Sviluppato da Success e ginolabo e pubblicato da questi ultimi in sinergia con Shueisha Games, Soulvars è un gioco di ruolo a turni con elementi da deckbuilding e con uno stile pixel art che prova a produrre una sorta di effetto nostalgia. Noi abbiamo affrontato l’avventura di Yakumo e amici su Nintendo Switch e questa è la nostra recensione.
Soulvars – un futuro digitale pieno di carte
Prima di affrontare la narrativa di Soulvars è bene ricordare che si tratta di un titolo nato e pubblicato originariamente su dispositivi mobile (e qui trovi la nostra recensione). Il gioco è quindi una trasposizione con tanto di gameplay leggermente rimodulato per le nuove console di riferimento. Non ci sono ulteriori modifiche di sorta, presentando quindi un titolo studiato appositamente per partite prevalentemente brevi e con comandi abbastanza semplici, intuitivi e immediati.
Appurato che non è un gioco nato su console, veniamo a Yakumo ed amici. La narrativa di Soulvars non colpisce, non nell’immediato. Ci ritroviamo col nostro protagonista, abbastanza anonimo e dal dubbio carisma, che incappa in un misterioso nemico violaceo ingaggiando subito una battaglia. Chi sono queste entità denominate Dominator? Perché la città (dal palese sapore futuristico) è in preda alla devastazione? Chi siamo noi? Perché diavolo combattiamo utilizzando un sistema di carte? A queste e ad altre domande, il gioco proverà a centellinare risposte, di dungeon in dungeon, di lotta in lotta cercando a suo modo di risultare esaustivo ma riuscendoci in parte.
Quello che possiamo anticipare, è che Soulvars è ambientato in un mondo futuristico dove la tecnologia ha fatto passi da gigante riuscendo a digitalizzare perfino l’anima. Ed è proprio Yakumo a possedere un potere simile grazie alla Soul Driver: un’arma che, appunto, è in grado di convertire le anime in dati digitali. La narrativa di Soulvars non stupirà per grandi intrighi o intrecci di sorta ma intrattiene il giusto, grazie anche a un mix di generi che funziona, affermandosi sotto certi aspetti quasi secondaria rispetto al gameplay, vero fulcro del titolo. E quindi, bando alle ciance e andiamo a scoprire come si combatte in Soulvars!
Non semplici carte
Soulvars è un jrpg abbastanza classico che prova nel sistema di combattimento, a dire la sua. Lo fa dotando ogni personaggio del team (composto per massimo tre personaggi) di un proprio piccolo deck di carte. Queste carte fungono da possibili azioni da poter utilizzare di turno in turno. Più passano i turni, più aumenta il numero di carte che potrai utilizzare contemporaneamente. Ed è proprio la “combo” di carte uno degli elementi migliori di Soulvars. Considerando che alcune carte possono concatenarsi alla perfezione (con tanto d’indicatore a schermo a segnalarlo), riuscire a concatenare più carte idonee tra loro, garantisce una potenza non indifferente con conseguenti vantaggi ludici.
Entrando più nel dettaglio, concatenare determinate carte può garantire diverse tipologia di attacchi, basandosi non solo sulla velocità d’esecuzione ma anche e soprattutto sulla potenza, oltre a poter anche innescare altre tipologie di effetti (passivi e temporanei). Certo, per padroneggiare bene il sistema di combattimento ci vuole un po’ di tempo e pazienza e anche una piccola dose di sana strategia ma niente d’impossibile e anzi, il titolo risulta abbastanza accessibile. Infine, i nemici stessi possono presentare dei punti deboli da scoprire e, ovviamente, approfittare per conquistare facilmente la vittoria.
Se il combattimento funziona, seppur non sconvolge per innovazione e profondità, l’esplorazione delude. Le motivazioni sono da riportare principalmente alla sua natura mobile. Parliamo di un titolo che punta a essere veloce e pratico, nonché creato su sistemi touch. Ecco quindi che l’esplorazione non è libera. Non c’è un personaggio da comandare in aree prescritte. No, c’è una schermata statica e delle frecce che guidano ad altre schermate statiche.
Ogni mappa è un insieme di quadrati collegati tra loro. In ogni quadrato può esserci uno o più eventi (tesori, png con cui parlare o le inevitabili lotte). Interagire con png o oggetti è abbastanza semplice, basta localizzarli e cliccarci sopra. Tutto qui. Capisci da te che l’interazione è ridotta all’osso, quasi come se fosse un punta e clicca. Inoltre, la ripetitività di nemici, png e perfino ambienti (praticamente quasi tutti uguali tra loro) oltre a rischiare di smarrirsi (e la mappa non aiuta granché ad orientarsi risultando abbastanza scarna) causa un senso di ripetitività che mal si sposa con i combattimenti che, invece, divertono.
Grafica e sonoro
Graficamente parlando, Soulvars presenta una pixel art che, seppur abbastanza anonima e povera d’identità, riesce a creare un effetto nostalgia gradevole. Purtroppo, come già detto, la ripetitività estetica, soprattutto delle location, impoverisce un titolo che poteva offrire decisamente di più considerando il potenziale di base e la lore che permea la narrazione. Buoni gli effetti anche se non siamo davanti a qualcosa di innovativo.
Il sonoro è molto buono, con tracce che accompagnano alla perfezione l’esperienza e con effetti sonori quasi sempre idonei ed efficaci. Da segnalare la gradita presenza dei sottotitoli in lingua italiano, nonostante qualche piccolo errore (presente anche coi sottotitoli in lingua inglese). PEr quanto riguarda le modalità dell’ibrida Nintendo, essendo Soulvars un titolo nato su mobile è abbastanza facile intuire in quale modalità riesce a dare il massimo.