Nonostante il genere sci-fi sia uno dei più inflazionati nel mercato videoludico, i ragazzi dell’italianissima Storm in a Teacup sono riusciti nell’impresa di concepire un prodotto che riesce a diversificarsi dalla concorrenza, presentando un gameplay con idee fresche e dal buon colpo d’occhio, seppur con qualche passo falso. Abbiamo provato la demo di Steel Seed e questa è la nostra anteprima.
Steel Seed: che vuol dire essere umani?
In Steel Seed prenderemo il controllo di Zoe, un androide da combattimento con un innato senso dell’umorismo e dalle capacità sovraumane. Ad accompagnarci ci sarà Koby, un drone volante che comunicherà un po’ come R2-D2, a suon di bip. Il mondo di Zoe è un luogo che ha perso qualsiasi traccia di umanità: ogni strada, ogni costruzione e persino ogni abitante sono un lontano ricordo di tutto ciò che lo abitava, un passato ormai sostituito da freddi mura metalliche e da robot impazziti. In tutto questo, l’unica traccia di umanità sembra essere rimasta all’interno di Zoe, che ha intrapreso una missione, per ora misteriosa, guidata dall’altrettanto misterioso S4VI.
Il tema, sfortunatamente, è uno dei più abusati nell’intero medium, il recente Stellar Blade (di cui puoi leggere la nostra recensione) lo ha già trattato, così come i vari NieR: che vuol dire essere umani? Dove sta il limite tra uomo e macchina? Ovviamente è troppo presto per trarre conclusioni e Steel Seed sembra aver messo in campo una sostanziosa componente narrativa, visto che l’intero titolo è stato doppiato in inglese, perciò daremo un giudizio finale una volta uscito il gioco completo.
Action o Stealth?
Steel Seed si presenta con una dicitura ben precisa, scritta dagli stessi sviluppatori: action-stealth game, ed a tutti gli effetti è così. A prima vista il titolo di Storm in a Teacup potrebbe sembrare un action puro, abbiamo la nostra arma melee con i classici attacchi veloci e attacchi pesanti, abbiamo la nostra schivata con tanto di schivata perfetta, abbiamo il nostro salto e doppio salto, insomma, tutti gli elementi contraddistintivi del genere action. Ma il gioco introduce tutta una serie di meccaniche stealth che cambiano completamente le carte in tavola.
Non può mancare il classico “crouch“, ossia l’abbassarsi per mantenere un profilo basso e aggirare i nemici senza farsi notare, per poi metterli KO con un solo colpo oppure tentare di hackerarli per modificare il loro comportamento. Non mancano neanche le zone con “l’erba alta“, qua rappresentate come griglia di energia blu ma che funzionano allo stesso modo di quelle già viste in molti altri titoli. Fin qua sembrerebbe tutto nella norma, quindi dove sta il guizzo di originalità di Steel Seed? La risposta è Koby, il piccolo drone che ci starà sempre a fianco.
Oltre ad essere un companion, Koby è un pezzo importantissimo dell’intera struttura ludica del titolo: il drone potrà essere equipaggiato con varie abilità, tutte sbloccabili dal relativo albero, che consumeranno proiettili per poter essere utilizzate. In gioco, questo si traduce nell’avere la possibilità di prendere la mira e sparare colpi da fuoco contro i nostri avversari, oppure lasciare cadere granate o mine nel caso venissimo scoperti da un numeroso gruppo di nemici.
Oltre a dare una bella diversità al combat system, non proprio brillante, i gadget di Koby potranno essere utilizzati per risolvere vari puzzle ambientali e non solo: con la pressione del tasto direzionale “su”, prenderemo il controllo di Koby con una visuale in prima persona e potremo svolazzare a giro per l’area, sia per risolvere i suddetti puzzle, sia per fare un vero e proprio scouting della zona e segnare le posizioni dei nemici. Ovviamente in questa modalità potremo anche sparare ai robot avversari e creare un po’ di scompiglio prima di attaccare con Zoe, un espediente di gameplay che ho trovato veramente ben pensato.
Un mondo freddo e metallico
Steel Seed è stato interamente sviluppato con Unreal Engine e lo si può ben vedere: le avventure di Zoe prenderanno vita all’interno di un complesso sotterraneo completamente gestito dalle macchine. In lontananza potremo osservare enormi gru meccanizzate che spostano container o carcasse di robot mastodontici, guizzi di lava che riflettono sulle superfici scintillanti dei ponti in metallo, respireremo un’aria rarefatta e pesante, facendoci costantemente ricordare cosa vuol dire perdere gli elementi naturali che contraddistinguono il nostro mondo. Dal punto di vista del design il titolo non brilla particolarmente ma gli scenari che propone sono molto suggestivi alle volte.
Altra pecca, forse la più evidente, è legata alle animazioni, soprattutto quelle di Zoe che sarà costantemente sotto i nostri occhi. Il problema maggiore è legato alle animazioni di combattimento, poco fluide e un po’ “legnose”, mentre quelle riguardanti gli spostamenti della nostra protagonista sono leggermente migliori. Riguardo a questo, gli sviluppatori hanno messo una grande enfasi sul sistema di esplorazione di Steel Seed, caratterizzato da un level design alla “Prince of Persia“, fatto di appoggi da scalare e muri da percorrere a corsa, creando un sistema di livelli ben congeniato, soprattutto se messo in relazione alla natura stealth del titolo.