Sviluppato e pubblicato da Capcom, Street Fighter 6 è l’ultimo e attesissimo capitolo della saga picchiaduro che ha contribuito a segnare la storia di un medium. Dopo il controverso quinto capitolo, Ryu, Ken e compagni tornano per insegnarci come si menano le mani e calci con stile e precisione. Lo fanno con un capitolo sorprendentemente accessibile e coraggioso sotto diversi punti di vista. Noi abbiamo affrontato innumerevoli combattimenti su PlayStation 5 e questa è la nostra recensione.
Street Fighter 6 – mai così single player
Quando si parla di Street Fighter, come di qualsiasi altro picchiaduro, il pensiero corre inevitabilmente alle sfide tra giocatori. A quel multiplayer fatto di ranking, sfide giornaliere, classifiche da scalare o scontri amichevoli tutti da personalizzare. Sfide che dai cabinati di una sala giochi hanno infranto i limiti dello spazio, sfruttando appieno il multiplayer online e permettendo di sfidare il mondo intero. E tutto questo, è ancora vivo e pulsante in Street Fighter 6 ma non è da solo. L’ultima fatica Capcom, infatti, ci sorprende con ben due pacchetti dedicati ai combattenti solitari.
Iniziamo dal classico, l’Arcade. Questa modalità, che da sempre accompagna la saga, non perde il suo smalto nonostante la mancanza di nomi noti all’interno del proprio roster. Un vuoto che gli appassionati sentiranno eccome. Ma le vicende procedono e chi ha letto il nostro approfondimento sulla storia della saga, saprà già che questo capitolo si pone cronologicamente dopo ogni evento già condiviso. Siamo in un nuovo capitolo, con volti noti e iconici ma altrettante facce inedite. Come è inedita la nuova “minaccia”.
Il sistema Arcade non muta la sua formula originaria e le storie, ancora una volta, sono raccontate da gradevoli artwork statici con doppiaggio in sottofondo. Artwork concentrati, come da prassi, prevalentemente all’inizio e alla fine della singola sessione arcade per un totale di tre: uno all’inizio della storia, uno poco prima del boss finale e uno alla conclusione). Ogni personaggio ha una sua storia e ogni storia può liberamente essere affrontata attraverso cinque o dodici stage (a scelta dell’utente). Se te lo stai chiedendo, sì, tornano i “bonus level” con tanto di camion da demolire velocemente concatenando combo su combo.
C’è da segnalare che non tutte le trame brillano e anzi, alcune sono meramente accessorie ma d’altronde non sono mai mancate. Dispiace che non tutti i personaggi riescono a ritagliarsi un giusto spazio ma essendo comunque 18, c’è davvero un po’ di tutto. Il nostro consiglio, neanche a dirlo, è quello di viverle tutte nel tentativo di riunire il vasto e in parte caotico, mosaico narrativo che caratterizza la saga di Street Fighter. Inoltre, non nascondiamo, che alcuni nuovi personaggi potrebbero riservare non poche sorprese come il pacatamente carismatico JP (che ricorda neanche troppo velatamente il “buon” M. Bison). Ma non aggiungiamo altro, lasciamo a te il piacere di conoscere i nuovi volti e di rivedere i vecchi amici.
Quello che ci teniamo a segnalare, però, che questa volta non c’è una “macro trama” alla Street Fighter 5. Anzi, chi cerca una trama lineare, con un grande cattivo da sconfiggere o grosse rivelazioni sulla lore della saga, potrebbe restarne in parte deluso. Non c’è molta “storia” in questo capitolo, anzi, narrativamente parlando sembra più una fase di transizione post-Bison il cui vuoto si percepisce abbastanza. Ma come accennato, la modalità Arcade non è la sola del pacchetto di Street Fighter 6, anzi.
Posizionata a sinistra delle tre grandi modalità di gioco e con un set di trofei interamente dedicato, la modalità World Tour è la vera portata principale, nonché la più innovativa, di tutta l’esperienza dell’ultimo capitolo di Street Fighter. Qui gli sviluppatori si sono divertiti a creare un vero e proprio luna park dove scorrazzare in giro per le strade a menare gente, salendo di livello, affrontando missioni di vario genere, mescolandosi a un sapiente e gratificante uso del fan service e condendo il tutto con una storia quasi di “formazione” che riesce a tenere incollati allo schermo (e che regala anche risvolti narrativi di un certo livello). Ma procediamo con ordine.
In World Tour, sarai chiamato a creare un tuo alter ego, utilizzando un editor estremamente dettagliato e che permette anche di deformare parte del corpo. E credici, puoi creare veramente delle mostruosità inenarrabili (abbiamo visto cose all’interno del Battle Hub che abbiamo ancora gli incubi la notte). Scherzi a parte, l’editor non ha nulla da invidiare ad altri titoli, permettendoti di giostrare dettagli di vario genere per creare il tuo lottatore unico e inimitabile.
Ecco, creato il proprio avatar, World Tour ti farà accedere a un breve tutorial, presentandoti il tuo primo maestro: Luke. Sì, esatto, siamo un allievo e in quanto tale inizieremo dalle “noiose” basi. La prima lezione, ad esempio, sarà camminare. Ma dal camminare all’effettuare combo devastanti, è un battito di ciglia. Come è un battito di ciglia ritrovarsi a sfidare giganteschi leoni, menare i passanti, preparare una pizza a tutta velocità per raggranellare monete extra per acquistare un cappello rosa con cui aumentare la difesa e tanto, tanto altro.
World Tour è un vero e proprio gioco nel gioco, dotato di una storia dal ritmo folle e privo di controllo. Passiamo da momenti assolutamente trash e indescrivibili, nonché imprevedibili, ad altri più seriosi, passando per lezioni di vita, missioni assolutamente inutili e tanto, tanto altro. Non mancano legami, anche importanti, con la lore principale del titolo e la possibilità di approfondire la storia dei vari maestri del gioco. E se te lo stai chiedendo, i maestri sono i personaggi principali del roster di Street Fighter 6.
World Tour e Arcade, insieme, offrono un pacchetto narrativo che si fa perdonare completamente qualsiasi mancanza. World Tour, da solo, può sforare le venti ore tra missioni principali e secondarie e ti assicuriamo che comunque ci sarà sempre qualcosina da recuperare, o un punto della mappa da guardare meglio o un richiamo al mondo di Capcom. C’è tanto da vedere, scoprire, collezionare e soprattutto da giocare. Quindi bando alle ciancie e andiamo a menare due pugni!
World Tour – ossia Street Fighter che incontra il gioco di ruolo
Street Fighter 6 si suddivide in tre modalità principali: World Tour, Battle Hub e Fighting Ground. Partiamo dal World Tour. Abbiamo già anticipato che si tratta di una storia di formazione e che vedrà coinvolto il nostro alter ego (tutto da personalizzare) che si interfaccerà con le vecchie e nuove glorie dell’ultima fatica Capcom. Ma cosa è realmente World Tour? In breve possiamo affermare che si tratta di Street Fighter che incontra i rudimentali di un classico gioco di ruolo, con combattimenti da picchiaduro semplificato e con una serie di open map piene di missioni (principali e secondarie), attività secondarie di vario genere, negozi e collezionabili.
Eccoci quindi a prendere il comando del nostro personaggio con visuale in terza persona e la possibilità di ruotare la telecamera a 360°. Il tutto in un’area destinata gradualmente ad espandersi sempre di più e sviluppata, sorprendentemente, anche in verticale (seppur il nostro personaggio non è dotato di un salto, può comunque scavalcare oggetti o utilizzare apposite scale). Guidare il nostro personaggio in giro per le mappe di gioco, la cui dimensione è modesta (non può competere con un open world) e decisamente gratificante per impatto visivo (nonostante graficamente sia l’elemento più debole delle tre modalità), quantità di contenuti e immediatezza ludica.
Girovagare lungo le strade è divertente. Diverte soprattutto la possibilità di poter sfidare chiunque (e di poter anche utilizzare un’opzione, un po’ scomoda e vecchio stile, per cambiare il giorno e la notte, mutando così anche la tipologia di sfidanti). Ogni cittadino, che sembra uscito direttamente dallo stesso editor del nostro protagonista, è un potenziale sfidante. In quanto tale, è dotato di un proprio livello ben visibile su schermo e di un set di mosse che richiamano, direttamente o meno, uno o più stili dei personaggi principali di Street Fighter 6. Sfidare i passanti, dai bambini alle vecchiette, passando per sputafuoco, commercianti, uomini d’affari, gang di vario genere e quant’altro è terribilmente divertente. Può sinceramente creare assuefazione.
Ma se la gran parte dei cittadini non alzeranno un dito se non decidiamo di affrontarli direttamente noi, in giro per la mappa ci saranno anche terribili sfidanti. Questi, localizzabili sulla pratica mini mappa con i consueti puntini rossi, si scaglieranno subito su di noi pronti a scontri di vario genere (da cui potrai anche fuggire). E parlando di scontri, può capitare di trovarci ad affrontare più di un nemico insieme. E se ti stai chiedendo com’è il livello di difficoltà, ebbene, non è affatto da sottovalutare. Ma a conti fatti, sta tutto a te plasmare la tua strada. Non scherziamo, il protagonista parte col set di mosse di Luke e una serie di statistiche di base ma già durante le prime missioni (che fungono da comodo e intuitivo tutorial) scoprirai che potrai personalizzarlo in moltissimi modi.
Oltre alle mosse suddivise in set (che a loro volta hanno un proprio livello di esperienza che aumenta all’aumentare dell’utilizzo del relativo set) che potrai apprendere dai vari maestri (con missioni apposite), il nostro eroe ha una serie di statistiche (proprio come in un gioco di ruolo) che aumentano all’aumentare del livello ma non solo. A seconda del tipo di abbigliamento indossato, alcune caratteristiche aumenteranno ulteriormente. Il personaggio salirà di livello ottenendo XP e questa la si ottiene completando le varie missioni e trionfando durante gli scontri opzionali con i cittadini.
Ma non solo, oltre alle statistiche, il World Tour di Street Fighter 6 include un sistema di abilità con tanto di rami a scelta. I punti abilità che si ottengono ogni volta che sali di livello e possono quindi essere spesi per ulteriori bonus passivi e abilità extra in una serie di ramificazioni che andranno ad ampliarsi man mano. E oltre all’esperienza, altro elemento essenziale sono i soldi (qui dette “miglia”). I soldi si ottengono in svariati modi: dalle missioni, distruggendo gli oggetti in giro per la città, raccogliendo le monete sparse in giro (speso in luoghi elevati e/o non facilmente raggiungibili) o completando i “lavoretti”.
I “lavoretti” sono dei veri e propri minigiochi suddivisi in livelli di difficoltà e con una propria classifica interna, oltre che un sistema di sfide che spinge a superare i propri limiti per ottenere ricompense e denaro extra. Queste attività, assolutamente opzionali ma utilissime per ottenere velocemente soldi da investire in equipaggiamento migliore per rafforzare il nostro eroe, spezzano il ritmo ludico e offrono una varietà lodevole seppur non brillino per originalità o spessore. E ci sono ancora tantissimi altri elementi che vanno a rendere il World Tour un gioco sorprendentemente completo (basti pensare che il menù di gioco è il nostro smartphone con tanto di app di vario tipo con cui interagire) e innovativo (per la saga Capcom).
Parlando invece di livello di difficoltà. il World Tour di Street Fighter 6 si rispecchia in parte nel sistema da gioco di ruolo dove, un nemico di livello più forte, sarà – ovviamente – più difficile da abbattere. Ma occhio, difficile non significa impossibile. Certo incassare un pugno di un nemico di diversi livelli maggiore al tuo significa ricevere un danno estremamente maggiore rispetto al normale, ma un buon guerriero saprà resistere e trionfare comunque. Soprattutto se si riescono a padroneggiare al meglio le regole del gioco.
Regole del gioco
Street Fighter 6 compie una rivoluzione interna non indifferente presentando ben tre sistemi di combattimento: classico, moderno e dinamico. Il primo è quello di sempre, quello che ha reso Street Fighter 6 unico, complesso, stratificato. Quello che consuma le dita, che allena la memoria, che richiede accuratezza, velocità e una pianificazione elastica oltre che una conoscenza perfetta del proprio guerriero. Il sistema classico ha un layout a sei input e che permette di controllare nel modo più preciso possibile il proprio guerriero.
Il sistema moderno, invece, rende l’esecuzione delle mosse speciali più semplici, con un layout a quattro input, sacrificando il numero di attacchi a disposizione (con alcuni che restano eseguibili unicamente col sistema classico) ma rendendo l’esperienza più accessibile e veloce. Questa è una vera e propria rivoluzione all’interno della saga. Col sistema moderno, Capcom invita qualsiasi utente ad avvicinarsi alla propria saga, offrendo un accesso più semplice, meno ostico ma non per questo facile. Non è una scorciatoia e se è vero che è richiesta meno memoria e meno rapidità d’azione (proprio in termini fisici: dita che si consumano sul pad) è altrettanto vero che il range di azioni moderne è più limitato.
Non mancheremo dall’approfondire ulteriormente questa decisione di Capcom anche alla luce del fatto che Classico e Moderno sono entrambi utilizzabili anche nei ranking online all’interno delle opzioni del Fighting Ground (oltre che selezionabili liberamente sia nell’Arcade che nel World Tour). Al momento vediamo questa decisione in ottica positiva in quanto avvicina più gente al mondo di Street Fighter, donando nuova linfa alla saga e concedendo occasioni anche a chi è meno portato al genere. Tutti possono giocare, tutti possono divertirsi. E non è forse questo lo scopo finale di un videogioco?
Veniamo ora all’ultimo sistema di combattimento, quello dinamico. Questi è un’ulteriore semplificazione del moderno con azioni e combo praticamente automatiche (e che cambiano in base alla situazione) se non proprio “guidate”. Non per niente questo sistema è utilizzabile esclusivamente in opzioni offline e sfide in locale, fungendo da mero addestramento per chi è ai primi passi nel duro ma divertente mondi di Street Fighter. Un’opzione, ancora una volta, che approviamo. L’ennesima mano tesa a tutti i giocatori, nessuno escluso.
E parlando di mano tesa, Street Fighter 6 ha un quantitativo enciclopedico di tutorial. Con prove, allenamenti, dettagli tecnici, demo visive. C’è tutto il necessario per apprendere le basi in modo graduale e salire man mano di livello. E non solo, questo sistema capillare d’apprendimento è condiviso per ogni singolo personaggio, offrendo uno strumento potente e vasto per poter padroneggiare al massimo qualsiasi lottatore del roster. Il tutto con un’ulteriore suddivisione tra i sistemi di combattimento che, come già detto, hanno un set di comandi diverso. Ma nulla vieta di passare da un sistema all’altro e di goderseli entrambi.
Ma scendiamo ora nel dettaglio tecnico per sviscerare un sistema di combattimento stratificato, vario, divertente, appagante e che non nasconde sorprese. La prima si chiama la barra Drive. Questa, sempre visibile a schermo, è suddivisa in sei tacche e ha diverse funzionalità come i Drive Impact. Si tratta di una mossa di sfondamento in grado di assorbire due attacchi avversari (con alcune eccezioni) che letteralmente sfonda un colpo avversario e allo stesso tempo contrattacca (in modo anche decisamente scenico e galvanizzante). Inoltre, i Drive Impact possono sfondare la parata nemica quando questi è all’angolo offrendo ulteriori vantaggi strategici.
Le Drive Parry servono per liberarsi rapidamente di un nemico quando questi ti ha messo alle strette (occhio però che sono inefficaci alle prese). Efficaci sia contro gli attacchi in piedi sia contro quelli da accovacciato, se eseguito con successo, le Drive Parry riempiranno parzialmente l’indicatore Drive e, in caso di Perfect Parry (ottenibile all’esecuzione di un Drive Parry nel momento esatto in cui l’attacco nemico va a segno e riconoscibile da una breve fase “a rallentatore”), garantisce preziosissime occasioni di contrattacco devastanti.
Ma non bisogna abusare dell’indicatore Drive in quanto, se completamente vuoto, si entra in un terribile stato definito: Burnout. Questo stato, temporaneo, ti offre un malus non indifferente in quanto, se vieni colpito con un Drive Impact mentre sei all’angolo, verrai brutalmente stordito e quindi impossibilitato a muoverti o reagire. Inutile dire che, questo stato, anche se dura pochi secondi, può risultare fatale.
Oltre al drive, ritroverai le immancabili prese (vecchie e nuove) e dovrai tener conto anche dell’indicatore delle Super Art. Questa barra può raggiungere un massimo di tre livelli e già al raggiungimenti del primo livello, potrai eseguire una Super Art. Per chi non lo sapesse, questa barra si riempie mandando a segno gli attacchi o quando se ne subiscono ed è una risorsa preziosa che va ad amalgamarsi a un sistema di combattimento maturo e ancora una volta, estremamente ramificato e appagante da padroneggiare.
Fighting Ground
In questa modalità, accessibile dal primissimo menù di gioco, racchiude in sé quello che, nella maggior parte degli altri Street Fighter, rappresentava la portata di gioco principale. La già citata modalità Arcade ancora il titolo alla sua storia classica, innovando poco e osando in modo timido in termini narrativi ma garantendo comunque ore di gioco appaganti e un quantitativo di chicche extra da non sottovalutare. Senza contare il grado di sfida che conferma un’IA ben sviluppata e che al massimo del suo livello (l’ottavo) può offrire sfide agguerrite.
Non manca la modalità versus, sia 1vs1 sia personalizzabile con la possibilità di giocare anche a squadre. La modalità Allenamento e quella Pratica racchiudono in sé i tutorial e le sfide d’apprendimento e padronanza dei rispettivi personaggi di cui abbiamo già steso le lodi mentre la modalità Speciale al momento include la possibilità di effettuare una Battaglia Estrema. Si tratta di combattimenti con regole inedite e anche abbastanza stravaganti che variano ulteriormente la tipologia di gioco fungendo da gradevole e fugace diversivo.
Battle Hub e online
Togliamoci subito il pensiero: il netcode di Street Fighter 6 funziona, è solido e non ci ha dato problemi. Attese praticamente nulle, possibilità di giocare col mondo in modo rapido e veloce. Il tutto con il crossplay già in funzione, un sistema di server che, soprattutto nella modalità Battle Hub, funziona egregiamente. La qualità e la vastità delle opzioni a disposizione è innegabilmente positiva. Capcom ha fatto tesoro dei propri errori e il pacchetto che garantisce con quest’ultimo capitolo non può che regalare soddisfazioni agli amanti del multiplayer online.
Ma procediamo con ordine. Cos’è il Battle Hub? Si tratta di un ambiente online che richiama le sale gioco (con una spruzzata dal sapore futuristico) in cui poter interagire con gli altri avatar dei giocatori direttamente usando il proprio (che può combaciare col personaggio ideato nel World Tour). Qui è possibile, ad esempio, eseguire combattimenti di vario genere con giocatori di tutto il mondo, sfidandoli anche col proprio guerriero del World Tour (e relative statistiche e set di mosse mutate). Questo può portare a lotte decisamente sbilanciate con avversari praticamente invincibili. Ma tranquillo, queste lotte non hanno ranking e servono semplicemente per divertirsi e funzionano dannatamente bene.
Inoltre, essendo una sala giochi virtuale, non mancano i cabinati con titoli Capcom completi tutti da giocare e che muteranno nel tempo. Tra questi, attualmente, puoi giocare a Final Fight, Street Fighter 2 e Super Puzzle Fighter 2 Turbo. Se non ti basta, il Battle Hub offre una zona dove creare, come un vero DJ, la tua musica. Puoi poi assistere alle lotte degli altri (interagendo mandando anche “like”). Non mancano sfide con regole particolari (come le Battaglie Estreme), postazioni in cui attendere sfidanti e tanto, tanto altro.
Grafica e sonoro
Graficamente parlando, Street Fighter 6 è solido, appagante e fluido. Funziona tutto e il livello di dettaglio offerto è spiazzante (basti pensare ai lividi che si formano sui volti dei personaggi man mano che incassano le botte o alle persone che si avvicinano ad ammirarti combattere in mezzo alla strada). L’unica modalità dove la grafica sembra leggermente più sottotono è il World Tour. Qui la vastità degli ambienti, i personaggi creati con l’editor e un certo riciclo di elementi ambientali porta a una piccola differenza in termini d’impatto generale rispetto a tutte le altre modalità.
Nulla di troppo grave considerando che basta assistere a un Drive Impact e a quell’esplosione di colori semi-fumettistica per spazzar via ogni perplessità e godersi uno spettacolo visivo semplicemente bello da vedere e ancor più da giocare. E che dire del sonoro? Tra tracce audio di vario genere, un buon doppiaggio e una serie di effetti curati nei minimi dettagli, è praticamente inattaccabile. Concludiamo segnalando la presenza dei sottotitoli italiano e condividendo qualche perplessità sulla gestione dei prossimi contenuti a pagamento. In particolare sui costi (attualmente il costo del Year 1 Ultimate Pass che contiene 4 personaggi extra, 2 scenari inediti e qualche extra aggiuntivo ha un prezzo che sfiora i 50 euro mentre lo Year 1 Character Pass, incentrato prevalentemente solo sui 4 personaggi, ha un costo di 30 euro) e sul numero, ancora ignoto, di pacchetti futuri.
Probabilmente per poter ottenere la versione definitiva del titolo, con il roster più ampio (anche se i 18 combattenti attuali offrono una buona varietà di stili e approcci di combattimento) e con innumerevoli e ricercati volti che ora mancano, ci vorrà del tempo e una spesa non indifferente e forse un tantino troppo pompata considerando i contenuti in sé. C’è però da evidenziare che nel pacchetto ci sono anche i Drive Tickets che, insieme a Fighter Coins, sono delle valute interne per acquistare extra di vario genere.