Sviluppato da à la mode games e pubblicato da Akupara Games, Sorry We’re ClosedSorry We’re Closed è un singolare e stilosissimo, oltre che psichedelico, survival horror che alterna fasi in terza persona 3D ad altre in prima persona. Noi abbiamo vissuto l’assurda e fortemente identitaria avventura di Michelle su Nintendo Switch e questa è la nostra recensione. Pronto a un’avventura imprevedibile e disturbante?
Sorry We’re Closed ha stile da vendere
Nostalgico, psichedelico, unico, assurdo, fuori di testa e completamente imprevedibile, ecco cos’è Sorry We’re Closed. La protagonista, tale Michelle, ha un artwork in 2D che sembra uscito direttamente dal mondo de Le bizzarre avventure di Jojo e, in effetti, all’opera di Hironiko Araki, c’è più di una strizzata d’occhio. Così come sono innegabili i paragoni, soprattutto legati alla struttura ludica, a titoli del calibro di Silent Hill e Resident Evil, seppur rigorosamente alle rispettive versione old school (quindi prime generazioni PlayStation, restando a tema console).
Parliamo quindi di un titolo consapevole della propria identità e che non scende ad alcun compromesso e che, nonostante parla essenzialmente di “amore”, travalicando qualsivoglia barriera sociologica e/o culturale. A tal proposito, la narrazione di Sorry We’re Closed è volutamente strampalata e marcatamente folle e surreale, mescolandosi al macabro, alla filosofia, alla cultura punk e condendo il tutto con una spruzzata di umorismo dalle tinte scure ma efficaci.

Come anticipato, la protagonista indiscussa del titolo è tale Michelle, una giovane che esce da una storia amorosa che, nonostante siano passati diversi anni, continua a tormentarla influenzando il suo umore, il suo sonno e la sua vita. Vita tra l’altro scandita da un lavoro che non la entusiasma (fa la commessa) e che la porta a percorrere una stradina londinese, la stessa dove tra l’altro abita (in un monolocale abbastanza contenuto), discretamente trasandata e tetra.
Ebbene, questa sarebbe una stravagante storia di sentimenti umani se non fosse per l’altro mondo che ben presto irrompe nell’esistenza della povera Michelle. Trattasi del mondo dei demoni che puntano Michelle in modo particolare. Un demone in particolare, bramoso di amore, sceglie la nostra eroina dando vita a un percorso affascinante, imprevedibile e soprattutto mutevole.
Questo perché, Sorry We’re Closed presenta diversi finali a loro volta dettati dalle nostre azioni nel corso dell’avventura (la cui durata singola si attesta fra le sette e le nove ore circa). Dovremo quindi decidere di chi fidarci, se ascoltare o meno un determinato demone (o angelo?) in una storia molto difficile da prevedere proprio grazie alla folle scrittura che dona carattere al cast di personaggi (punto a favore dell’opera stessa).

Quindi se da un lato il primo impatto con Sorry We’re Closed può risultare straniante, dall’altro, una volta immersi nello stravagante doppio mondo di Michelle e dopo aver iniziato a far la conoscenza di coloro che popolano quella malandata viuzza, è difficile restare indifferenti. Anzi, l’interesse che si nutre nelle relazioni sociali è superiore all’aspetto ludico. Facciamo questa separazione in quanto il titolo è scandito da momenti ben preciso, in stile simile a Persona seppur non siano influenzati.
In parole povere, nonostante un buon sistema sociale e il focus dato ai personaggi (tanto del mondo reale quanto di quello dei “demoni”), non ci sono influenze dirette con statistiche o che possano in qualche modo influenzare il nostro modo di combattere all’interno dei vari “dungeon”. Ciò non toglie, che entrambe le fasi sono ben collegate tra loro seppur quella più ludica risulti meno appagante. Scopriamo insieme perché!

Un survival horror vecchio stile
Sorry We’re Closed è un survival horror che alterna la terza alla prima persona e che si rifà ai grandi classici come Resident Evil e Silent Hill. Nel dettaglio, quindi, ci ritroviamo a esplorare zone composte da aree dove domina una telecamera fissa (che si prende anche la libertà di posizionarsi in angolazioni discretamente cinematografiche, mutando leggermente quindi di area in area) e dove saremo chiamati a combattere e a risolvere semplici enigmi ambientali.
Ed è proprio col combattimento che subentra la visuale in prima persona, in fasi molto old school e che, almeno su carta, potevano regalare un feedback ancora più appagante. Michelle inizia la sua avventura con due armi differenti (che aumenteranno a tre) con cui poter menare i demoni che riempiono i dungeon da esplorare. Per combattere potremo però affidarci sia al vecchio metodo (con conseguente spreco di risorse) sia a un metodo “innovativo”.

Michelle, infatti, a causa del demone che l’ha “scelta” (o maledetta, che dir si voglia), riceve in dono il potere del “terzo occhio” con cui potrà scovare i punti deboli dei nemici. Questi non sono altro che dei cuori da colpire quasi a ritmo e in modo graduale, garantendo così la sconfitta dell’avversario. In realtà, a questa meccanica è legato il potere dell’occhio stesso che permette alla protagonista di affacciarsi da un mondo all’altro.
Tale pratica diventa quindi utile anche nelle fasi “cittadine” o di “relazioni”, dove, oltre agli esseri umani, è possibile anche dialogare coi demoni (rendendo la lore narrativa del titolo ancora più stravagante e intrigante, oltre che originale). Purtroppo, tornando al combattimento, questi risulta abbastanza legnoso e complesso da padroneggiare, legato principalmente alle movenze dei nemici che in alcuni casi rendono difficoltoso colpire in tempo i vari punti deboli (e costringendoci a ripetere il processo o in alcuni casi a soccombere).

Grafica e sonoro
Graficamente parlando, Sorry We’re Closed utilizza uno stile che rievoca con prepotenza i già citati classici horror riportandoci indietro nel tempo con una sorta di low poly gradevole nonostante alcune carenze, come una scarsa cura nei dettagli e una totale assenza di espressioni animate (elementi comunque presenti all’epoca a cui fa riferimento). Nel complesso, la natura psichedelica e contemporaneamente nostalgica dell’opera forniscono un mix gradevole e accattivante che si lascia esplorare con piacere.
Giusto le creature “standard” peccano un po’ di creatività laddove i macro boss sono particolarmente ispirati. I personaggi, invece, sono dotati di artwork in 2D con palesi e apprezzati riferimenti a Jojo. Per il sonoro, questi è in linea con le atmosfere proposte dal titolo, riuscendo a coinvolgere e a mutare con coerenza in base a quanto avviene su schermo. Infine, da segnalare la totale assenza della lingua italiana (assenti anche i sottotitoli).
Tale mancanza si fa particolarmente sentire in quanto il mondo di Michelle è un mondo surreale, con un folklore tutto suo che richiede un po’ d’attenzione extra per goderselo al meglio. Per quanto riguarda la natura ibrida della console Nintendo, non abbiamo riscontrato particolari problemi in nessuna delle due modalità anche se, quella portatile, seppur avvantaggiata dal “gioca dove vuoi”, rende un po’ più “scomodi” i combattimenti.