Sparatoria in Texas che riporta, purtroppo, l’ennesima tragedia eseguita da un diciottenne il 24 maggio nella Robb Elementary School di Uvalde. Il colpevole, cui nome è Salvador Ramos, ha portato a termine il suo compito armato di due fucili semiautomatici e con un giubbotto antiproiettile; durante l’esecuzione ci sono state delle vittime e parliamo di 21 persone, tra cui 19 studenti e 2 insegnanti. Il numero dei feriti è abbastanza alto da far accapponare la pelle.
https://twitter.com/JayRod212/status/1530362598557982720
Ovviamente è tornata in discussione la presenza delle armi all’interno della società americana, ma non solo; durante un servizio giornaliero portato dal TG5 (telegiornale italiano presente su Canale 5) era stato riportato come il giovane avesse una fissazione non solo per le armi, ma anche per i videogiochi. La frase seguente è stata, all’incirca: “Inevitabile l’azione violenta del ragazzo, che ha portato all’uccisione del personale scolastico e degli alunni”. Da questa affermazione è scattato un campanello dall’allarme all’interno della community, scoprendo che effettivamente i videogiochi sono di nuovo sotto accusa. E non solo dalla televisione italiana.
Sparatoria in Texas: dalla tragedia al caso mediatico
A far notare tale “passione” di Ramos è stato il capo del Dipartimento della Pubblica Sicurezza del Texas, Steven McGraw, che ai microfoni di ABC Live ha dichiarato quanto segue: “Non abbiamo capito le motivazioni. Sappiamo che l’individuo era interessato al cyber gaming in questo senso, e al gioco di gruppo”. Non sappiamo bene il significato di cyber gaming, ma supponiamo intendesse tutti i videogiochi portati in multiplayer online, poiché Ramos sembrava proprio essere fan di Call of Duty.
DPS chief Steven McGraw: “We haven’t gotten into the why [motive]. We know the individual was also into cyber gaming in that regard, and group gaming.” pic.twitter.com/FhsHl4Toy5
— Andrew Kimmel (@andrewkimmel) May 27, 2022
Su Twitter sono scoppiati diversi tweet in cui viene dimostrato come il videogioco in sé non porta ad alcun tipo di violenza; a questo punto è inevitabile parlare di fenomeno mondiale, in quanto essere videogiocatori non è solo qualcosa di nicchia di un paesino sperduto chissà dove, e che in altri paesi del mondo non sono presenti così tante sparatorie. Al contrario, negli Stati Uniti sembra essere all’ordine del giorno. La vera colpa, quindi, di chi sarebbe?