Oggi è uscito in tutto il mondo Suicide Squad – Kill the Justice League, ultima fatica di quei Rocksteady Studios che tanto ci sono mancati nei 9 anni trascorsi dal loro ultimo titolo Arkham Knight (8 se consideriamo anche Batman VR).
Considerato anche il deciso fiasco del mediocre Gotham Knights, nulla di strano che Suicide Squad fosse molto atteso tra gli appassionati; talmente atteso che, sicuramente lo saprai, dopo una fase di early access non propriamente esaltante sul titolo sono piovute fior di critiche e richieste di rimborso più o meno motivate. Negli ultimi giorni sembrava anche esserci qualche problema con i server che gestiscono il titolo, con l’impossibilità di trovare giocatori online.
Tuttavia l’uscita ufficiale del titolo è oggi, e tutti i problemi principali sono stati risolti, mettendo la parola fine (o dando inizio a seconda dei punti di vista) ad una storia particolare.
Si, perché questo gioco ha avuto una lunga gestazione, iniziata addirittura nel 2012 quando fu addirittura Geoff Johns a parlare di un titolo dedicato a questo particolare gruppo di criminali, come ulteriore tassello dell’Arkhamverse e quindi strettamente correlato ai titoli dedicati al Cavaliere Oscuro. Del resto, al termine di Arkham Origins e Arkham Origins Blackgate, potevamo assistere a delle cutscene in cui Amanda Waller è intenta proprio ad assemblare la Suicide Squad. Quel progetto originale poi naufragò, a causa dello scarso risultato portato a casa da Warner Bros Montreal, con Rocksteady che prese successivamente le redini dell’idea originale.
A questo punto, direi di abbandonare ogni preambolo e tuffarci sulla ciccia, ovvero la recensione di Suicide Squad – Kill the Justice League.
Un unico avviso: prima di analizzare il gioco è bene tenere a mente, come ho fatto io che questo non è Batman Arkham e non vuole nemmeno esserlo. È un titolo pensato per costituire un ulteriore tassello dell’Arkhamverse.
Squadra Suicida
Con il nome di Suicide Squad o Squadra Suicida, all’interno dell’universo DC si intendono sia un’organizzazione militare comandata da Rick Flag e nata negli anni ’50, sia il più famoso team di supercriminali ufficialmente denominato Task Force X.
Portata alla ribalta dai due film del 2016 e del 2021, la Suicide Squad è un supergruppo costituito unicamente da supercriminali, che su incarico dell’ufficiale dei servizi segreti Amanda Waller svolge una serie di missioni potenzialmente senza ritorno (ed in effetti per alcuni dei suoi membri si tratta di incarichi mortali). A seconda delle versioni, i suoi membri vengono convinti con sconti della pena e altri privilegi e tenuti sotto controllo con braccialetti esplosivi o bombe sottocutanee innestate nel capo.
La caratteristica principale della Suicide Squad è quella di non avere dei componenti ben definiti, ma un elenco di membri che vengono man mano selezionati. In Kill the Justice League, memori per l’appunto dei due film e del secondo in particolare, gli sviluppatori hanno pensato di comporre la squadra con Deadshot (con un Floyd Lawton di colore, chiaro riferimento a Will Smith), lo stupido ma spassoso Capitan Boomerang, il temibile King Shark e l’immancabile Harley Quinn.
Dopo un inizio in medias res, un po’ confuso per certi versi, che si svolge alcuni anni dopo la fine di Arkham Knight, la missione (e quindi la trama del gioco) si dipana davanti ai nostri occhi, anticipata ovviamente dal titolo stesso: Metropolis è stata invasa dal malvagio Brainiac, ed è diventata una zona di guerra attraverso cui il malvagio androide vuole trasformare la Terra in un clone del suo pianeta natale Colu.
L’invasione inizia da Metropolis in quanto la città di Superman ospita anche la sede della Justice League qui composta da Superman, Batman, Flash, Lanterna Verde e Wonder Woman; schiavizzando i supereroi, Brainiac si assicurerà una buona percentuale di successo.
È proprio qui che entrano in scena i nostri antieroi che, sostanzialmente costretti dalla Waller, approfittano dell’occasione per provare a vendicarsi dei membri della Justice League con cui hanno delle ruggini, in una sottotrama molto divertente che si unisce a quella principale svelata già dal titolo: i supercriminali della Suicide Squad dovranno provare ad uccidere l’intera Justice League e salvare il pianeta.
Il lavoro fatto da Rocksteady si sente, visto che siamo in presenza di un titolo con una trama solida che alterna momenti esaltanti ad altri davvero toccanti (probabilmente sai anche quale, se hai letto in giro) ed è disseminato di umorismo dissacrante, specie per bocca di Harley Quinn.
Gameplay di Suicide Squad – Kill the Justice League
Quanto detto prima, si traduce in un titolo che per ovvi motivi è un ibrido: da un lato abbiamo un action adventure con una forte componente narrativa, mentre dall’altro c’è uno lootre shooter sandbox a seconda che decidiamo di giocarlo da soli o in multigiocatore. In tal senso Rocksteady non ha privilegiato una componente a discapito dell’altra, lasciando il giocatore libero di scegliere come affrontare il gioco, fermo restando che l’esperienza di gioco e il ritmo sono destinati a cambiare nell’uno e nell’altro caso.
Il primo elemento che salta all’occhio è come i quattro protagonisti (switchabili a piacimento tranne in battaglia) siano ben differenziati. Con un artificio narrativo, i 4 vengono dotati di elementi peculiari per quello che riguarda la capacità movimento in lungo e in altezza lungo le strade di Metropolis.
Dopo il “prestito” di alcune attrezzature dal museo della Justice League infatti Deadshot può utilizzare un Jetpack, King Shark ricorrerà ai suoi poteri divini, Capitan Boomerang utilizza il potere della velocità del guanto del Dottor Sivana attraverso i suoi boomerang mentre Harley Quinn (non a caso il personaggio che più richiama la trilogia di Arkham) si lancia con un rampino e dei droni presi in prestito da Batman.
Quella della traversata, che include anche delle abilità peculiari, è una delle meccaniche più originali e complesse da imparare di Suicide Squad, ma una volta padroneggiata ci darà molte soddisfazioni oltre a rivelarsi utile in determinati frangenti.
I nostri protagonisti sono poi dotati di tre armi complessivamente più le granate: due armi da fuoco principali e una per il corpo a corpo, più peculiare. Un uncino per King Shark, pistole da avambraccio per Deadshot, gli immancabili boomerang e mazza da baseball per Capitan Boomerang e Harley Quinn.
Tutto questo fa si che il gameplay sia totalmente diverso dalla saga di Arkham e che Suicide Squad sia principalmente un third person shooter con delle dinamiche particolari, giustificate dalla trama, che ci vedono intenti a scegliere degli attacchi ben precisi per ottenere il massimo dei vantaggi possibili, come ricaricare il nostro scudo.
È anche presente una componente GDR, data da alcune migliorie che ci verranno “impiantate” da Hacker, una ragazza che vive nel cloud mentre il suo corpo giace in stato comatoso, e dal ricambio di attrezzature garantiti da Pinguino, dal Giocattolaio e da Poison Ivy. Va detto che tutto sommato si tratta di elementi abbastanza secondari, non indispensabili per terminare il gioco.
La principale differenza tra single player e multiplayer è data dal ritmo con cui affronteremo le circa 10 ore che ci separano dall’endgame: leggermente più a rilento giocando da soli, con maggiore frenesia se in compagnia di altri giocatori.
In generale, in ogni caso, il rischio è di annoiarsi dopo un primo periodo di esaltazione. Lo schema, quasi sempre uguale, ci vede partire dalla torre della JLA, raggiungere un obiettivo sulla mappa, combattere durante il tragitto e una volta a destinazione con l’incarico di resistere un tot di tempo o eliminare un certo numero di nemici e poi ritornare alla base.
La ripetitività in un gioco ambientato in uno pseudo open world (pseudo perché se ci allontaniamo troppo la Waller ci farà saltare le cervella) è un rischio quasi inevitabile e dobbiamo dire che questo sistema sandbox presta il fianco alle stesse critiche di titoli come ad esempio avvenuto con Avengers.
Una volta giunti alla fine dell’avventura principale, potremo ancora svolgere un certo numero di attività ma è indubbio che Suicide Squad è una produzione che basa molto del suo successo su una struttura basata su stagioni e DLC.
Segnali di Stile: audio e gameplay
Dal punto di vista grafico, Suicide Squad balla in bilico tra l’eccellenza e la delusione. Di sicuro Metropolis non è Gotham e si vede: la città di Superman è ben rappresentata, tuttavia è al tempo stesso un po’ anonima ed al netto di qualche struttura più riconoscibile, potremmo trovarci in qualsiasi altra città del mondo.
È vero che siamo in una zona di guerra, in gran parte disabitata, però l’impossibilità di girare liberamente ed entrare negli edifici di una città nel complesso “piatta”, non possono che deludere gli appassionati.
A fare da contraltare ci sono numerose cutscene in cui sia la regia che la qualità di quello che vediamo sono una delizia per gli occhi, e dimostrano ancora una volta tutta la bravura di Rocksteady.
Anche il sonoro è di assoluto livello, con una menzione d’onore per il doppiaggio, difficilmente così riuscito come in questo caso: le battute sboccate di Harley Quinn o la spacconeria di Capitan Boomerang costruiscono dei siparietti divertenti e ben recitati.