Di questi tempi non è poi così non inusuale parlare del VR, un modo di giocare che nel tempo sta prendendo una fetta di mercato sempre più grande. Con l’avvento della realtà virtuale sono nati un gran numero di rhythm game, di cui la maggior fetta di popolarità l’ha presa l’ormai iconico Beat Saber.
È per questo che nel tempo sono venuti a crearsi un gran numero di cloni dello stesso, anche se nessuno fra questi è mai riuscito ad eguagliare neppure lontanamente il suo progenitore. Certo, è il caso di dirlo fin da subito, Synth Riders non è ancora all’altezza della sua maggior fonte di ispirazione, eppure si rivela fin dalle prime partite un gioco in grado di stimolare e soddisfare chiunque cerchi un’esperienza simile a quella del famoso gioco di spade laser. Vediamo insieme perché Synth Riders è definibile come il principe dei giochi musicali in VR.
Synth (wave) Riders
Il primo impatto con il gioco è forse quello che colpisce di più. Rispetto a Beat Saber infatti l’aspetto estetico di Synth Riders è molto più curato e caratteristico, in grado nei suoi diversi stage di sapere ammaliare grazie all’ausilio della realtà virtuale. In effetti questo è uno degli aspetti in cui è superiore a Beat Saber, visto che fa un utilizzo della realtà virtuale molto più immersivo e particolareggiato.
L’aspetto su cui invece purtroppo il gioco è manchevole rispetto al genitore è nel suo gameplay. Invece che tagliare cubi ci ritroveremo a colpire con i nostri pugni delle sfere: sebbene questo consenta delle evoluzioni particolari e a volte molto adatte al genere di musica anni 80, synthwave ed elettronica del gioco, purtroppo non riesce a riprodurre in maniera altrettanto efficace la soddisfazione del titolo di Facebook basato su Star Wars.
Il gioco infatti in alcuni brani trova profonde difficoltà in quella che è conosciuto come il “mapping” delle note su schermo rispetto a quello che si sente, un aspetto che talvolta crea un’asincronia piuttosto fastidiosa. Ci sono più modi per interagire con le diverse note: nelle nostre mani avremo una sfera blu e una rosa che dovremo far coincidere con le sfere dello stesso colore che ci verranno incontro, anche se spesso in serie di note piuttosto lunghe e ravvicinate questo si traduce con il restare immobili e in posizione.
Sono presenti però anche sfere di diverso colore che che dovremo colpire in maniera diversa, oppure note prolungate che invece stavolta ben si accostano alla tipologia di musica propostaci. La varietà di gameplay quindi non manca, anche se al netto di questa si contrappone comunque una leggera quanto fastidiosa imprecisione nel capire quale sia un buon o cattivo impatto con le sfere.
Il gioco fra l’altro brilla anche per un altro aspetto. È possibile infatti personalizzare profondamente il gameplay grazie a un menù ben confezionato e che presenta un gran numero di impostazioni con cui modificare le proprie partite in maniera efficace.
Per esempio si potrà impostare un maggior numero di note a schermo per ogni canzone e l’incremento della palese difficoltà verrà ricompensato con un punteggio aggiuntivo, procurando al giocatore un’esperienza che sia al tempo stesso frenetica, dinamica e gratificante. Grazie alla possibilità di personalizzare in una maniera così profonda il gameplay si riesce quindi a limare il retrogusto amaro generato dal feedback insoddisfacente nel colpire le sfere, che viene al momento reso con una semplice quanto bassa vibrazione.
A proposito dei brani, vogliamo parlare di quello che è al momento il problema più grande di Synth Riders: se Beat Saber presenta una selezione musicale di gran rispetto e dotata di grande varietà e qualità lo stesso non si può dire per il titolo di Kluge Interactive. Alcune canzoni sono abbastanza generiche, sciarpe, carenti di varietà metrica e talvolta troppo lunghe, influiscono negativamente sull’esperienza soprattutto considerando quanto il design di fondo di questa tenda limitarlo.
Perché dico questo? Fondamentalmente perché ritengo il difetto maggiore di Synth Riders quello di essere estremamente focalizzato su un solo macrogenere, fra l’altro anche di “nicchia”. Per fortuna in soccorso di questo difetto viene l’editor di livelli in cui è possibile creare vere e proprie canzoni; è possibile quindi che grazie a un’ampia community di giocatori questo problema si risolva da solo.
A proposito delle modalità di gioco, queste non si discostano poi così tanto da Beat Saber, abbiamo una modalità single-player, il multiplayer locale e quello online. In qualsiasi caso, nel caso si abbia una connessione alla rete, ci verrà sempre fornito l’accesso alla Leaderboard globale dei punteggi di ogni brano selezionato, in puro stile Arcade.
Il titolo fornisce anche un tutorial piuttosto essenziale composto solo da immagini, ma come nella maggior parte di questo genere di giochi il miglior modo per imparare è partire dalla difficoltà più bassa per poi andare a scalare.
Un comparto grafico da urlo
Un altro punto di forza estremamente riuscito del titolo sono la sua resa grafica e artistica. Giocare a Synth Riders ti fa spesso sentire come se ti trovassi nel mondo di Tron ovvero in un mondo in cui tutto è molto squadrato, digitale, geometrico e percorso da luci al neon.
Anche le sfere che abbiamo sulle mani e che dovremmo far combaciare con le sfere che compariranno davanti a noi sono composte esse stesse da neon così come molti scenari. A proposito di questi abbiamo 8 scenari, tutti profondamente diversi l’uno dall’altro. Purtroppo c’è un problema a tale riguardo ed è dovuto alla natura stessa del titolo visto che per forza di cose, soprattutto nelle difficoltà più alte, non potremmo effettivamente goderci la magnificenza degli ambienti di gioco, visto che saremo impegnati e concentrati sul non fallire la canzone.
Anche avendo giocato a titoli in VR sicuramente più epici e graficamente impegnativi, devo ammettere che alcuni scorci di Synth Riders sono riusciti ad ammaliarmi e ad emozionarmi; un qualcosa di non necessario in un gioco musicale, ma che sicuramente mi ha fatto piacere e regala valore aggiunto a questo titolo.
Da un punto di vista meno artistico e più tecnico il gioco è realizzato magnificamente ed è dotato di un’ottimizzazione perfetta, quasi privo di bug, che in ogni caso si verificano solo ed esclusivamente nei menù e non durante il gameplay vero e proprio.