Star Wars: Il potere della Forza è da poco tornato sui nostri schermi, grazie a una versione Nintendo Switch che, essenzialmente, è un semplice porting dell’action game che abbiamo potuto già vedere su Wii. Siamo quindi davanti a un titolo molto vecchio, che non cerca di offrire qualcosa di nuovo ma, al contrariosi poggia sul brand di appartenenenza.
Resta quindi da vedere se Star Wars: Il potere della Forza è interessante dopo tutto questo tempo, oppure se il nome di Star Wars non basta a portarci un titolo divertente e soddisfacente. Vediamo in questa recensione della versione Nintendo Switch.
La trama di Star Wars: Il potere della Forza
Star Wars: Il potere della Forza si inserisce nel famoso frammento di storia tra due film della serie, dove i Jedi vengono sistematicamente rintracciati e uccisi, in modo da favorire l’ascesa dell’impero. Impersoneremo quindi Starkiller, un giovane Sith sfruttato da Darth Vader come un vero e proprio sicario.
Il giovane è stato infatti rapito quando era ancora un bambino, in modo da essere addestrato nel lato oscuro della forza, diventando quindi un apprendista di Darth Vader. Da queste premesse si apre una storia mediamente interessante, che tratta i classici temi già visti nella serie e porta il protagonista a dubitare delle sue azioni e del lato oscuro della forza.
Siamo però davanti a degli eventi che difficilmente si dimostrano interessanti, anche per via di una narrazione scialba e poco al passo con i tempi, composta da cutscene brevi e banali, con dialoghi mai troppo complessi. In poche parole, bello ma non bellissimo.
Tra saette e telecinesi
Star Wars: Il potere della Forza punta quindi sul gameplay, che dovrebbe farci sentire dei potentissimi sith in grado di sfruttare appieno i poteri ultraterreni della forza. La formula di gioco punta praticamente tutto su questo e il combattimento è il punto centrale dell’intera esperienza.
In generale, il titolo è diviso in livelli dalla durata variabile, dove si avanza in scenari molto lineari (letteralmente un’alternanza di corridoi e arene), uccidendo tutti i nemici che ci si parano davanti, fino ad arrivare allo scontro con un mini boss o un boss finale particolarmente potente.
In poche parole, si riduce tutto qui. Si inizia un livello, si avanza contro le orde di nemici, si uccide il boss e si ritorna sulla nave per sbloccare potenziamenti vari. Come anticipato, quindi, con una struttura di gioco di questo tipo, il sistema di combattimento deve sorreggere il peso dell’intera produzione, risultando in qualche modo interessante. E ci riesce? In parte.
Durante gli scontri possiamo infatti sfruttare la nostra spada laser, brandendola in una velocissima combo di attacchi base. A questa si aggiunge il vero fulcro del gioco: i poteri della forza. Questi sono discretamente vari e combinabili, permettendo di colpire i nemici in molti modi diversi.
Possiamo utilizzare la telecinesi per afferrare nemici e oggetti, per poi scagliarli nello scenario, lanciare la spada laser, creare saette e scatenare onde d’urto. Tutto questo diventa poi combinabile grazie a delle combo, che permettono di alternare gli attacchi con la spada laser con i vari poteri.
Nonostante sulla carta tutto questo possa sembrare interessante, all’atto pratico risulta fin troppo ripetitivo. Dopo più di una decade, infatti, l’IA dei nemici risulta ormai troppo limitata e i combattimenti si riducono in una costante alternanza di poteri e spadate, su dei fantocci che a malapena riescono a reagire.
A questo si aggiunge la ripetitività data da una resistenza troppo elevata dei nemici stessi ai nostri colpi: alcuni sono delle vere e proprie spugne, che per essere uccisi richiedono diverse combo. Davvero troppe. Se poi ci aggiungiamo dei livelli dove i mini boss vengono riciclati, la ripetitività diventa ancora più alta.
I poteri della forza sono invece il punto forte del titolo, se teniamo conto dell’epoca in cui è uscito. Nelle prime ore di gioco è possibile sperimentare con una discreta varietà di combinazioni, in grado di far sentire il giocatore potente e inarrestabile. Potremmo sollevare un nemico a mezz’aria, per poi lanciare la spada laser, o elettrificarlo per poi scagliarlo contro il gruppo alle sue spalle.
Tutto molto bello…ma rovinato da alcuni pesanti sbilanciamenti. Capita infatti di vedere poteri avanzati (come l’esplosione elettrica appena descritta) fare meno danni delle combo base e, allo stesso modo, troviamo altri poteri che possono essere brutalmente “spammati” per una maggiore efficacia.
Tutto questo viene poi inserito in un level design blando e poco stimolante, che essenzialmente si pone come un banalissimo contenitore per i nemici da trucidare.
Star Wars: Il potere della Forza è quindi un gioco in grado di soddisfare soltanto i fan più accaniti della serie o, in alternativa, coloro che cercano un action game per dare sfogo alla classica power fantasy di essere una macchina di morte inarrestabile, senza soffermarsi troppo su combo o difficoltà.
Anche in quest’ultimo caso, però, bisogna tenere conto di come Star Wars: Il potere della Forza sia invecchiato e, quindi, di come proponga boss fight banali e ripetitive, farcite di QTE da ripetere diverse volte nel corso dello stesso combattimento.
Tecnicamente parlando invece?
Il comparto tecnico di Star Wars: Il potere della Forza è chiaramente quello di un titolo del suo tempo, quindi decisamente limitato nella mole poligonale di ambienti e nemici, nonché nel livello di dettaglio delle texture e nella complessità delle animazioni. Il lavoro svolto con questo porting, quindi, ha necessariamente dei limiti tecnologici alla base.
Di fatto, non si può prescindere da modelli poligonali figli del loro tempo e, quindi, poco soddisfacenti per gli standard odierni. Allo stesso modo, le texture risultano poco dettagliate, anche in modalità docked. Siamo quindi davanti a un porting nudo e crudo, con pochissimi miglioramenti.
Il comparto artistico è invece uno dei punti di forza del gioco. Star Wars: Il potere della Forza richiama fin da subito le atmosfere della saga cinematografica, non solo grazie all’estetica coerente, ma anche con la regia delle poche cutscene, spesso dal taglio cinematografico.
Infine, il comparto sono è sufficiente. Nonostante le musiche siano sempre belle da sentire, infatti, ci troviamo anche davanti a degli effetti audio non sempre soddisfacenti.