Syberia: The World Before è sicuramente quella ventata d’aria fresca che i fan avevano reclamato a gran voce dopo l’uscita del terzo capitolo (del resto, già dal trailer di lancio si erano create molte aspettative). Syberia 3, infatti (uscito nell’ormai lontano 2017), non aveva convinto né la critica né i giocatori, che si erano trovati davanti a un titolo pieno di imperfezioni e decisamente datato per la sua epoca.
L’ultima fatica di Microids, invece, riesce a recuperare molti elementi che hanno reso la saga così celebre, e allo stesso tempo a innovare alcuni elementi grafici e di gameplay, restituendo così un gioco che riesce effettivamente ad apparire come nuovo. Ma bando alle ciance: ecco la nostra recensione di Syberia: The World Before.
Un introspettivo viaggio drammatico
Syberia: The World Before prosegue le vicende di Kate Walker, la storica protagonista dei primi tre capitoli. Kate si ritroverà ancora una volta a fare i conti con il proprio tragico passato, fuggendo verso terre sconosciute e cercando consolazione in una nuova avventura.
La ricostruzione della storia di Dana Roze, una donna vissuta settant’anni prima di Kate e che le assomiglia moltissimo, sarà infatti il pretesto per la protagonista per aggrapparsi a qualcosa, specialmente ora che ha perduto anche la madre e la propria (nonché unica) migliore amica.
Syberia: The World Before approfondisce quindi molto la figura di Kate, creando un personaggio complesso e profondo, con cui il giocatore è in grado di empatizzare: come viene scritto dal detective che indaga su Kate, quest’ultima sembra essere affetta da una maledizione, che la porta a perdere ciò che ha di più caro.
È fuggita dalla sua vecchia vita e tuttavia, dopo tutte queste disgrazie, la ritrova sempre più presente, amara e piena di rimpianti che mai.
La scelta di dividere il gioco in due epoche, 2004/2005 (il presente di Kate) e 1937 (il passato di Dana), contribuisce all’approfondimento del personaggio: indagare sull’epoca di Dana significa anche trarne dei momenti di riflessione per pensare a tutto ciò che ha portato alla tragica sofferenza che Kate si trascina dietro ormai da tre capitoli.
A livello di gameplay, questi momenti “meditativi” sono rappresentati dal comando “introspezione”: i giocatori potranno cioè sedersi presso un punto dello scenario e lasciare che il flusso di pensieri di Kate prenda il sopravvento, creando una sequenza di immagini che scorrono con la voce della protagonista in sottofondo.
Sequenze di questo tipo non possono non ricordare quelle di Life is Strange, che non a caso è stata una delle avventure grafiche di maggior successo degli ultimi anni: proprio come Max Caulfield, anche Kate Walker si immerge negli scenari di gioco per potersi sfogare e lasciare uscire tutte le preoccupazioni che la incatenano.
Stesso discorso vale per Dana Walker: Microids ha infatti scelto di rendere giocabile anche la controparte del 1937, in modo che i giocatori potessero familiarizzare anche con lei; l’obiettivo della software house è stato insomma potenziare la componente narrativa attraverso l’approfondimento dei protagonisti, che ora sono ben due.
Al contrario di Syberia 3, Syberia: The World Before è riuscito insomma a osare e a raggiungere un risultato soddisfacente: anche la storia di Dana è ben costruita, e il suo personaggio è sicuramente molto affascinante.
A tutto questo contribuiscono le risposte multiple da potere dare ai PNG nel corso dei dialoghi: molto spesso, infatti, ci ritroveremo di fronte quattro opzioni di risposta, disposte a croce davanti al personaggio; tuttavia, la scelta di una risposta invece di un’altra non andrà a influenzare la reazione dei PNG.
Syberia: The World Before conferma quindi la propria natura story-driven, ma non choice-driven, anche se è evidente il debito nei confronti delle avventure grafiche degli ultimi anni, come i capolavori Quantic Dream (anche e soprattutto per la disposizione grafica delle risposte ai dialoghi).
Una grafica calda con scenari immersivi
I momenti di “introspezione” di Kate sono sicuramente favoriti anche dalla grafica di gioco: Syberia: The World Before rappresenta infatti un enorme passo avanti per la serie, che si trova per la prima volta ad approdare sui sistemi delle ultime generazioni.
Proseguendo sulla scia di Syberia 3, gli scenari di gioco sono infatti realizzati in 3D, offrendo al giocatore la possibilità di muoversi liberamente in sezioni di mappa anche abbastanza grandi. È proprio qui che diventa evidente il profondo lavoro di world-building messo in atto da Microids: il mondo in cui si muovono Dana e Kate è molto immersivo, costruito con una grande attenzione ai dettagli.
Come gli altri capitoli della serie, Syberia: The World Before si svolge all’interno di un universo cyberpunk vittoriano, in cui persone vestite elegantemente si muovono in città moderne, circondati da automi (es: robot che guidano tram), ingranaggi e luccicanti attrezzi argentati.
Riesce a stupire ancora una volta il design di alcuni marchingegni, con cui il giocatore potrà direttamente interagire attraverso le classiche sequenze di puzzle-solving: ogni oggetto presenta rientranze segrete in cui sono inseriti altri oggetti più piccoli, e le soluzioni per risolvere gli enigmi non sono mai banali né scontate.
Syberia: The World Before recupera insomma uno degli elementi peculiari della serie, ovvero l’interazione con gli oggetti tramite comandi specifici: ad esempio, il giocatore dovrà cliccare un tasto per inserire una chiave all’interno di una serratura e poi ruotare la levetta analogica per aprire lo scompartimento.
A tratti alcune interazioni con gli oggetti possono tuttavia risultare un po’ semplicistiche, così come le soluzioni degli enigmi non sono così soddisfacenti come ci si sarebbe aspettati dal sequel della saga di Syberia; tuttavia, il world-building è talmente efficace che problemi di questo tipo non pesano sull’esperienza generale.
Nel complesso, infatti, la grafica di gioco è molto piacevole, con scenari realistici dai colori caldi; tuttavia, sono sicuramente presenti dei problemi di ottimizzazione, che a tratti sporcano le animazioni dei personaggi e creando dei bug di compenetrazione non indifferenti. Se le ambientazioni sono insomma ben definite, a volte i personaggi sembrano collocarsi negli spazi in maniera quasi irrealistica, con movimenti ed espressioni facciali non proprio piacevoli.
Syberia: The World Before punta tutto sulla narrativa
È proprio la costruzione efficace dell’universo di finzione a rendere altrettanto piacevoli le sequenze di gameplay, che confermano la componente primariamente narrativa di Syberia: The World Before. Ciò potrebbe tuttavia essere un punto a sfavore per alcuni giocatori, ovvero per chi è rimasto affascinato dalla saga di Syberia soprattutto per la sua natura investigativa.
L’ultimo titolo di Microids, infatti, depotenzia la componente investigativa per concentrarsi di più sulla trama: se Syberia 1 e Syberia 2 riuscivano a creare un perfetto equilibrio tra storia e gameplay, ideando soluzioni anche innovative per un’epoca in cui le avventure grafiche non erano ancora un genere di successo, Syberia: The World Before raccoglie invece il testimone lasciato dagli ultimi grandi titoli del genere (es: i titoli Dontnod o Quantic Dream) per creare una storia sempre più immersiva.
Le transizioni tra passato e presente sono ben realizzate, anche se a tratti un po’ affrettate, e i PNG reagiscono con battute uniche alle azioni compiute dal giocatore: quest’ultima dinamica era già presente in Syberia 3, dove i personaggi si spazientivano se Kate non rispondeva subito alle loro domande.
Anche in Syberia: The World Before i PNG reagiscono diversamente a seconda delle azioni della protagonista, così come alle frasi pronunciate durante i dialoghi corrispondono risposte diverse, che potenziano la componente narrativa e immersiva.
Discutibile, tuttavia, è la scelta di non permettere al giocatore di saltare i dialoghi, anche quelli introspettivi di Kate o Dana. Mi è infatti capitato spesso di cliccare per sbaglio sull’icona “esamina” di un oggetto che avevo già analizzato e di dovere ogni volta riascoltare il dialogo corrispondente, senza possibilità di annullarlo. Questa dinamica (che era presente anche in Syberia 3) aggiunge sicuramente un piccolo grado di frustrazione che purtroppo va a depotenziare l’immersività di gioco.
Infine, vale la pena spendere due parole sul comparto sonoro. Inon Zur, lo storico compositore della saga di Syberia, si è occupato anche della colonna sonora di quest’ultimo capitolo, e la sua presenza non potrebbe essere più evidente: le musiche di gioco riescono infatti a immergere perfettamente il giocatore nel mondo che lo circonda, con pianoforti, fiati e archi che creano melodie molto emozionanti.
Anche al di fuori delle colonne sonore, il sound design di gioco è degno di nota: sia i rumori naturali (cascate, uccelli, vento) che quelli metallici prodotti da automi, leve e pulsanti sono curati nei minimi dettagli, andando così a rendere ancora più piacevoli le sequenze di puzzle-gaming. Riuscire a fare scattare un meccanismo produce infatti un clic così soddisfacente da fare sperare che la risoluzione dell’enigma si protragga per tanto tempo.