Sviluppato dallo studio indipendente Winter Wolves Games e pubblicato da Ratalaika Games, Tales of Aravorn: Seasons of the Wolf è una intrigante visual novel con elementi da gioco di ruolo che ci riporta nel mondo di Aravorn tra creature fantastiche e una narrativa intrigante. Noi abbiamo giocato la versione per Xbox One e siamo pronti a condividere la nostra recensione! Pronto a immergerti in un mondo fantasy e imprevedibile?
Tales of Aravorn: Seasons of the Wolf – due gemelli e una storia tutta da scrivere
La trama di Tales of Aravorn: Seasons of the Wolf è divisa in 20 capitoli e ha come protagonisti i gemelli Shea e Althea. A te scegliere uno dei due. E non è l’unica scelta a cui sei chiamato all’inizio. Dovrai infatti scegliere anche la classe (ne sono tre e sono abbastanza classiche) ed eseguire alcune prime scelte che andranno a influenzare le statistiche di partenza dei due protagonisti. L’intero intreccio narrativo si focalizza sulla storia dei due gemelli, potenziandosi grazie a diversi flashback (non tutti riuscitissimi) e legandosi a numerosi personaggi secondari (alcuni molto ben riusciti).
Nel gioco è presente la possibilità di intrecciare relazioni sentimentali attraverso un sistema di scelte non sempre molto intuitivo. Le conseguenze sono imprevedibili e questo è (in parte) un bene. Anche il finale migliore è alquanto imprevedibile (e forse anche troppo frettoloso) e il gioco spinge nell’essere rigiocato più volte anche solo per scoprire il punto di vista dell’altro gemello (anche se gli eventi principali non variano).
E parlando degli eventi principali c’è da evidenziare un ritmo non sempre eccellente con le fasi visual novel (che occupano un ruolo principale) alcune volte troppo lenti (ma per la maggior parte del tempo, davvero godibili). Purtroppo, non aiuta il fatto che i testi sono interamente in inglese (niente sottotitoli italiano) e la mole di contenuto da leggere è alta. Le scelte testuali aiutano comunque a tenere alta l’attenzione e la cura data alla narrazione è sicuramente uno dei punti positivi dell’opera.
Per questo motivo evitiamo di raccontare troppo, l’incipit stesso dei due gemelli è decisamente intrigante. Ti basti sapere che i due vivono una vita tranquilla cercando di sopravvivere come emarginati dopo che il loro padre è stato esiliato dal villaggio. Come se le cose non fossero già abbastanza delicate, la loro esistenza viene ben presto sconvolta da… scoprilo tu! Personalmente abbiamo apprezzato l’avventura soprattutto per il cast e i legami che si vengono a creare tra loro.
Gameplay
Tales of Aravorn: Seasons of the Wolf ha principalmente due facce. La prima è quella da visual novel, molto classica. Si legge e si fanno delle scelte, subendone le conseguenze e lasciando evolvere il racconto secondo una delle diramazioni possibili. Come detto, c’è un focus particolare sulle relazioni amorose così come coi legami dei membri del party (che consigliamo di non sottovalutare).
L’altro lato del gameplay di Tales of Aravorn: Seasons of the Wolf è quello da gioco di ruolo. Anche qui, la struttura è abbastanza classica con una difficoltà generosamente accessibile anche se è possibile personalizzare il tasso di sfida con la possibilità di rendere le cose più complicate o ancora più accessibili. E parlando di personalizzazione, c’è anche la possibilità di escludere totalmente i combattimenti, rendendo il titolo solo una visual novel.
Il combattimento si esegue a turni su una griglia statica non bellissima da vedere ma pratica. A disposizione avremo due colonne su cui posizionare (a inizio battaglia) i membri del nostro party. Si tratta di prima e seconda linea (un po’ come succedeva anche con la saga di Etrian Odyssey e tanti altri titoli) e la strategia legata al posizionamento è principalmente mirata al ruolo del personaggio, alla sua difesa e alla sua tipologia d’attachi.
Per farla semplice: un personaggio forte in difesa lo si piazza a prendere colpi in prima linea mentre un ranger può comodamente stare nelle retrovie a sparare frecce. I comandi vengono eseguiti con un menù che può inizialmente confondere il giocatore ma che diventa poi abbastanza comodo col tempo (insomma, ci si fa l’abitudine). Come ogni gioco di ruolo, c’è un sistema di statistiche da personalizzare, equipaggiamenti, oggetti e determinate abilità per ogni personaggio da imparare a utilizzare al momento opportuno. Come anticipato, il tasso di difficoltà a livello normale è abbastanza accessibile e raramente ti ritroverai in difficoltà.
Per quanto riguarda lo spostarsi da una zona all’altra, questo avviene tramite delle mappe su cui è possibile selezionare dove spostarsi. L’importante è comunque capire quando spostarsi. Questo perché c’è molto di “missabile” tra quest secondarie, combattimenti non obbligatori e anche determinate chiacchierate. Completare tutto in un’unica run senza una guida è particolarmente difficile e suggeriamo di non correre troppo con gli eventi principali (anche se la voglia di svelare alcuni retroscena sarà decisamente alta).
Grafica e sonoro
Graficamente il titolo è discreto, niente di esaltante. Gli artwork statici dei personaggi sono nella media e con un buon livello di dettaglio. Questi si ripetono anche nei combattimenti che risultano eccessivamente statici con animazioni povere e poco accattivanti. Questo rende la fase d’azione velocemente monotona e ripetitiva. Il sonoro ha alcune tracce veramente godibili e altre decisamente dimenticabili. Riesce comunque ad accompagnare il racconto senza stancare.