Dopo lo scalpore suscitato dall’ annuncio multipiattaforma di Crash Bandicoot: N. Sane Trilogy, avvenuto,tra l’altro, tramite un Nintendo Direct, un ritorno di Spyro in grande stile se lo aspettavano tutti. L’’uscita solo su PlayStation 4 e Steam, però, ha maggiormente sorpreso i fan ma dopo un eterno silenzio stampa, sempre attraverso Nintendo Direct dell’ultima E3, abbiamo avuto la conferma che Spyro: Reignited Trilogy sarebbe sbarcato anche su Nintendo Switch. Sono passate, ormai, due settimane dall’ uscita effettiva del titolo nella sua nuova veste ibrida: vediamo, subito, se ne vale la pena.
Tre fiabe in un unico libro
La trama offertaci dalle tre avventure, tipica di un tempo più semplice quali erano gli anni novanta, fa leva sull ’improbabile situazione in cui, a risolvere il problema, è un drago ancora cucciolo ed inesperto. Il nostro tour inizia con Spyro The Dragon, debutto del franchise originariamente creato da Insomniac Games (sì, quella Insomniac): i draghi, durante un’intervista televisiva, deridono il capo dei norc (o “Gnorc” in inglese, un incrocio tra gnomi ed orchi) in quanto brutto e inoffensivo. La pacatissima reazione di Nasty Norc è quella di tramutare tutti gli ottanta draghi adulti in statue di giada; solo Spyro, troppo minuto, a causa della giovane età per venire colpito dall ’incantesimo, può ribaltare la situazione, partendo così all’ avventura.
Il seguito, Spyro 2: Ripto’s Rage, alza l’asticella per le difficoltà. Ambientato in un tempo successivo a quello del primo capitolo, questo titolo vede Spyro intento a fuggire, con la sua fedele libellula Sparx (che ne rappresenta la barra della salute), da una pioggia torrenziale, ritrovandosi catapultato nel regno di Avalar piuttosto che nella spiaggia desiderata. Questo mondo parallelo è dominato tuttavia dalla dittatura del napoleonico stregone Ripto e così, il nostro draghetto, un po’ forzatamente, si ritrova ad assistere, il fauno Elora, il giaguaro Hunter e una piccola talpa chiamata semplicemente Professore, nella loro resistenza.
A concludere il tutto è Spyro: Year Of The Dragon, in cui, una coniglietta di nome Bianca ruba le uova di drago dalla terra natale di Spyro, per poi fuggire in una buca. Preoccupato per il benessere dei nascituri e scoperta la svolta narrativa sospettosamente familiare, Spyro si fa accompagnare da Hunter e Sparx attraverso il tunnel. Ad accoglierlo dall ’altra parte sono i Mondi Dimenticati, regni abbandonati secoli prima dai draghi e per questo privati della loro magia ma il tiranno da spodestare, questa volta, è la misteriosa Maga che, con l’aiuto di Bianca mira a sfruttare le uova per rendere la propria magia più potente.
La trama, pur essendo,in questo caso molto semplice, è un pretesto per impreziosire il gameplay, ed è in qualche modo, filo conduttore tra le mille sfide di platforming proposte da questa trilogia. E’ sul gameplay di Spyro che dovremmo spendere, invece, due parole.
Triplice ritorno di fiamma
Venire sviluppato quando il primo controller con leve analogiche di PlayStation doveva ancora arrivare sugli scaffali, non ha giovato alla missione del primo Spyro The Dragon di poter essere una risposta a Super Mario 64. I controlli,unicamente digitali (presenti come opzione nel remake) hanno, infatti, limitato di molto, le mosse a disposizione del giocatore, motivo per il quale gli sviluppatori hanno deciso di allungare i salti con una planata sulla quale, è praticamente, basato il gameplay dell’intera trilogia. I livelli sono raramente lineari e presentano spesso dislivelli verticali che aiutano a capire la direzione dove planare per raggiungere il punto desiderato. Oltre a questo, Spyr0, per farsi strada nei mondi e recuperare draghi e tesori, si avvale di un soffio infuocato e la possibilità di attaccare in base alle due categorie di nemici e di scrigni,
Da questa premessa di base sono nate tutte le idee di platforming che hanno, senza dubbio, creato dei livelli fantasiosi, concretizzando tuttavia, un mondo vagamente vuoto. Al di fuori degli aeronauti e dei draghi da liberare, che coincidono con metà di quanto va collezionato in questo primo gioco, tutti personaggi sono coinvolti nel gioco mentre il resto della popolazione è composta dai norc da attaccare con le corna o con il fuoco. A dare pepe al tutto ci sono i livelli in cui si può volare liberamente centrando, oltre agli occasionali Boss, ogni bersaglio a mezz ’aria. Al di la di questo non c’è molto altro da segnalare: raccogliendo gemme, uova di drago e liberando i draghi si completa rapidamente il gioco.
Per i giocatori veterani europei, 2: Ripto’s Rage, o Gateway To Glimmer rappresenta un’evoluzione di idee già viste nel titolo precedente. Spyro, infatti, attualmente, ha a disposizione attacchi in picchiata, pareti da scalare, acque limpide in cui nuotare, power-up temporanei con cui esplorare nuove idee di gameplay e molto altro. inoltre, le ambientazioni di stampo fantasy, che abbiamo già avuto modo di apprezzare, si popolano di personaggi non giocanti separati, non solo, dagli oggetti collezionabili ma anche tra loro stessi, creando un ambiente di gioco più vivo che mai. Le idee si sprecano, tra livelli in guerra tra loro (dove i nemici di uno diventano personaggi non giocanti benevoli nell’altro e viceversa) fattorie gestite da robot e molto altro.
Spyro: Year Of The Dragon è stato definito da Nintendo Life come il “problematico terzo album” della serie, un pensiero, in effetti, non troppo lontano dal vero. Così come il terzo Crash Bandicoot ha voluto ingrandire quanto stabilito nei due giochi precedenti, portando al minimo le fasi ripetitive, lo stesso procedimento ha portato Spyro 3 a una maniacale ossessione per la varietà. Là dove i livelli del primo gioco seguivano il filo conduttore del loro mondo di appartenenza, nel secondo, la diversità introdotta, viene portata all ’eccesso, con portali tematici di ingresso per ogni livello, minigiochi, aree secondarie separate dal resto del livello, veicoli e persino personaggi giocabili aggiuntivi. Infatti, mentre nei precedenti capitoli avevamo tra le mani solo Spyro, qui arriviamo a quota sette: alla rosa degli avatar a nostra disposizione si aggiungono Sheila il canguro, il sergente James Byrd, Bentley lo yeti e Agente 9 la scimmia, oltre ad Hunter e Sparx che già conosciamo. In tutto il gioco si avverte un senso di distacco e di amarezza da parte di Insomniac Games, a causa, all’epoca, dell imminente scadenza contrattuale con Universal Interactive Studios, che ha riportato il gioco ad essere più un’accozzaglia di sfide che un mondo coeso. Ma questo riguarda i giochi originali: cosa possiamo dire a livello di remake?
La vita moderna di Spyro
Non a caso ho voluto citare la sigla della serie animata cult La vita moderna di Rocko, capace di catapultare il protagonista (che condivideva la voce di Carlos Alazraqui con Spyro nel primo gioco) nella società contemporanea. Ora che abbiamo sviscerato i tre giochi singolarmente, vediamo come si presenta Spyro: Reignited Trilogy nel contesto dell’industria videoludica moderna. Non farti sviare dal fatto che, a sviluppare il remake sia stata Toys For Bob. Contrariamente a ciò che hanno fatto al brand di Spyro con Skylanders, la trilogia, salvo qualche scelta discutibile per alcuni anfratti della traduzione italiana, è stata creata nel segno del più totale rispetto per il materiale originale.
Dal punto di vista tecnico, graficamente parlando, il titolo è semplicemente encomiabile. La versione Nintendo Switch di Spyro: Reignited Trilogy è esattamente quanto visto sul muscoloso hardware di PlayStation 4 e Xbox One l’anno scorso: il tempo extra è chiaramente servito per portare il titolo su Steam e Switch riducendo, al minimo sindacale, compromessi e sacrifici. Non c’è nessuna traccia del “trattamento diserbante” con cui i prati di Crash Team Racing Nitro-Fueled sono arrivati sull ’ibrida Nintendo, e l’espressività dei personaggi (soprattutto per i draghi del primo capitolo) continua a rimanere materiale da film di animazione.
L’unico vero scotto da pagare, forse, è quello dei caricamenti lunghi, su cui spesso vanno ad infierire ulteriormente dei rallentamenti tra un caricamento di livello e un altro. L’altro vero elemento “scomodo”, se vogliamo, è il terzo gioco, Year Of The Dragon, il cui remake è stato, perlopiù, affidato a Sanzaru Games e questo spiegherebbe alcuni fastidiosi bug che ne sminuiscono il valore.
Per quanto invece concerne il sonoro, il risultato è davvero molto positivo: la colonna sonora di Stewart Copeland (ex batterista dei Police) rivive sia nei nuovi arrangiamenti a cui ha collaborato, sia nella sua rivisitazione originale, selezionabile dal menù di pausa in ogni momento. Un’opzione davvero gradita, questa, dopo essere stata discutibilmente esclusa in Crash Bandicoot: N. Sane Trilogy ed accolta a braccia aperte dal citato remake di Crash Team Racing.
Inutile dire, d’altro canto, che per quanto fossero immensi e ciclopici al loro tempo, attualmente, i tre giochi inclusi in Spyro: Reignited Trilogy, non vantano una grande longevità, soprattutto il primo Spyro che – sapendo cosa fare – permette di essere completato al 100% senza la necessità di usare il backtracking. Insomma, nel complesso, quanto viene offerto, non può che essere elogiato.
Dovendo recensire la versione Switch, i paragoni scomodi sono inevitabili: il genere dei platformer, caduto in disgrazia altrove negli anni 2000, su console Nintendo ha sempre trovato casa e per questo motivo, il draghetto ha una concorrenza più ostile del normale. Ma mentre Super Mario Odyssey spadroneggia sulla console ibrida della Grande N con idee nuove apportato al genere dei platformer 3D a esplorazione libera, Spyro, beneficia del pregio-difetto di essere un figlio del suo tempo. Non tutte le idee di gameplay di Spyro sono invecchiate come il vino; se non altro il drago ripropone anche i lati peggiori del platforming anni ’90 nella loro forma originaria, e non in un prodotto inedito come ha invece fatto Yooka-Laylee.