Settimana questa in cui ha tenuto banco lo State of Play di Sony e dopo aver visto quelli che sono stati secondo il nostro (mio) giudizio i cinque migliori momenti della conferenza di giovedì, vediamo quali invece riteniamo essere i cinque momenti peggiori o su cui comunque abbiamo elementi di discussione e che sono emersi da quanto abbiamo visto.
E’ opinione condivisa che non sia stato di certo un evento memorabile: molti tra la community di appassionati e addetti ai lavori si aspettavano molto di più, vuoi per il particolare momento, vuoi per il fatto che le molte voci che si sono rincorse nelle ultime settimane attendevano una qualche conferma, vuoi perché giochi annunciati inizialmente per il 2021 (God of War 2 e Horizon 2) non sono nemmeno stati menzionati.
Insomma il materiale da infilare in questa flop 5 non manca di certo, quindi bando alle ciance e buttiamoci a capofitto nei momenti peggiori della conferenza, sempre in rigoroso ordine crescente.
Le cinque cose peggiori dello State of Play
5° posto -Oddworld: Soulstorm
Dell’uscita di questo titolo si sapeva già da tempo: personalmente non sono stato tra coloro che hanno giocato i capitoli precedenti, si tratta di un brand che ha fino ad ora avuto scarsa attrattiva nei miei confronti, ed essendo passati diversi anni dagli esordi, ritengo difficile che questa tendenza possa cambiare, anche se mai dire mai.
Quanto abbiamo visto nel trailer dello State of Play non ha fatto per nulla per far gridare al miracolo, e non che fosse sua intenzione ci mancherebbe, però nel 2021 quando ti aspetti di vedere qualche idea nuova almeno su PlayStation 5 e ti ritrovi ancora nei pochi panni di Abe, francamente qualche dubbio viene.
Il gioco sarà magari anche godibile, quello su cui si può avere da ridire è l’utilità e il senso di ripresentare anche su next ge (il gioco uscirà infatti sia per PlayStation 4 che PlayStation 5) un titolo di questa portata. Vedremo se ci stiamo sbagliando.
Oddworld: Soulstorm uscirà il 6 aprile e sarà scaricabile gratuitamente dagli abbonati del plus.
4° posto – Knockout City
Questo gioco pubblicato da Electronic Arts è una sorta di simulazione dall’impronta marcatamente action e arcade della palla avvelenata, conosciuta anche come dodgeball, in cui disputare partite 3 contro 3 o 4 contro 4.
Intendiamoci, il gioco sembra carino sopratutto in multiplayer e dall’alta accessibilità, quello che in un certo senso lo punisce è il fatto di essere stato inserito in uno State of Play molto atteso, in cui chi era incollato allo schermo bramava di avere notizie sul remake di Silent Hill, la data di uscita di God of War 2, qualche immagine di gameplay di Elden Ring.
Ritrovarsi poi il trailer di Knockout City è stato come risvegliarsi con una secchiata in faccia. Probabilmente se il gioco fosse stato presentato in un contesto caratterizzato da minor hype rispetto all’ultimo State of Play non avrebbe demeritato in questo modo.
Di chi la colpa cercheremo di capirlo più avanti.
3° posto – Final Fantasy 7 Remake Intergrade
Intendiamoci, la terza posizione nella flop 5 dei momenti peggiori riguardanti lo State of Play non vuole in alcun caso punire la natura del gioco, uno dei titoli per PlayStation 4 più belli usciti lo scorso anno, quanto la modalità e le scelte fatte che stanno alla base.
Presentare l’upgrade per PlayStation 5, che sarà gratuito per chi già possessore della versione base, è sicuramente un’ottima cosa, ma rendere questo il momento più alto della conferenza è sembrata più che una presa in giro.
Final Fantasy 7 Remake sappiamo essere un titolo diviso in più parti, pare tre anche se ancora non si sa per certo, e mentre tutti gli appassionati erano in attesa di sapere la data di uscita o almeno lo stato dei lavori della seconda parte ecco che Sony a sorpresa ti piazza l’upgrade della prima.
Viene da chiedersi quale sia il senso di tutto questo e perché portare avanti un lavoro di upgrade invece che concentrarsi al 100% sulla seconda parte del gioco, così da poter dare notizie certamente più attese da tutta la community. Peccato.
2° posto – lo State of Play
Seconda posizione della nostra flop ten la merita lo stesso State of Play. Ma non per la sua qualità, alla fine mezz’ora di conferenza, un titolo dietro l’altro, molti contenuti; insomma la confezione c’era.
Il problema è stato proprio il contenuto: programmare dopo mesi uno State of Play, con la PlayStation 5 uscita ormai da quattro mesi anche se tuttora introvabile, con le voci (mai confermate) di grandi titoli in lavorazione, con God of War 2 e Horizon 2 dati inizialmente in uscita nel 2021 ma di fatto spariti dai radar e con la notizia dello slittamento di Gran Turismo 7 rinviato al 2022 era lecito aspettarsi se non proprio qualche bomba, almeno qualche bombetta.
Invece la sensazione alla fine dei 33 minuti è stata quella di un forte amaro in bocca, come a dir la verità succede spesso in queste occasioni. Il possessore di PlayStation 5 sa cosa giocherà nei prossimi mesi certo, ma probabilmente non era quello che si aspettava e allora viene da chiedersi perché le aspettative degli utenti siano così spesso deluse.
Forse è davvero arrivato il momento di rivedere la strategia e la pianificazione, anche al netto dei problemi legati al Covid?
1° posto – la community di appassionati
Esatto, al primo posto ci siamo noi.
Noi che bramiamo ad ogni evento di questo tipo novità clamorose, annunci scoppiettanti, trailer mirabolanti e notizie esplosive che, nel 90% dei casi, rimangono solo nei nostri sogni.
Come detto sopra probabilmente una parte di colpa è da attribuire alle stesse case produttrici che direttamente o indirettamente alimentano aspettative che non possono (o non vogliono) soddisfare nelle tempistiche che gli appassionati si aspetterebbero.
Praticamente in ogni occasione successivamente a questo tipo di eventi mi ritrovo a leggere opinioni di giocatori e addetti ai lavori che fanno riferimento alla delusione per quello che si è visto; certamente molto spesso i contenuti sono molto più poveri rispetto a quanto ci si attendeva ma è anche vero che probabilmente dovremmo essere noi a chiederci cosa realmente aspettiamo di vedere da appuntamenti come questi, incolpando noi stessi ogni volta di far salire un hype in maniera completamente autonoma, senza reali responsabilità dirette da parte dei producer.
Forse con un livello di attesa inferiore saremo in grado in futuro di goderci questi eventi nella maniera giusta, così da non doverci poi sempre lamentare alla fine.