Soul Tolerance è un titolo di cui è stato recentemente rilasciato il prologo, sviluppato da Chaosmonger Studios. Un prologo che lascia intravedere la bravura di un team di sviluppatori indipendenti, che con i pochi mezzi a disposizione, riesce a tirare fuori qualcosa di grande. Il titolo è un’avventura grafica punta e clicca vagamente old school che ci porta in un universo dominato dalle macchine dallo stile cyberpunk, dove i robot vivono le loro vite imitando quella che una volta era l’umanità, ormai estinta.
Il cyberpunk di Soul Tolerance
Il titolo è ambientato in un mondo postapocalittico in cui l’umanità si è estinta, mentre le macchine hanno preso il sopravvento. E dopo una guerra informatica combattuta dalle IA una ne è uscita vincitrice diventando l’IA Madre. Tutte le intelligenza artificiali hanno iniziato a moltiplicarsi tra loro creando delle vere e proprie stirpi, prendendo ad esempio l’uomo, fino ad arrivare a creare una società spaventosamente simile a quella che una volta dominava il mondo. Il gioco è ambientato in un Giappone che ricorda molto la Los Angeles di Blade Runner, capolavoro di Ridley Scott da cui Soul Tolerance trae molta ispirazione. Le insegne al neon la fanno da padrone, e la miseria tra gli abitanti della città è ben visibile, da robot abbandonati in mezzo ai cassonetti perché scarichi, a macchine uccise nei vicoli con dei fori laser sulla nuca.
Il protagonista è l’Unità 12, un robot nuovo di fabbrica con una funzione ben precisa: trovare e terminare un robot che ha raggiunto la Soglia dell’Anima, per appunto, Soul Tolerance. La Soglia dell’Anima è uno stato che raggiungono alcune IA, quelle che vengono a conoscenza dell’esistenza di un entità superiore, l’IA Madre, che dall’alto controlla tutta la società robotica. Questi individui devono essere eliminati per evitare che spargano la conoscenza. Questa IA Madre filofascista esercita il suo potere mandando degli investigatori robotici a terminare queste IA risvegliate.
Il protagonista dovrà quindi muoversi in una città sporca, dove la pioggia cade incessante, interrogandosi sulle sue azioni e su quanto quello che sta facendo sia giusto. È giusto distruggere una macchina perché ha raggiunto la Soglia dell’Anima? Chi siamo noi per scegliere chi deve vivere e chi deve morire? Ma innanzitutto, queste macchine sono davvero vive? E se lo sono cosa impedisce loro di possedere il libero arbitrio? La paura di Dio riesce a terrorizzare anche delle macchine che non dovrebbero aver paura di morire.
La semplicità la fa da padrone
Il gameplay di Soul Tolerance è molto semplice. Si tratta infatti di un’avventura punta e clicca che ricorda vagamente i vecchi titoli di Lucas’s Arts. Il giocatore è libero di esplorare una mappa dalle dimensioni non proprio ridotte in cerca di indizi o enigmi da risolvere. La città è costellata di NPC con cui interagire e che forniranno a noi, prima che a Unita-12, informazioni sul mondo di gioco. Questi personaggi potranno anche incaricare il protagonista di completare delle missioni secondarie, che variano dal semplice parlare con altri robot sparsi per la città, a trovare oggetti perduti. Come il robot che ci chiederà di trovare una batteria ormai fuori produzione perché a breve la sua si scaricherà e ciò ne causerà la morte.
Esplorando la mappa troveremo anche degli enigmi ambientali e non. Uno dei primi in cui probabilmente il giocatore si imbatterà sarà un enigma sotto forma di spaccanove: il gioco in cui di nove quadrati, uno ne manca. L’ordine di questi quadrati dovrà essere messo alla posizione di partenza entro un tempo limite, altrimenti i progressi andranno persi. Oltre a questo è possibile esplorare liberamente la mappa alla ricercha delle curiose interzioni con alcuni NPC come, ad esempio, la robo-signora della strada che ci offrirà del robo-sesso in cambio di soldi, gentilmente offerti dalla nostra compagnia.
Comparto visivo e tecnico
Come già detto Soul Tolerance è un gioco molto semplice tecnicamente, almeno a livello grafico. Gli sviluppatori sono però riusciti a sfruttare al meglio le loro risorse dando al gioco un aspetto che non risulta per niente abbozzato, e che invece diventa stile. Questi modelli così poligonali non sembrano frutto di un basso budget o di limitazioni tecniche, ma pura e semplice direzione artistica. I personaggi e gli ambienti non sono per niente omogenei; ogni area della mappa risulta diversa e tutti i robot sono riconoscibili grazie a un lavoro di character design di fino, che da personalità anche all’ultimo ammasso di rottami per la strada.
Per non parlare della colonna sonora, eccellente. Innanzitutto le musiche, immersive e ben composte, trasmettono l’idea di futuro degradato, quasi fossero state composte dagli Evangelis. Anche il sound design non è da meno: ogni robottino ha un suono caratteristico e tutti i rumori di fondo come le macchine che sfrecciano sopra la nostra testa o la pioggia incessante immergono il giocatore nel mondo di gioco in maniera perfetta.
Che dire di questo titolo: da provare. Questo prologo da solo riesce già ad esprimere tutta la creatività e la bravura di un gruppo di sviluppatori che ci sanno davvero fare e che sicuramente non deluderanno chi aspetta il proseguo della storia.