Souls Survivors è uno di quei titoli che riprende le meccaniche di Magic Survival o Vampire Survivors, presentandosi quasi come un clone, ma in qualche modo cercando di differenziarsi tramite classi o meccaniche a loro modo uniche. Vediamo se ci riesce in questa recensione.
Niente trama in Soul Survivors
Soul Survivors non ha nessuna forma di trama o di sinossi, ma proietta semplicemente il giocatore in un mondo dark fantasy non troppo definito, abitato da creature spaventose, non morti e altre forme di malvagità. Il nostro eroe si ritrova quindi ad affrontare ondate di nemici. Tutto qui.
Un gameplay forse troppo classico
Soul Survivors riprende il classico loop di gameplay tipico del genere e visto anche in Rift Rangers: si inizia al centro di una vasta mappa bidimensionale, per poi scorrere verso i lati, cercando di schivare i nemici. Questi arrivano in numero sempre crescente, divenendo poi progressivamente più difficili da sconfiggere. Uccidendo le creature, poi, è possibile raccogliere un’anima, che di fatto è un punto esperienza.
Raccogliendo un certo numero di anime, si sale di livello e a questo punto è possibile scegliere tra varie abilità, che di fatto costituiscono la progressione della partita. Ogni level up corrisponde infatti a una scelta fra tre diverse alternative, che comprendono nuove abilità attive, ma anche potenziamenti passivi da sfruttare per creare certe build.
Semplicemente salendo di livello, quindi, il nostro personaggio diventa progressivamente più performante, grazie al numero sempre maggiore di skill che può sprigionare. Queste si attivano automaticamente alla fine di un breve cooldown, dando quindi al giocatore solo il compito di muoversi e occasionalmente di direzionarne qualcuna.
Il grosso del gameplay e della progressione, quindi, lo svolgono le scelte durante i level up, a cui si aggiunge la necessità di schivare le ondate di nemici, in modo da sopravvivere abbastanza a lungo da salire di livello. Nonostante il loop elementare, Souls Survivors funziona molto bene e di fatto si inserisce nel filone dei reverse bullet hell senza troppe pretese.
Tendenzialmente, quindi, una partita si svolge in modo semplice: si comincia ogni scontro con un semplice attacco base, con cui si sconfiggono i primi nemici. Da qui si ottengono punti esperienza con cui ottenere altre abilità. Con queste si costruisce una build per uccidere ondate progressivamente più imponenti e composte da nemici progressivamente più coriacei. Durante questa carneficina si possono poi trovare piccoli aiuti, come mercanti per l’acquisto di oggetti, potenziamenti temporanei, o piccole sfide da completare.
Superando certi requisiti, si bloccano poi nuove mappe (che per adesso sono solo due) e il loop ricomincia. A queste basi si aggiunge poi una metaprogressione non troppo complessa, che di fatto si riduce allo sblocco di nuovi personaggi e alla possibilità di sbloccare nuove abilità da un albero non troppo complesso. Queste permettono a loro volta di avere la vita più semplice nelle partite successive, creando quindi un circolo virtuoso.
Souls Survivors, in sostanza, non porta quasi nulla di nuovo al genere, ma presenta già delle piccole chicche interessanti. Tanto per cominciare, parliamo di un titolo meno “automatico” dei congeneri, visto che difficilmente le abilità sono troppo devastanti, costringendo il giocaotore a movimenti più accorti. Si trovano poi dei boss, che si aggiungono in modo intelligente al loop di gameplay.
Manca però più varietà nelle build, che necessitano di un numero maggiore di abilità per essere più diversificate. Peraltro, va segnalato un piccolo sbilanciamento nelle classi, che per esempio vede il negromante essere troppo performante. In generale, però, Souls Survivors parte davvero bene e con i dovuto aggiornamenti può diventare un titolo a suo modo diverso dai congeneri…sempre tenendo conto che si inserisce in un loop di gameplay intrinsecamente ripetitivo e poco sviluppabile.
Tecnicamente pregevole
Il comparto tecnico di Souls Survivors non è troppo sviluppato, ma riesce comunque a ritagliarsi una menzione d’onore. Il titolo vanta infatti una pixel art davvero bella, che definisce ambienti e modelli con uno stile dark retrò molto riuscito. Il comparto artistico, infatti, pur essendo in qualche modo generico, riesce comunque a spiccare un minimo da essere riconoscibile.
Il comparto sonoro è invece ottimo, con musiche orecchiabili ed effetti in linea con l’atmosfera retrò del titolo.