Il primo approccio che ho avuto con Steamburg è fra i più classici e usuali fra giocatori: in una giornata di nulla assoluto ho intrapreso un viaggio virtuale nello store di Nintendo Switch e, fra le mille immagini sfavillanti e colorate, subito un titolo ha attirato la mia attenzione. Un puzzle game sconosciuto, un titolo pluripremiato(???) mi stava guardando dritto nelle palle degli occhi ed è così che è iniziato il mio incubo. Ma cosa ci sarà di così terribile in questo gioco? Scopriamolo insieme in questa recensione.
Tesla sei tu? Mmh no, direi proprio di no.
Steamburg è un puzzle game con visuale isometrica in cui interpreteremo Vincent Cornelius Moore, uno scienziato intento ad arrestare una terribile invasione: degli enormi robot armati di lanciafiamme stanno assediando la città di Steamburg e noi siamo l’ultimo baluardo di speranza per i cittadini sopravvissuti. Vincent si troverà quindi a collaborare con le forze militari della città seguendo le tracce della sua amata Elizabeth, anche lei in fuga dalla metallica minaccia, cercando di portare a casa la pelle ad ogni incontro con un robot.
Il titolo presenta una struttura a livelli alternata da alcune fasi narrative composte da dialoghi e reperti di varia fattura che ci faranno comprendere maggiormente il contesto in cui si svolgerà “l’azione”. Sia chiaro, la narrazione in Steamburg è un semplice pretesto per farci spostare da un livello all’altro dato che il titolo non ha di certo la presunzione di essere un colossal.
D’altro canto, se le voci e le traduzioni italiane riescono comunque nell’intento di raccontare una storia, non si può dire lo stesso per i vari testi sparsi nel gioco, la maggior parte delle volte così piccoli da risultare illeggibili sullo schermo della portatile Nintendo. Se comunque ci volessimo soffermare, lente di ingrandimento alla mano, a leggere ed ascoltare i reperti per Steamburg ci imbatteremo in una narrazione essenziale ma ben fatta, forse l’unico vero punto a favore del gioco.
Un tedioso trenino
I livelli di Steamburg hanno tutti la medesima struttura composta da robot da eliminare, generatori da attivare e bobine di Tesla. Il protagonista può solo camminare e lanciare delle granate elettriche utili a bloccare l’avanzata dei nemici per qualche secondo, quindi il nostro scopo sarà quello di farci inseguire dai robot e di farli andare contro le bobine. Queste torri elettrificate però funzioneranno solo contro il primo malcapitato che ci si avvicinerà troppo, quindi, per farla breve, il nostro compito starà nel farci inseguire dai robot uno alla volta cercando di farli andare il più vicini possibile a questi letali marchingegni.
In ogni livello saranno sparse 3 sfere verdi da raccogliere che ci permetteranno di procedere nell’avventura: per prenderle dovrete sudare 7 camice dato che, se un robot ci passerà sopra, queste verranno distrutte costringendovi a resettare il livello se voleste prenderle tutte.
Questa struttura, che risulta estremamente semplice e banale fin dalle prime battute, funzionerebbe anche se i movimenti, le hit-box e le aree in cui robot hanno visione non fossero farcite da una miriade di problematiche. I bug e le imperfezioni infatti sono tantissime: non si riesce a capire il range di visione dei robot nè quello di attacco delle bobine, non si capisce perché Victor rallenti drasticamente la sua andatura se in prossimità di un muro, se le bombe attireranno gli avversari o se un passaggio è percorribile o meno.
Tutte queste problematiche nel feedback dei comandi, nelle strutture dei livelli, nei range di visione e quant’altro, rendono l’esperienza di gioco più una sofferenza che un divertimento. Come se non bastasse poi il protagonista e i suoi avversari sono lenti, ma così lenti, da trasformare la situazione di terrore di essere inseguiti da un robot in un imbarazzante e tedioso trenino di capodanno con nonni e parenti sconosciuti al seguito.
Il gioco sembra essere pensato in tutte le sue parti per essere fruito da smartphone e, guarda il caso, andando a cercare informazioni a riguardo, lo si trova rapidamente sugli store dei telefoni. Steamburg è infatti disponibile su Android e iOS e, probabilmente su quella piattaforma, il sistema di comandi potrebbe risultare meno indigesto fatto sta che su Nintendo Switch il gioco è quasi ingiocabile.
Anche l’occhio vuole #essere fulminato#
Il titolo purtroppo non riesce a salvarsi neanche quando lo si guarda esclusivamente nella sua parte estetica. Steamburg sembra un gioco uscito oltre 10 anni fa e nemmeno la direzione artistica riesce a migliorare la sua situazione. I robot, che nelle belle immagini presenti durante i caricamenti dovrebbero essere enormi e letali, sono alti quanto il protagonista e sembrano dei semafori, le case invece sono minuscole, i fucili al contrario sono alti 2 metri e mezzo. L’acqua poi è un vero e proprio pugno negli occhi per non parlare dei fulmini sprigionati dalle bobine e del fuoco emesso dai robot.
Unica componente che può essere salvata, escludendo i fastidiosissimi effetti sonori, è quella musicale. La colonna sonora infatti, pur risultando un po’ troppo ripetitiva alla lunga, riesce nell’intento di creare la giusta atmosfera per accompagnare le nostre azioni in gioco.