South of the Circle è uno di quei titoli in grado di causare parecchie polemiche, dividendo l’utenza di giocatori a metà. Parliamo infatti di quella tipologia di giochi che basano tutto sul comparto narrativo, riducendo l’interazione ai minimi storici, finendo quasi per eliminarla. Proprio la regia e la componente estetica rivestono quindi un ruolo fondamentale in prodotti di questo tipo, che chiaramente non puntano a un pubblico di massa.
South of the Circle non cerca infatti di essere un “videogioco” nel senso in cui siamo abituati a intenderlo quando pensiamo ai prodotti pensati per il grande pubblico, ma al contrario riduce al minimo le interazioni per privilegiare la regia, i dialoghi e la narrazione in generale. Nonostante molti giocatori puristi possano storcere il naso, questa resta comunque una delle possibili strutture videoludiche odierne che, anzi, permettono al medium di raggiungere vette narrative non scontate.
Più che per pregi o difetti, quindi South of the Circle va preso tenendo conto della sua struttura, che ora vediamo nella nostra recensione.
Una storia davvero avvincente
La storia di South of the Circle ci mette nei panni di Peter, un uomo che si ritrova in una bufera di neve dopo uno schianto in aereo. La storia inizia direttamente tra le lamiere dell’aereo stesso, quando il protagonista è costretto a lasciare l’abitacolo per avventurarsi nella bufera di neve per cercare aiuto nelle basi stazionate vicino allo schianto.
Il viaggio di Peter nella bufera, però, diventa ben presto un’occasione per mostrare al giocatore vita del protagonista, attraverso veri e propri flashback che mostrano il suo lavoro e, soprattutto, la sua relazione con Clara. L’uomo è infatti un ricercatore dell’università di Cambridge intento a studiare le basi della meteorologia. Mentre è bloccato nella sua ricerca, però, conosce la ragazza che gli cambierà la vita.
La storia prosegue quindi con un continuo alternarsi di momenti tra il presente e i flashback, che in un certo senso portano avanti due intrecci paralleli, uno che mostra il destino di Peter e l’altro che ci permette di empatizzare con lui rivivendone la vita passata. Il risultato è semplicemente eccellente, visto che riesce a tenere sulle spine per tutto il tempo, in un crescendo di tensione che spinge il giocatore a voler vedere la conclusione della vicenda.
Tutto ciò viene poi valorizzato dall’eccellente regia, che regala continuamente inquadrature cinematografiche, in grado di enfatizzare magistralmente gli elementi cardine delle varie scene. Scene, tra l’altro, che giovano di una sceneggiatura semplicemente impeccabile. I dialoghi South of the Circle sono infatti scritti benissimo e in poche battute il giocatore si ritrova coinvolto nelle varie scene, nei dialoghi con il personaggio di turno e, proseguendo con la storia, in totale sintonia con i protagonisti. Davvero sorprendente.
Proprio il comparto narrativo è il cavallo di battaglia di South of the Circle, che punta tutto sulle sue lunghe cutscene interattive, dove assistiamo agli interessanti dialoghi, conosciamo i personaggi ed esploriamo le varie tematiche di questa guerra fredda alternativa. Il risultato, a differenza di quanto possa sembrare leggendo queste righe, non è mai noioso e si dimostra invece eccellente.
Pur essendo basato sul comparto narrativo, infatti, il gioco non dimentica di essere, appunto, un videogioco, come dimostrato delle interazioni sparse tra i dialoghi, dalle scelte multiple che hanno piccole conseguenze e in generale dalla regia stessa, che combina sapientemente una telecamera tipicamente “videoludica”, con inquadrature molto più vicine alla tradizione cinematrografica.
Quindi, come si gioca a South of the Circle?
Se però dopo questo lungo paragrafo ti stai chiedendo come sia strutturata la parte puramente interattiva di South of the Circle, ecco la risposta. Il titolo alterna continuamente brevi momenti esplorativi, dove muoversi in scenari non troppo grandi per interagire con oggetti vari, a dialoghi a scelta multipla.
Questi ultimi sono il vero fulcro dell’esperienza e, a dire il vero, sono molto diversi da quanto si possa immaginare. Non siamo davanti a un brutale menù, infatti, ma le scelte sono affidate a piccole icone che compaiono su schermo, corrispondenti a emozioni e stati d’animo. Dopo una domanda, per esempio, il giocatore può scegliere di far rispondere Peter in maniera “decisa”, “empatica”, “spaventata” e così via.
Una soluzione efficiente, chiaramente pensata per non rovinare i ritmi narrativi dei dialoghi, che infatti vanno avanti anche senza l’intervento del giocatore. Nonostante da questo punto di vista l’idea sia buona, nella pratica viene rovinata dall’ambiguità che consegue opzioni così generiche. Detto in altre parole, spesso e volentieri non si capisce cosa dirà Peter quando selezioniamo una risposta e di conseguenza assistiamo a frasi o parole che non ci saremmo aspettati.
Questo risulta particolarmente evidente persino in alcune scelte cardine, dove le semplici icone non riescono a rendere in modo preciso le risposte di Peter, portando a una frustrante confusione. Sia chiaro, la narrazione di South of the Circle resta godibilissima, ma siamo comunque davanti a un difetto particolarmente fastidioso.
In ogni caso, nonostante il gameplay visibilmente “limitato”, South of the Circle va valutato per il suo genere di appartenenza e per l’esperienza narrativa che cerca di essere. La penuria di interazioni non va quindi vista come un difetto, ma come una caratteristica ben precisa di un prodotto che cerca di offrire altro al giocatore. Pur non essendo un difetto, però, la limitatezza del gameplay va comunque presa in considerazione quando si pondera l’acquisto.
Tecnicamente ballerino
Dove South of the Circle crolla, invece, è il comparto tecnico. Questo è basato su una riuscitissima estetica che richiama il cell shading, presentando al giocatore attori digitali con pochi dettagli e scenari delineati da pochi colori. A questo si aggiungono poi delle animazioni semplicemente spettacolari, che rendono ogni scena realistica e credibile, dando quasi vita ai dialoghi.
In un certo senso, quindi, il comparto artistico del gioco crea un impatto generale davvero piacevole, rendendo unico lo stile di South of the Circle. Quindi, dov’è il problema? Nei frequenti glitch grafici e nelle compenetrazioni che rovinano alcune scene: tra tazzine fluttuanti, gonne e braccia che compenetrano oggetti e piccoli artifizi grafici, viene difficile non notare che al titolo è necessario un lavoro di rifinitura extra.
Infine, il comparto sonoro è semplicemente eccellente. South of the Circle vanta infatti un doppiaggio magistrale, affiancato da una colonna sonora semplicemente eccellente, più che adatta alle varie scene, che ne escono decisamente potenziate. Da questo punto di vista, quindi, il prodotto si dimostra praticamente al livello di produzione dal budget ben più alto.