Sappiamo tutti quanto Nintendo sia gelosa delle proprie creazioni. Ti basti ricordare che è ancora in atto una causa legale contro RomUniverse e il suo creatore, Matthew Storman, per aver messo online delle versioni piratate dei maggiori titoli Nintendo, condannato a risarcire la Grande N con 2.1 milioni di dollari. Tra questi giochi c’era, di certo, anche Super Mario Bros 3.
Il terzo capitolo della saga, uscito nel 1988 in Giappone e nel 1990 nel resto del mondo, è tutt’ora uno dei più famosi titoli della saga di Super Mario. La sua fama è talmente alta che id Software (all’epoca conosciuta come Ideas from the Deep) aveva iniziato a creare un vero e proprio porting per PC già nel 1990, sebbene il video della demo venne rilasciato solo nel 2015. Come puoi immaginare, il porting non andò mai in porto (perdona il gioco di parole), dato che Nintendo rifiutò il progetto quando gli venne presentato.
Per creare il suddetto porting di Super Mario Bros 3 per PC era stato utilizzato lo stesso motore di gioco che successivamente venne riutilizzato per creare Commander Keen, la cui nascita è probabilmente dovuta a quello stesso categorico NO da parte di Nintendo. Ebbene, sembrava quasi che tutto il mondo si stesse dimenticando di questo incredibile lavoro che il game designer, John Romero, aveva voluto condividere.
Super Mario Bros 3 per PC: dal NO di Nintendo allo Strong National Museum of Play
Tutto fino a quando una copia di quella demo è stata casualmente trovata in una pila di dischi donata allo Strong National Museum of Play, a Rochester nello stato di New York. Il curatore dei giochi del suddetto museo, Andrew Borman, ha affermato che il disco era una delle migliori proposte di uno sviluppatore anonimo, che non ha lavorato alla demo ma che l’ha ricevuta “durante la produzione“.
Quando Borman ha inserito il disco e avviato il gioco, si è reso conto che si trattava esattamente della stessa demo di Super Mario Bros 3 per PC che aveva visto nel video pubblicato da John Romero nel 2015. Secondo quanto riferisce il curatore, sembra esserci un ennesimo livello che nel video non compare.
Lo Strong National Museum of Play garantirà l’accessibilità di questa vera e propria opera d’arte alle future generazioni. “Il nostro lavoro di conservazione si concentra non solo sulle esigenze di sviluppo dei giorni nostri, ma anche su come i ricercatori tra decenni potranno avere accesso al materiale esposto” ha affermato Borman.
“Un’adeguata conservazione a controllo climatico aiuta a preservare le copie fisiche, specialmente quando materiali come la plastica si degradano nel tempo. Stiamo anche migliorando le nostre capacità di conservazione digitale, sviluppandone di nuove, che ci permetteranno di preservare le molte forme di supporti che attualmente fanno parte del mondo videoludico, comprese le varie cartucce e supporti ottici.“