L’ho ripetuto e ribadito più volte: il VR non soppianterà mai il modo tradizionale di giocare il videogioco come facciamo oggi, ma creerà sentieri alternativi per chi vuole sperimentare nuove idee. Se Valve lo ha già confermato con l’audace uscita del suo Half-Life Alyx, quest’oggi invece parliamo di un titolo ancora più sperimentale e fuori dai canoni: Soundself.
In realtà questo prodotto non è poi così nuovo, visto che è uscito dal Kickstarter soltanto a marzo di quest’anno. Perché allora te ne parlo soltanto adesso? Semplicemente perché da poco Soundself ha ricevuto il supporto ad Oculus Rift che potenzia immensamente un esperienza già di per sé molto particolare!
Soundself è un’esperienza mistica
Più che un videogioco un’esperienza interattiva, Soundself è il Sacro Graal di tutti quei cybernauti e psiconauti che anche senza ricorrere all’utilizzo di droghe pesanti non vogliono privarsi di farsi dei veri e propri “viaggioni”. Il titolo cerca un punto d’incontro fra una meditazione reale e un viaggio psichedelico (o dovrei dire tecnodelico, ma ci arriviamo) e riesce egregiamente a cogliere nel segno!
Soundself si apre davanti ai nostri occhi con l’avviso di doverci premunire con un paio di cuffie dotate di microfono. Subito dopo averci chiesto la lingua con cui vorremo essere guidati al suo interno, si aprirà un’interfaccia semplice e diretta, che ci permetterà di personalizzare il nostro viaggio.
Si può eliminare l’effetto stroboscopico delle luci e decidere se tenere con noi “l’assistente di viaggio”, nel caso della lingua italiana il buon Fabio. Questo particolare Virgilio sarà la guida della nostra ascesa verso il Nirvana dei sensi, accompagnandoci in un’esperienza sensoriale e digitale senza precedenti, composta da colori psichedelici, forme astratte e il riverbero della nostra voce.
Dopo un breve momento di rilassamento, per procedere nel viaggio bisognerà ispirare a fondo e far fuoriuscire l’aria sotto forma di un suono continuo e monosillabico, imitando quanto il buon Fabio ci chiederà di ripetere. Il suono verrà registrato dal gioco e replicato, andandosi a modificare e a distorcere con la ripetizione, creando al contempo un’atmosfera Bodhisattva che entra perfettamente in sinergia con le immagini mostrate a schermo.
Sarà possibile disattivare i suggerimenti di Fabio e persino decidere quanto tempo far durare il nostro viaggio, creando esperienze che variano dai 15 ai 40 minuti.
Il viaggio sarà scandito dai nostri respiri, dopo aver finito la nostra nota infatti avanzeremo sempre più in fondo al tunnel quasi onirico in cui ci addentreremo, ricevendo un numero sempre maggiore di stimoli audio-visivi, così intensi (soprattutto in VR) da aver costretto lo sviluppatore Andromeda Entertainment a chiedere alle persone affette da disturbi epilettici e da forme d’ansia di evitare l’utilizzo del gioco.
Ansia? Ti starai chiedendo cosa c’entri in un gioco che teoricamente dovrebbe rilassarti. Il fatto è che Soundself può essere un’esperienza difficile da digerire, per apprezzarla bisogna mettersi in testa che, al contrario di come accade nei videogiochi, non sarai tu a condurre il viaggio, ma sarà lui a farlo con te. Al di là del movimento, che porta comunque in uno scenario che non si può scegliere, non c’è un vero e proprio sistema di gameplay e l’esperienza sa essere così intensa da essere difficile persino da gestire. Chi ha timore di “perdere il controllo” deve stare lontanissimo da Soundself!
Cos’è un tecnodelico?
Ma cos’è quello strano termine che c’è sotto il titolo del gioco? I principi di un’esperienza tecnodelica, secondo il visionario Robin Arnott (il designer di gioco) sono i seguenti, e te li riporto tutti per farti capire in cosa consiste davvero un’esperienza come Soundself:
- I tecnodelici sono astratti, in modo da negare i pensieri critici del giocatore. Parole e storie sono evitate laddove possibile, a favore della geometria e della musica.
- I tecnodelici mantengono l’attenzione di un giocatore focalizzata sul momento presente. Di solito eviteranno del tutto l’uso degli obiettivi, poiché gli obiettivi tendono a focalizzare l’attenzione di un giocatore lontano dal momento presente. Allorché vengono utilizzati gli obiettivi, sono legati alle prestazioni in atto nel momento e sono progettati per produrre uno stato di coscienza.
- I tecnodelici usano il campo audiovisivo per invocare il mistero e il sublime. Luce e suono sono usati non per descrivere oggetti, ma per stimolare direttamente l’attività desiderata nel cervello.
- I tecnodelici coinvolgono il corpo del giocatore in circuiti di feedback. Questo crea una relazione sinestetica tra suono, visione e i bioritmi del giocatore.
- I tecnodelici sono cicli di feedback imparziali, che significa che invece di premiare determinati comportamenti e punirne altri, riflettono tutte le espressioni dei giocatori in una miriade di modi. I loro sistemi sono riflessivi piuttosto che prescrittivi. Questo ispira il senso di meraviglia di un giocatore e proietta quella meraviglia verso l’interno.
- I tecnodelici vanno oltre il divano e lo schermo e si riversano in ambientazioni e scenari reali. Utilizzano spesso rituali e cerimonie per amplificare la profondità dell’esperienza.
- I tecnodelici sono esperienze totalmente coinvolgenti che richiedono il 100% dell’attenzione del giocatore.
- I tecnodelici non possono essere creati in maniera razionale. Invece, devono essere progettati in modo intuitivo. Le esperienze tecnodeliche sono le porte dell’ineffabile e la razionalità per definizione non può comprendere l’ineffabile.
Com’è un tecnodelico?
Soundself Andromeda, come avrai intuito dai punti espressi qui sopra, è un gioco molto complesso di cui parlare. Difficile esprimere con un punteggio o in maniera critica la bellezza visiva di alcuni momenti, o quanto possa essere soddisfacente sentire la propria voce amalgamarsi con se stessa. Proprio per sua stessa essenza, definire Soundself tramite una recensione è cosa ardua, ma sono abbastanza certo che se sei arrivato fin qui hai ben compreso il fascino e la magia che si nasconde dietro quest’esperienza!
Ma non è tutto rosa e fiori. Ci sono alcune cose che per forza di cose lo rendono un titolo ristretto a una piccola cerchia. Intanto, avendo provato l’esperienza anche senza VR, posso confermarti che una “partita” su schermo non è altrettanto valida né così coinvolgente come con Oculus Rift.
L’altra è che, a mio avviso, il “gioco” non è così rilassante come viene descritto dagli sviluppatori, visto che anche impegnandomi non sono mai riuscito a concludere un’esperienza dalla durata superiore ai 20 minuti. Pensare di rimanere in VR per 40 minuti continuando ad emettere suoni ininterrottamente e in un tunnel di luci, forme, suoni e colori del genere, quello sì che mi metterebbe ansia. Soundself Andromeda quindi non è un gioco per rilassarsi, visto che sa, nella sua insolita maniera, essere molto pesante e impegnativo.