Sviluppato e pubblicato da Chubby Pixel, Suicide Guy: The Lost Dreams è un puzzle game in prima persona che non innova la formula originaria della “saga” (qui trovi la nostra recensione del capitolo per VR) ideata dal team italiano ma che anzi, prova a perfezionarla introducendo nuove tipologie di puzzle. Noi abbiamo affrontato i nuovi sogni di Guy su Nintendo Switch e questa è la nostra recensione.
Suicide Guy: The Lost Dreams – è tutta questione di sogni
Suicide Guy: The Lost Dreams non ha una trama vera e propria, non ci tiene a raccontarla e non si impegna neanche. Ti basti sapere che, come nel capitolo da cui è iniziato tutto, noi impersoniamo nuovamente Guy, un omaccione comodamente svaccato sulla propria poltrona. Ecco, questo omaccione si ritroverà, per l’ennesima volta, imprigionato nei suoi stessi sogni. Per chi se lo stesse chiedendo, no, il gioco, nonostante il titolo, non parla di tematiche come il suicidio e anzi, non c’è alcuna vena drammatica. Tutt’altro.
Il sistema è quindi lo stesso e sarà proprio Guy a rendersene conto esclamando un poco entusiastico: “Oh no, di nuovo!” Eccoci quindi dinanzi a un nuovo hub costellato di livelli. Ogni livello è un sogno, ogni sogno una sfida per il nostro ingegno e la nostra creatività. La regole sono le stesse, la storia è pressappoco la stessa e lo scopo è immutato: far risvegliare Guy risolvendo ogni puzzle. Che poi sarebbe una vera e propria sfida al nostro ingegno.
Cosa cambia quindi? Cambiano le tipologie di sfide. Il team ora ha una certa esperienza e si vede nella cura di alcuni dettagli, non solo grafici ma anche ludici. Eppure non tutto va come dovrebbe e lo ammettiamo, abbiamo percepita scarso coraggio nell’innovazione e anche una scarsa cura nel migliorare i lati deboli già mostrati dai precedenti titoli. Ma procediamo con ordine. Pronto a sprofondare nei sogni di Guy?
Di puzzle in puzzle
Suicide Guy: The Lost Dreams torna nuovamente a farci vestire i panni di Guy utilizzando la telecamera in prima persona. Ammettiamo che funziona abbastanza bene e permette di controllare da vicino oggetti, leve e quant’altro. Purtroppo, la telecamera in prima persona aiuta poco nelle fasi più platform presentando salti non sempre perfetti e neanche molto comodi. Senza contare che il salto di Guy non è così ampio e oltre a coprire poche distanze non riesce neanche a superare diverse alture (che tradotto significa che ci ritroveremo a saltellare inutilmente contro muretti decisamente bassi ma inspiegabilmente insormontabili).
Niente di grave comunque, dopo un po’ ci si fa il polso con le movenze di Guy che includono anche un buffo verso ogni qual volta si ritrova a saltellare. Ma, oltre a saltare, appunto, il nostro prode e grassottello protagonista, può anche raccogliere oggetti. La raccolta di questi è poco realistica, con gli oggetti che vengono semplicemente sollevati in aria con un bizzarro effetto “telecinesi”. Ma anche questa volta, ci può stare. Suicide Guy: The Lost Dreams non mira al realismo e anzi, sprofonda nel mondo onirico con tutte le scarpe. nonostante proponga enigmi basati sulla fisica… ma appunto, la fisica non combacia a quella reale, grossomodo. In compenso, non mancano citazioni (più o meno dirette) di vario genere che sono sempre un piacere da scovare e riconoscere.
La varietà di sfide e la potenza creativa e immaginaria dello studio è confermata da quasi una ventina di livelli che presentano enigmi, più o meno, inediti (con tanto di veicoli e creature con cui interagire). Ancora una volta, la sfida di Suicide Guy: The Lost Dreams è quella di comprendere, da soli, cosa fare con quanto presente nelle varie aree (sempre relativamente circoscritte e mai eccessivamente dispersive). Questo incita l’utente a un pensiero estremamente laterale, a tentare e ritentare combinazioni, a girovagare, esplorare e azzardare. Questo elemento è sia un punto di forza che uno di debolezza.
Se da un lato, l’essere abbandonati a se stessi è una sfida sicuramente appagante, dall’altra, la totale assenza di linee guida e di input non sempre chiarissimi o ben visibili, potrebbe portare a un prematuro abbandono e a un senso di smarrimento e frustrazione notevole. Girare e rigirare senza sapere o capire cosa accidenti fare, è una possibilità decisamente concreta ma che fa parte della filosofia del gioco. Sei quindi avvisato.
Grafica e sonoro
Graficamente parlando, Suicide Guy: The Lost Dreams non è malaccio. Certo, non c’è una cura spaventosa nei dettagli e alcune aree oniriche sono decisamente meno ispirate rispetto ad altre (per non dire monotone e brutte), ma le sfide sono diverse e il mondo si presenta vario, colorato e abbastanza accattivante. Si poteva fare sicuramente di più ma il titolo si difende comunque bene funzionando in modo discretamente fluido in entrambe le modalità dell’ibrida di casa Nintendo (consigliamo comunque la modalità a schermo per una stabilità maggiore).
Il sonoro è positivo seppur non sorprende con tracce memorabili (ci sono però i rutti di Guy). Buoni gli effetti sonori, abbastanza vari e in linea con lo stile onirico dell’opera. Da segnalare la gradita presenza dei sottotitoli in lingua italiana anche se il titolo non presenta una mole di testo notevole.