Sviluppato da Fossil Games e pubblicato da Hound Picked Games, Sunshine Manor fa parte dell’universo Sunshine, una serie di indie appartenenti al genere d’avventura a tinte horror a 8-bit con visuale isometrica e grafica in pixel. Dopo aver recensito la versione per Steam (qui puoi leggere il nostro articolo completo) siamo tornati nel maniero infestato grazie alla nostra Nintendo Switch. Pronto ad affrontare nuovi orrori?
Sunshine Manor – ogni promessa è debito (grossomodo)
Prima di approfondire la trama di Sunshine Manor è bene evidenziare che si tratta del prequel ufficiale di Camp Sunshine, facente parte dell’universo Sunshine. Se te lo stai chiedendo, no, non è obbligatorio aver giocato il capitolo originale essendo Sunshine Manor una storia perfettamente fruibile da sé anche se è infarcita di easter egg e richiami, più o meno diretti, con l’altro capitolo. Insomma, chi ha vissuto già un titolo Sunshine, potrà divertirsi a trovare richiamo e a collegare eventi mentre gli altri si troveranno fra le mani comunque una storia che si apre e chiude senza zone d’ombra.
La trama di Sunshine Manor inizia con un flashback che ci presenta un programma, tale “The Sunshine Hour” con protagonista il simpatico Mr. Sunshine. Quest’ultimo altri non è che Aitken, un normale presentatore di un programma prossimo al tramonto. Gli ascolti, infatti, sono a picco e si rischia la chiusura. Aitken è depresso, afflitto, quel programma è la sua vita e sta per perdere tutto. Ed è proprio quando si è disperati che si fanno scelte azzardate. Non sorprende quindi ritrovarci Aitken al cospetto di una stravagante e tetra veggente che gli propone un sinistro accordo.
“Per avere tutto, dovrai prima cedere tutto e infine accogliere tutto.” L’accordo è decisamente enigmatico ma, come detto, Aitken è disperato. L’uomo accetta e il tempo scorre. Il programma si salva, Mr. Sunshine conquista il pubblico, è acclamato, ricco, felice. Si compra un maniero, fa carriera, è soddisfatto. Ma ogni promessa è debito e giunge il tempo di rispettarlo. Ed è allora che la storia si tinge di rosso sangue. A quel punto, Sunshine Manor fa un balzo negli anni, portandoci durante la notte di Halloween e facendoci indossare i panni della giovane Ada impegnata con i suoi amici a fare il classico “dolcetto o scherzetto”.
Come da clichè, i tre amici decidono di sfidarsi e rendere la serata ancora più terrificante. Come? Provando ad avvicinarsi al vecchio maniero abbandonato. Sì, è proprio l’ex abitazione del povero Mr. Sunshine e sì, si narrano cose terribili eppure il trio di giovani non si ferma. Ada accetta la sfida, apre la porta ed entrano. Il maniero non tarda però a mostrare i suoi pericoli e i suoi mostri. I nostri amici vengono rapidamente e stupidamente rapiti e noi ci ritroviamo soli in un dedalo di stanze tracolme di spettri e mostri.
La narrazione di Sunshine Manor, come avrai potuto intuire, non brilla per originalità ma il suo racconto a tratti nostalgico ben equilibrato tra attimi horror e battute spesso da classico black humour, funzionano discretamente bene e riescono ad accompagnare l’utente fino ai titoli di coda. Direi quindi che è giunto il momento di scoprire come sopravvivere al maniero di Sunshine Manor!
Viva il cerchio magico
Sunshine Manor è un’avventura horror fortemente incentrata sull’esplorazione e nel completamento di piccole richieste. Queste sono composte prevalentemente da oggetti da recuperare e riportare, spesso concatenando una serie di azioni tra loro. Il tutto però, scappando da creature che ci braccano o che appaiono all’improvviso. Già solo nelle prime battute verremo spesso accolti da una malvagia entità che vuole farci la pelle. Come difendersi quindi?
A quanto pare Ada è dotata di stravaganti poteri, tra cui quello di evocare intorno a sé un cerchio rosa. Espandere il cerchio non garantisce alcuna difesa quello che tocca fare per renderlo utile è chiuderlo (quindi rilasciare il relativo tasto d’attivazione) quando il mostro è nel cerchio. Solo così lo scacceremo temporaneamente via. Ebbene sì, Ada non sa combattere. La protagonista si può nascondere, correre via (cosa non comunque facile considerando la scarsa rapidità di spostamento del nostro personaggio) o provare a resistere col già citato cerchio magico.
C’è da dire che se la parte “action” è un po’ ripetitiva, l’esplorazione coi relativi puzzle, soddisfa grazie a una buona atmosfera. Il titolo ha una location ben studiata, claustrofobica il giusto e decisamente varia (anche se all’inizio non sembrerebbe). Gli orrori vengono sviscerati lentamente, così come le battute umoristiche. L’equilibrio narrativo si riscontra anche in quello ludico con un ritmo tutto sommato buono. E a tal proposito, il nostro scopo all’interno di Sunshine Manor, oltre a cercare i nostri amici e sopravvivere ai vari mostri, è quello di provare a liberare gli spiriti che infestano l’edificio.
Grafica e sonoro
Graficamente, Sunshine Manor presenta scenari nostalgici con una cura al dettaglio non sempre eccelsa. Buoni i momenti dell’orrore anche se non riesce praticamente mai a creare veri spaventi. Ma l’ansia sì, quella ogni tanto si insinua nonostante un sonoro non perfetto (abbiamo notato qualche momento non sincronizzato bene e in alcuni casi, spariva completamente). Da segnalare che non è sempre chiaro con cosa Ada può interagire e, soprattutto nelle prime frasi, ci ritroveremo a cliccare contro qualsiasi cosa.
Oltre le problematiche legate al sonoro già citate, il titolo non mostra il fianco ad altri problemi tecnici e anzi si difende abbastanza bene in entrambe le modalità dell’ibrida Nintendo, con quella portatile decisamente più consigliata per questioni di comodità. Infine, il titolo non presenta sottotitoli in lingua italiana ma i contenuti testuali sono abbastanza semplici e mai eccessivi.