Un paio di giorni fa, in una di quelle domeniche un po’ anonime per il mercato videoludico, senza particolari uscite o eventi in-game, Steam ha raggiunto un picco di giocatori connessi contemporaneamente pari a 38,3 milioni. Giusto per contestualizzare un attimo, nel 2008 la piattaforma di Valve registrò un picco di 1,27 milioni di utenti attivi, all’incirca un trentesimo dei giocatori registrati domenica. Ovviamente correvano tempi diversi: Sony aveva venduto 12,85 milioni di PlayStation 3 a distanza di un anno dalla sua uscita, sfornando titoli su titoli, iniziando il così il processo di creazione di quell’utenza fidelizzata che al passaggio generazionale avrebbe garantito un grande stacco nei confronti di Xbox.
Apro una piccola parentesi: il pezzo che state per leggere non vuole essere una puntuale analisi del mercato e dei suoi macro-dati, ma piuttosto un piccolo sfogo nei confronti di una generazione console che onestamente sto faticando a non odiare; il record raggiunto da Steam mi ha fornito un assist in tal senso e infatti da cosa nasce cosa, ed infine eccoci qua. Chiusa la parentesi.
Un indice che parla da solo
In questi 16 anni il mercato console ha raggiunto il suo apice con PlayStation 4, piazzando circa 117 milioni di pezzi nelle case dei consumatori e circa 70 milioni dopo 4 anni dalla sua uscita. Se invece osserviamo la situazione odierna di PlayStation 5, il trend non sembra essere sulla stessa lunghezza d’onda con le sue 61 milioni di console piazzate. Eppure i numeri degli utenti che videogiocano stanno aumentando anno dopo anno, possibile che parte dell’utenza un tempo “sonara” si sia spostata su PC? Vedendo i recenti numeri è probabile.
Sulla generazione corrente sono stati spesi fiumi di parole e bene o male tutti conosciamo le ragioni per le quali siamo arrivati in questa situazione: una pandemia globale che ha rallentato l’intero mercato, tempi di sviluppo dei tripla A lunghissimi con conseguente aumento delle spese, modelli di gioco applicati malamente da multinazionali che pensano al soldo facile, acquisizioni miliardarie poco oculate e altro ancora. Ovviamente in fondo a questa catena di eventi c’è il povero consumatore che vorrebbe solamente giocare a qualcosa, oppure formulando la frase in un altro modo, il povero consumatore vorrebbe ricevere dei motivi che giustifichino l’acquisto della propria PlayStation 5 dopo aver fatto tre ore di coda digitale su Mediaworld ormai quattro anni fa.
Perciò, per i motivi sopracitati o altro, i giochi stanno faticando ad arrivare e le poche esclusive che sono uscite non riescono ad avere la forza per trascinare la generazione. Mettiamoci anche che molti dei giochi usciti sono disponibili per le console old-gen e il malcontento generale è presto spiegato. Ora, non sto dicendo che l’attuale mercato console sia in crisi – almeno a livello di vendite – ma negare che rispetto agli anni passati ci sia meno voglia di osare e di stupire l’utenza mi pare palese, almeno parlando in senso generale.
Abbiamo visto l’ascesa del modello GAAS che recentemente ha decretato la propria fine (simbolicamente e non solo) con Suicide Squad e con l’uscita e il ritiro di Concord; fine che però non è relativa al genere in sé, ma piuttosto è da vedere come segmento di investimenti da parte delle grandi aziende, che si spera abbiano capito che per avere una gallina dalle uova d’oro come Fortnite serva ben altro che sviluppare un generico FPS hero shooter.
Altra cosa da non sottovalutare è tutta la scena competitiva ovviamente, ancorata al PC gaming e diffusa ora più che mai da streamer e da eventi dal vivo spettacolari. Infine la ciliegina sulla torta, la presentazione di PlayStation 5 PRO piazzata a €800, senza lettore disco e stand verticale. Presi in esame tutti questi elementi mi viene in mente una sola cosa, seppur banale: “ma non è meglio farsi un PC da gaming a ‘sto punto?“. Come me immagino molti altre persone si siano fatti questa domanda e magari molti di loro hanno trasformato quel pensiero in fatti concreti e i numeri sembrerebbero confermare questa speculazione.
Caro Steam, per fortuna ci sei tu
Nella mia vita non sono mai stato un dedito pc gamer, certo, ho avuto le mie esperienze, ma Steam l’ho scoperto relativamente tardi, e per fortuna aggiungo. Dico così perché la piattaforma di distribuzione di Valve è un luogo dove perdersi è tanto facile quanto trovare un videogioco russo nel quale si rutta e basta. Se avessi avuto accesso a quel parco titoli – e soprattutto alle offerte – molto probabilmente non mi sarei neanche diplomato, ma arriviamo al punto.
Se non fosse per il mio amato pc, oggi non saprei veramente a cosa giocare, non avrei avuto modo di provare giochi assurdi e originali – Leximan tanto per dirne uno – e soprattutto il mio genere preferito, ossia gli RPG, non avrebbe brillato come meriterebbe: Skald, Tiranny, Shadowrun, Disco Elysium, Dread Delusion, Wartales, Last Epoch e la lista potrebbe continuare all’infinito.
Nonostante le problematiche che Steam ha, come ad esempio i giochi raccomandati che sono sempre gli stessi (anche basta farmi vedere GTA V, no?), non riesco a non vedere questa piattaforma come uno di quei cestini pieni di dvd negli autogrill: film scrausi, cinepanettoni, cult e perle nascoste a prezzi irrisori, pronti per essere afferrati e, molto spesso, lasciati in libreria senza mai essere aperti.
Quindi, caro Steam, grazie di esserci in questo momento così particolare e grazie per avermi “regalato” giochi che neanche le mamme degli sviluppatori sanno che esistono, concentrati di creatività che non hanno paura di osare e neanche di sbagliare, riportando il videogioco al suo stato dell’arte.