Le storie di naufraghi sono presenti da oltre due secoli nei medium d’intrattenimento: il senso di spaesamento unito alla paura di non riuscire a sopravvivere sono sempre stati la forza portante di questa tipologia di narrativa e del loro successo: basti pensare a Cast Away, film di successo diretto da Robert Zemeckis, oppure al capostipite del genere Robinson Crusoe, romanzo d’avventure scritto da Daniel Defoe nel 1719.
Stranded Sails – Explorers of the Cursed Islands si avvale di questo stile per raccontare la propria storia e introdurla nell’ambito videoludico: nonostante le trame piratesche non siano nuove nei videogiochi, Stranded Sails ce la mette tutta per differenziarsi in vari aspetti, dallo stile di gioco alla grafica low poly ma accogliente.
Ma come si sarà comportato questo Stranded Sails? Il gioco regge la candela?
Noi di iCrewPlay abbiamo provato il gioco su PlayStation 4: ecco a te la nostra recensione!
Siete pronti a salpare?
Un sogno irrealizzabile
Appena avviato Stranded Sails dovremo scegliere il nome e il sesso del nostro personaggio: qualunque sia la scelta, il nostro alter ego virtuale sarà un adolescente, pronto a lasciare la sua trasandata città natale insieme a suo padre Charles e ai membri dell’equipaggio. La meta? Un lontano paese dal clima prevalentemente nivale.
Giusto il tempo di svolgere gli ultimi convenevoli e siamo pronti a salpare: dopo aver conversato brevemente con gli altri compagni di viaggio e compreso i loro ruoli sulla nave, giunge la notte. Proprio durante questa, arriva una tempesta che distrugge l’imbarcazione.
Ci risveglieremo su un’isola deserta: il nostro compito sarà quello di stabilizzarsi, trovare tutti i membri dell’equipaggio e ripartire.
Nonostante la trama dall’incipit promettente, il giocatore potrebbe comunque annoiarsi prima della conclusione della storia: i problemi sono forse da ricercare in una narrazione composta da personaggi stereotipati e poco caratterizzati, oppure nella poca incisività della scrittura.
Tutto sommato, il tempo passato in compagnia dell’equipaggio potrà risultare piacevole, specialmente tenendo in conto la breve durata della campagna principale, che si appresta attorno alla dozzina di ore.
Farmville + arcipelago = Farmisle
Come avrai già capito dal singolare titolo, Stranded Sails contiene un gameplay survival: garantire la nostra salvezza sull’isola sarà tutt’altro che impossibile, tuttavia, il consiglio è mai riposarsi sugli allori.
Il gioco ruota attorno alle scorte che riusciremo a procurarci: per farlo bisognerà coltivare qualsiasi seme abbiamo trovato. Fiola sarà lieta di mettere a nostra disposizione il suo piccolo terreno da orto, consentendoci così lo spazio giusto per accrescere i nostri viveri: grazie a semi, pazienza, dedizione e qualche secchiata d’acqua, le piante ci forniranno il necessario per vivere la giornata.
Le verdure o la fauna marina che pescheremo saranno di grande aiuto per le nostre fasi esplorative: camminare con il nostro naufrago consumerà infatti stamina, che potrà essere recuperata scegliendo di mangiare o dormendo nella stiva (quel che ne rimane).
Una meccanica aggiuntiva di vitale importanza è quella di cucinare: nel gioco infatti sarà possibile sfruttare i viveri e la nostra inventiva per realizzare dei pasti che ci forniranno maggiore energia. Oltre ad essere davvero divertente, risulta anche utile: è consigliabile infatti fornirsi di un buon numero di scorte ogni volta che si esplora il mondo di gioco.
Uno dei motivi per cui è consigliato esplorare dopo essersi rifocillati, è sicuramente per fronteggiare i ghoul scheletrici che complicheranno le nostre spedizioni: in questi frangenti, il gioco addiziona al gameplay dei timidi accenni di combat system, in stile hack’ n slash, che in realtà si rivela un’aggiunta sterile e piuttosto arginale, o almeno poco approfondita.
La presenza di mappe del tesoro inoltre risulterà essere una feature gradevole, ma pur sempre messa in secondo piano rispetto all’agricoltura e alla pesca: insomma, sotto questo aspetto i ragazzi di Lemonbomb hanno cercato l’inventiva in grado di rivoluzionare il genere, ma quel che balza nella mente del giocatore risulta essere abbastanza acerbo.
Racconti di spiagge, mari e correnti
Il comparto grafico di Stranded Sails è realizzato in modo approssimato, ma nonostante questo si rivela essere molto gradevole: anche se predilige uno stile minimal, dovuto prevalentemente all’uso di poche texture in monocolore, la grafica in game riesce ad esaltare l’atmosfera, complice il fatto di potersi vantare di modelli poligonali abbastanza convincenti anche se in low poly. Mischiando il tutto si finirà con l’apprezzare il comparto tecnico per lo stile artistico e per l’empatia che questo arcipelago affascinante ci propone.
Le nostre avventure verranno accompagnato da un buon comparto sonoro, con musiche prevalentemente ambientali che andranno ad accrescere la sensazione di rilassamento e calma che vige nel gioco: unite al rumore delle onde del mare o dal garrito dei gabbiani in lontananza, la colonna sonora creerà un sottofondo sonoro abbastanza valido.
In conclusione
Stranded Sails – Explorers of the Cursed Islands è un survival tutto sommato gradevole, seppur deve far fronte ad alcune meccaniche poco inerenti e a tratti superficiali.
Ciononostante, il titolo riuscirà ad accontentare sia gli appassionati del genere che i neofiti, grazie anche all’accessibilità del gioco: nonostante la noia possa sopraggiungere prima di scoprire il finale di trama, Stranded Sails riuscirà nell’intento di intrattenere i giocatori più audaci, propensi a passare delle ore di gioco calme e tranquille.