Glass Bottom Games è un team di sviluppo composto da due persone e situato a Seattle. La loro linea guida nello sviluppo di videogiochi è personificare gli animali per renderli in grado di fare cose da umani: a prima vista sembra un’idea molto stravagante, e infatti i loro progetti sono alquanto originali. Quello che esamineremo oggi è Spartan Fist, l’ultimo titolo di Glass Bottom Games che la redazione di iCrewPlay ha provato per voi. E se le aspettative erano abbastanza alte, diciamo che quello che abbiamo visto non le ha rispecchiate completamente.
Battaglie a cubetti
Spartan Fist è un roguelike in prima persona a cubetti dove i pugni sono la vostra unica arma (l’avevate già capito dal nome vero?). Impersonerete un personaggio che viene fatto cadere in un’arena e a cui hanno levato i pugni. Sarà allora vostro compito recuperarli ed affrontare il breve tutorial, che finirà quando il vostro primo boss vi avrà frantumato. No, non è pessimismo, il tutorial finirà proprio quando un gattino gigante in una tuta spaziale vi farà a brandelli. Letteralmente.
Da lì in poi inizierà il vostro gioco, che alla fine non è molto diverso dal tutorial stesso. Vi troverete in un’arena (di nuovo), a prendere a pugni i vostri nemici fatti a cubetti (di nuovo), per farvi largo tra le stanze dell’arena (di nuovo), fino a giungere al boss di fine piano (di nuovo), dove però stavolta avrete l’occasione di vendicarvi. Dopo averlo sconfitto sarete teletrasportati in un altro dungeon dove ripeterete le stesse cose. E qui iniziano a sorgere i primi dubbi: complessivamente il gioco è molto divertente, prendere a pugni ogni nemico che ci si mette davanti è alquanto soddisfacente, ma ci sono alcune pecche. Prima di tutto, essendo un roguelike, la ripetizione ci deve essere per forza, anche grazie alla morte permanente, ma in questo caso è portata all’esasperazione, rendendo l’esperienza di gioco quasi austera. Le variabili che renderanno le vostre partite differenti sono poche, costringendovi la maggior parte delle volte a giocare delle partite-copia. L’unica ventata di imprevedibilità è costituita dalle combinazioni dei tipi di pugni (proprio così, i vostri pugni sono intercambiabili, come se fossero armi) e dal level design,ma per il resto la monotonia è dominante.
Ripetitivo, ma divertente
Con questo non vogliamo dire che il gioco sia noioso, anzi. La combinazione di colori, musica e gameplay, porta alla luce la facciata simpatica di un gioco, con un’idea molto originale e sviluppato in una maniera corretta (ricordiamo che si tratta di un team composto da soli due sviluppatori) e che vi porterà ore di divertimento. Però non può essere considerato un titolo su cui fare una run, o su cui provare a scoprire segreti, perché non ce ne sono. I 4 livelli e gli altrettanti boss vi daranno una motivazione per andare avanti, ma senza creare una successione percepibile come diversa a livello di cose da fare. Complessivamente è un gioco divertente, ma su cui si possono fare un paio di partite per non scendere nella monotonia (poi ovviamente i gusti sono gusti, e nessuno vi vieta di spenderci delle giornate se vi piace).
Il titolo
Il gioco è strutturato bene, con dei comandi responsivi e facili da imparare, un level design che è il punto di forza del titolo e le combinazioni dei pugni di cui vi abbiamo parlato prima. Ci sono infatti 8 tipi di pugni con caratteristiche diverse: alcuni sono lenti, ma potenti, altri molto rapidi, ma infliggono meno danni, altri ancora sono vere e proprie forze della natura. Questo, se unito al sistema dei power-up che è possibile associare ad un pugno, vi mette nella condizione di poter creare centinaia di combinazioni diverse, a seconda del vostro tipo di gioco. Le combo che nascono da queste accoppiate sono molto interessanti, ma talvolta risultano troppo scriptate. Infatti dopo aver avviato una combo è il gioco che farà l’animazione completa, mentre voi dovrete occuparvi solo di colpire l’avversario.
Il gameplay è molto frenetico, e rispecchia l’idea degli sviluppatori. C’è addirittura un’opzione per trasformare il sangue dei nemici in arcobaleni! Non solo nemici, ma anche trappole e caratterizzazioni ambientali vi ostacoleranno o aiuteranno, a seconda della vostra abilità nel leggere le situazioni. Il sistema di lock è strutturato abbastanza bene, permettendovi di modificarlo a vostro piacimento con diverse opzioni per assicurarvi una giocabilità più piacevole. In ogni stanza inoltre, ci saranno delle decorazioni distruttibili, ma con cui non potete fare nulla, rendendo questa funzione totalmente inutile. Alla fine di ogni partita e nel menu principale è presente un negozio in cui potrete migliorare il vostro personaggio.
Il comparto tecnico
Per quanto riguarda la parte tecnica, ci sono alcune lacune ed imperfezioni. L’IA ad esempio si può considerare insufficiente nella maggior parte dei casi, dato che una volta schivato il primo attacco di ogni nemico, sarete liberi di tempestare di pugni chi avete davanti, spammando i due tasti del mouse per andare avanti. I nemici quindi non schivano i vostri colpi, e piuttosto, cercano lo scontro fisico dal momento in cui entrate nel loro raggio d’azione. Inoltre è possibile inserire un seed per giocare in un mondo specifico, ma questo viene limitato dal fatto che non ci sono cose da fare se non andare avanti e tirare pugni. L’unica cosa che varierà sarà la struttura delle stanze. Talvolta poi, è possibile che la stanza del boss spawni proprio vicino a quella iniziale, permettendovi di superare il piano in pochi secondi. Una cosa non molto eclatante se si pensa al fatto che i boss non sono molto ferrati, e dopo un paio di partite riuscirete a sconfiggerli (anche con i due pugni base) senza farvi colpire. Le particelle dei power-up inoltre, sono molto fastidiose mentre giocate, e anche abbassando la densità di esse, non diventeranno piccolissime.
Per concludere
Spartan Fist è figlio di un’idea originale e dall’amore messoci dai suoi sviluppatori, ma con molte imperfezioni che ne limitano la giocabilità e l’interesse che può suscitare, rischia di non riscuotere molto successo nel mondo duro dei roguelike.