Ti avevamo già raccontato la nostra opinione su Suicide Guy, il gioco dal design fuori dagli schemi in cui per vincere bisogna morire, stavolta tornato per realtà virtuale. Tranquillo, non si tratta di un incentivo al suicidio, perché basterà “morire” all’interno dei diversi sogni del protagonista. Come già saprà chiunque abbia giocato Catherine, esistono diverse leggende che vedrebbero corrispondere la morte nel sogno a quella reale.
Suicide Guy VR invece si trova più vicino alla concezione della morte nel sogno di Christopher Nolan in Inception: la morte serve quindi a uscire dal sogno.
Perché questa urgenza di uscire dai propri sogni? Suicide Guy ci fornisce pochissimi elementi sul personaggio o su un’eventuale trama e ci mette nei panni del nostro trasandato protagonista, intento a godersi una birra sul divano mentre guarda la TV. Il nostro paffuto personaggio si addormenterà, ma una volta nel mondo dei sogni si renderà conto che la birra che stava sorseggiando sta per finire a terra.
A questo punto bisogna svegliarsi e quale modo migliore per uscire da un sogno se non farlo finire bruscamente?
Un sogno nel sogno!
Svegliarci la prima volta non sarà abbastanza per recuperare la birra, visto che al risveglio ci renderemo conto di essere in un sogno nel sogno. Siamo bloccati all’interno di un fast food, in cui presumibilmente il protagonista lavora, che altro non è che il vero sogno principale, da cui evadere per salvare l’amata birra in pericolo. Dopo qualche minuto d’esplorazione ci renderemo conto che il fast food in cui ci troviamo altro non è che l’hub principale di gioco.
Ad ognuno dei 25 livelli disponibili corrisponderà un tavolo del ristorante, dotato di un biglietto con il proprio numero e degli oggetti che suggeriscono il tema del livello. Perché sì, grazie al fatto che si tratta di sogni lo sviluppatore ha potuto sbizzarrirsi con i vari livelli, i cui temi spaziano al punto da garantire un’enorme varietà, sia visiva ma soprattutto di gameplay.
Tutti i livelli sono dei palesi riferimenti a elementi iconici della cultura popolare e videoludica, il che rende i diversi stage estremamente divertenti. Grazie alla varietà di setting, Suicide Guy VR è in grado di passare da platform a puzzle game in uno schiocco di dita. O a essere entrambi in un unico livello.
Da questo punto di vista Suicide Guy VR brilla davvero; nonostante una difficoltà molto altalenante degli enigmi, la continua ed estrema diversità delle varie ambientazioni riesce a portarti ai titoli di coda con estremo piacere, fra riferimenti a Indiana Jones, Star Trek, Super Mario, Portal e Untitled Goose Game.
Suicide Guy VR costringe il giocatore a pensare “al contrario”. Spesso siamo quasi costantemente abituati dal medium ad ingegnarci su come non morire, stavolta invece dovremo riuscire a immaginare strategie assurde e divertenti per togliere la vita al nostro protagonista. Questi veri e propri puzzle, impreziositi da un ottimo level design, richiedono in molti casi una dose di ragionamento non indifferente. Bisognerà pensare fuori dallo schema del classico videogiocatore per riuscire a mettere fine alla vita del protagonista, un esercizio tanto curioso quanto divertente!
Il porting per VR funziona?
La risposta non è semplice, ma non possiamo promuovere senza riserve il lavoro del nostro connazionale Fabio Ferrara. Suicide Guy VR è un progetto chiaramente low budget anche se in questa iterazione del prodotto lo sviluppatore è riuscito persino a limare i molteplici problemi tecnici della versione senza realtà virtuale, afflitta da molti glitch e bug.
Non tutte le note dolenti sono sparite, anzi, con l’immedesimazione regalata dalla realtà virtuale alcuni problemi si sono persino aggravati. I comandi non sono solo imprecisi, con la possibilità di scivolare ingiustificatamente da una piattaforma o di rimbalzare quando si salta troppo vicino al muro, ma persino confusi. Il tutorial ci mostra che per salire il bordo delle piattaforme bisogna semplicemente usare l’analogico, ma talvolta per farlo viene richiesto di spingersi su con le braccia. I criteri secondo i quali usare uno o l’altro modo per salire sulle piattaforme rimangono ancora un mistero.
Anche le animazioni di quando si afferrano o spostano oggetti sono peggiorate, per via di un tracking dei movimenti non proprio eccezionale. Ma possiamo perdonare questa mancanza, vista la presenza di un’animazione inedita dedicata al tremolio del pancione del nostro protagonista!
Per quanto riguarda il comparto grafico nello specifico Suicide Guy VR non fa gridare al miracolo, ma dobbiamo ammettere che la grafica low poly fa quello che ci si aspetterebbe senza grandi problemi. Anche il comparto audio si rivela discreto, con musiche su misura per ogni livello disattivabili all’occorrenza grazie alle radioline presenti in ogni stage. Il titolo fornisce una buona personalizzazione in fatto di impostazioni per il comfort, con l’esistenza della possibilità di muoversi tramite teletrasporto.
Un’aggiunta sicuramente utile ed apprezzata, ma siccome stiamo parlando di un gioco perlopiù platform diamo per scontato che un utente che soffre molto di motion sickness si dovrebbe comunque tenere abbastanza lontano da prodotti di questo tipo.