un sistema di comando decisamente comodo. Ogni nota ha un suo tasto che siano i direzionali o i dorsali e basterà premerli davanti al “congegno” per far apparire la relativa nota (o numero, a seconda di cosa preferiamo; potremo infatti scegliere liberamente tra lettere e numeri).
A spezzare il ritmo, oltre alle varie sequenze narrative, ci saranno dei collezionabili (dei rombi gialli) che potrai utilizzare per approfondire la narrazione del mondo attraverso particolari “tabelloni”.
Sono presenti anche degli scrigni sonori da sbloccare usando la giusta sequenze di note come non mancano altre attività, sempre musicali. Per trionfare a Sonority c’è bisogno di orecchio, pazienza e memoria.
Oltre a ciò, non c’è molto altro e a tal proposito, c’è da dire che i collezionabili non offrono vantaggi di gioco concreti se non musiche da ascoltare in determinate zone o storie da leggere. In compenso, i problemi tecnici nella versione per Nintendo Switch sono minori. Gli episodi di compenetrazione riscontrati nella precedente recensione, qui sono molto sporadici.
C’è qualche rallentamento in alcune fasi, soprattutto quelle con più elementi a schermo ma niente di eccessivamente penalizzante.
Grafica e sonoro
Graficamente Sonority si difende abbastanza bene con una palette di colori viva e colorata. I vari biomi sono abbastanza standard ma si sposano bene con l’atmosfera fiabesca del titolo.
La protagonista può risultare un po’ anonima (tanto esteticamente quanto per carattere) ma ciò che la circonda riesce a distrarre a sufficienza. Molto buono il sonoro che, per un gioco basato sulla musica, è essenziale.
Prestare orecchio alle note e riuscire a concatenarle in modo efficace riesce a regalare piacevoli soddisfazioni. Da segnalare che il gioco è doppiato in inglese e presenta i sottotitoli in italiano.
Infine, il titolo si difende molto bene in entrambe le modalità della Nintendo Switch con una spinta in più per la modalità portatile, perfetta considerando la tipologia di gioco e la durata media di ogni partita.