Sviluppato da KanakStudio e pubblicato da JanduSoft, Square Keeper è un divertente, piccolo indie che mescola frammenti di dungeon, un sistema a turni e l’utilizzo ingegnoso delle carte. Noi abbiamo conquistato il tesoro finale sulla nostra PlayStation 4 e siamo pronti a condividere tutta l’avventura con una recensione approfondita. Pronto a mettere alla prova il tuo ingegno?
Square Keeper: poche chiacchiere e più carte
Square Keeper non ha alcuna trama, niente di niente. C’è un libro che si apre e ci mostra diversi capitoli. Ogni capitolo è composto da una serie di micro dungeon. Tutto qui. Niente intervalli, prologo, grande nemico da eliminare o pianeta da salvare. Nulla. Square Keeper vuole porci davanti al più semplice e abusato degli escamotage da avventurieri: conquistare un tesoro finale. Considerando la struttura ludica del gioco JanduSoft, la narrativa in effetti non è necessaria, puntando tutto sul gameplay che andiamo subito ad analizzare!
Gameplay
Chiariamo subito le cose: Square Keeper sembra un action adventure immerso nei dungeon e con tanto di nemici da ammazzare ma non lo è. E non è neanche un gioco di carte con tanto di mazzo da cui pescare e quant’altro. Square Keeper è un puzzle game e in quanto tale ogni livello richiede un preciso e sapiente utilizzo degli strumenti in nostro possesso. Tali strumenti sono le carte.
Il gameplay è molto semplice, non abbiamo il controllo diretto sul nostro personaggio. Quello che potremo fare è selezionare le carte e decidere in che direzione attivarne l’effetto. Le carte, quindi, hanno un ruolo fondamentale per l’esperienza di gioco che ricorda una versione estremamente minimal e semplificata di quanto già esperito in Metal Gear Acid del maestro Kojima e non solo.
Entrando nel dettaglio, le carte ci permettono di agire all’interno del mondo di gioco e indicano quindi le azioni a nostra disposizione come camminare (ci sono carte da un passo, da due e da tre), attacco ravvicinato e attacco a distanza. Ci sono poi delle regole che s’imparano unicamente sperimentando e qui ve ne sveliamo solo una: con l’attacco ravvicinato, il personaggio si muove di una casella e, a differenza del passo normale, si può muovere anche diagonalmente. Compreso il sistema di utilizzo delle carte e le loro possibili conseguenze, completare i vari livelli diventa esaltante. Ma come si completa un livello?
Ammazza tutti e arriva all’ingresso
Per completare un livello bisogna uccidere tutti i nemici e raggiungere l’ingresso, il tutto prima di finire le arte in nostro possesso. Sì, perché queste hanno un utilizzo singolo e capiterà spessissimo di morire per mancanza di carte. Bisogna quindi studiare attentamente come muoversi, quando attaccare e con quale priorità. Il level design, esteticamente sempre uguale, ha una struttura di enigmi molto intelligente. Col progredire dell’avventura (abbastanza breve a essere onesti) il livello di sfida aumenta e se prima potevi permetterti di sperimentare o fare qualche spreco di carta, alla fine ogni mossa ti costerà l’intero percorso.
Per fortuna ogni livello è decisamente micro e il peso del provare e riprovare, sbaglio dopo sbaglio, si percepisce abbastanza poco anche se i meno pazienti potrebbero andare incontro alla noia o alla frustrazione. Tornando alla composizione dei livelli ci sono altri due elementi su cui soffermarci: i nemici e le trappole. Entrambi sono pochi (i nemici son di circa quattro tipi mentre le trappole ne sono una manciata scarsa) ma essenziali da conoscere. Essendo un gioco a turni, dopo il proprio turno, tocca a quello dei nemici che possono quindi muoversi o, nel caso delle trappole a tempo, attivarsi.
Come anticipato, la tipologia di nemici è davvero scarsa e non ci vorrà molto per capire come affrontarli. Ciò non toglie che in gruppi numerosi, questi possono offrire una sfida ingegnosa e impegnativa. Avremmo comunque preferito una mostropedia più vasta, considerando che la fantasia non manca.
In effetti, giunti alla fine dell’avventura (tutta in inglese ma con pochissime scritte da leggere) c’è il desiderio di vivere altri dungeon e alcuni potrebbero vedere l’intera opera quasi come un mini gioco il che è un peccato considerando le basi ludiche davvero molto buone e divertenti. Infatti, lo ripetiamo: superare i livelli dopo un’attenta strategia soddisfa non poco!
Grafica e sonoro
Square Keeper sul versante grafico non s’impegna molto. Mostri, protagonista e livelli sono abbastanza classici. Funzionano ma non innovano niente e faticano a ritagliarsi un proprio spazio nell’immenso catalogo di avversari ludici. Da segnalare che l’ambiente, il dungeon, è sempre uguale.
La palette di colori non cambia da inizio a fine e sì, avremmo apprezzato più coraggio e un minimo di diversificazione. Anche se comprendiamo che il gioco in sé propone un unico “enorme” dungeon frammentato da piccole stanze (ogni stanza è un livello) ma si poteva comunque variare qualcosa. Anche il sonoro fa la sua in modo modesto risultando quasi mai fastidioso.