Le avventure grafiche sono da sempre una delle mie tipologie di videogiochi preferiti e, chiaramente, il mio interesse per Stray Gods: The Roleplaying Musical è stato immediato! Un po’ perché si parla di un’avventura grafica e un po’ perché l’elemento fondamentale del progetto è il musical, come si evince dal titolo stesso del gioco, tipologia di film che adoro, essendo cresciuto a pane e Disney come buona parte dei ragazzi degli anni ’90.
Ieri era zero…
Stray Gods parla degli dei dell’antica Grecia e lo fa attraverso canzoni e misteri che, quasi in maniera automatica, mi hanno portato con la mente al film del 1997 della Disney, Hercules, che raccontava le fatiche del giovane figlio di Zeus nelle terre mortali. In Stray Gods non ci allontaniamo tanto dalla tematica di cui sopra, ma partiamo dalle basi!
Gli dei greci sono tra noi, nel ventunesimo secolo, e la nostra protagonista, Grace, si ritroverà coinvolta suo malgrado in un omicidio che dovrà trovare risposta. Una delle Muse, dee ispiratrici delle arti, è stata uccisa ma, prima di morire, concederà a Grace i suoi poteri, rendendola un Idolo, una sorta di araldo della divinità. Da questo momento tutti i dibattiti e le difficoltà che ci troveremo ad affrontare saranno sotto forma di canzoni, grazie ai poteri della Musa ereditati da Grace, e saremo noi a decidere come si svolgeranno.
… oggi è una guerriera!
Ogni scelta che compiremo, durante le normali conversazioni, o nel corso delle canzoni che ascolteremo, porterà a risultati differenti. La nostra protagonista potrà scegliere uno stile caratteriale (affascinante, intelligente e spavalda) con il quale potrà avere delle risposte aggiuntive durante le varie colluttazioni verbali con le divinità. Ognuno di questi percorsi ci porterà a un risultato differente e a variazioni sulle canzoni che, se vorremo concludere la nostra corsa al platino, dovremo ascoltare necessariamente. Anche le relazioni con le varie divinità disponibili saranno modificate dalle nostre scelte e sarà sempre il giocatore a decidere se, e quanto, spingere per intrecciare i destini della nostra protagonista con un comprimario piuttosto che con un altro.
Ti vada o no
Il titolo è magistralmente scritto rendendo la storia veramente interessante e ricca di particolari. Potrai decidere se approfondire i vari segreti di ogni personaggio oppure correre rapidamente alla conclusione per ascoltare il prossimo pezzo, tutto è nelle tue mani. Le musiche sono orchestrate ed eseguite da un cast stellare: ti sentirai come se fossi proprio lì sul palco.
Con migliaia di potenziali variazioni basate sulle tue scelte, creerai una colonna sonora per la tua esperienza musicale unica nel suo genere. Alcuni dei brani che ascolterai continueranno a risuonarti in testa anche dopo avere concluso il titolo, “Adrift” e “I Can Teach You” sono solo alcuni dei più belli che ascolterai e, il fatto di essere tu l’artefice di tutto questo, ti renderà ancora più partecipe della storia che starai vivendo nei panni di Grace.
Ce la posso fare!
Indubbiamente sì, Stray Gods ce la può fare! Il titolo sviluppato da Summerfall Studios ed edito da Humble Games risulta intrigante e divertente da ascoltare e da vivere ma non da giocare. Mi spiego: la componente di gameplay che ci potremmo aspettare da un’avventura grafica, magari abituati a titoli come Detroit: Become Human o Life is Strange, risulta completamente assente all’interno di Stray Gods.
Vuoi andare a parlare con Apollo? Puoi cliccare X sul menù a tendina ed eccoti catapultata da Apollo, zero movimento, siamo già lì. Vuoi andare a parlare con Hermes? Tale e quale, premi X ed eccoti arrivato. Questo ai fini del mero gameplay è una pecca ma, ai fini dell’immersività narrativa non guasta di certo, limitando la capacità di movimento del giocatore e concentrando quindi tutta la nostra attenzione sulla storia.
Stray Gods e le tematiche sociali
Un’importante nota è la cura e l’attenzione con cui gli sviluppatori hanno deciso di affrontare alcune tematiche presenti in Stray Gods e decisamente contemporanee e spinose. Un’esempio tra tutti è la tematica del suicidio che viene trattata durante l’atto II del titolo e durante il quale saremo tirati in causa e dovremo dire la nostra, chiaramente sfruttando la voce della nostra protagonista durante una canzone a tema.
Ma questa non è l’unica tematica che ho notato essere presente, in un periodo storico in cui la lotta di genere è costantemente sotto i riflettori non potevano chiaramente mancare riferimenti all’interno di questa opera che vuole affrontare la vita dei giovani di oggi, per quanto fantasioso sia il mondo che li circonda.