Sviluppato e pubblicato da Fire Hose Games, Techtonica è un gioco in prima persona incentrato sull’esplorazione, sulla modellazione di suolo, il crafting, sulla gestione di risorse e soprattutto sulla realizzazione di sistemi di automazione industriale all’interno di un ambiente vasto e suddiviso in livelli. Noi abbiamo esplorato un mondo variopinto e stracolmo di risorse su PlayStation 5 e questa è la nostra recensione. Pronto ad armarti di piccone?
Techtonica e il fascino di creare una catena automatica tutta tua
Techtonica non punta molto nel raccontare una storia ma ci prova, in modo un po’ telefonato e prevedibile ma ci prova. Procedendo a piccoli passi, noi siamo un esploratore interstellare anonimo e senza voce che si risveglia in un pianeta colorato, pieno zeppo di stravaganti risorse e con più di un mistero irrisolto. Il primo tra questi riguarda la spedizione precedente alla nostra e i resti di una tecnologia e civilizzazione che richiamano proprio quella umana.
Accompagnato da una voce di cui non vi faremo spoiler in merito alla sua reale “consistenza” (seppur la svelerete proprio nel corso dei primi passi sul pianeta sconosciuto) il nostro scopo è essenzialmente quello di procedere all’interno di una serie di gallerie sotterranee sfruttando la nostra tecnologia alimentata con le risorse locali. In breve: raccogliamo tutto il raccoglibile ed eseguiamo upgrade massicci per sviluppare nuove tecnologie. Tecnologie che andremo poi a interconnettere tra loro per dar vita a una macchina automatizzata più efficace e comoda.
Come facilmente intuibile, il focus di Techtonica è tutto sul gameplay ma, come detto, c’è un filo narrativo che funge da guida e che prova, in modo non troppo convinto, ad ammaliarci con un mistero da svelare. Ma in fondo, un titolo come Techtonica lo si sceglie principalmente per l’esperienza ludica e infatti il titolo in oggetto non fa sconti, parlando essenzialmente ai fan del genere e rischiando di risultare abbastanza alienante per i neofiti, bombardati da menù e trascinati ben presto a ideare catene di macchinari sinceramente impressionanti.
Raccogli e costruisci
Techtonica è paragonabile a un sandbox con tanto di gestione di risorse, un modello di crafting molto esteso e discretamente variegato, un sistema di modellazione morfologica delle aree e l’intramontabile esplorazione di un mondo alieno. Di base, quello che ci viene richiesto è di recuperare materiali e rinnovare il nostro background tecnologico, sbloccando sempre più strutture all’avanguardia e complesse… oltre che difficili poi da manutenere e controllare (basta dare un’occhiata alle immagini per avere un’idea della quantità di roba che avrai su schermo).
L’obiettivo principale di Techtonica è quello di dar vita a una catena, sempre più vasta e intricata di macchinari automatizzati che puntano a racimolare enormi quantitativi di materiali da investire negli innumerevoli upgrade a nostra disposizione (con tanto di molteplici diagrammi ramificati da sbloccare). Si parte da un nastro trasportatore da unire con un braccio robotico che raccoglie e sposta da solo un materiale alla volta e arriviamo a una distesa di decine e decine di fucine automatiche e comunicanti che ci fanno riempire magazzini di materiali in una manciata di minuti.
Inutile dire che realizzare una rete di macchine perfetta richiede molto (per alcuni troppo) tempo e uno studio attento delle risorse e della loro implementazione (ogni strumento/macchina richiede dati materiali e specifici modi per essere utilizzata al meglio delle sue funzionalità). Così come è ovvio, data la natura molto ciclica e ripetitiva del titolo, che tale esperienza non è adatta a tutti, risultando meno ammaliante ed accessibile di Minecraft (da cui comunque prende alcuni elementi che andremo ad analizzare) e molto più impegnativo e complesso nella fase del costruzione.
A questo bisogna anche segnalare un altro elemento che dividerà in parte l’utenza: la totale assenza di nemici e pericoli. Non c’è, infatti, alcun momento da tower defense, nessuna struttura difensiva da erigere. Questo ci permette di dar vita a un’esperienza molto compassata e rilassata, focalizzandoci solo su esplorazione, raccolta e costruzione (quest’ultimo, elemento chiave per ottenere un livello di soddisfazione discretamente elevato). Viceversa, viene da sé che tale ritmo molto più lento e blando, può stancare facilmente. Caso diverso, invece, se si decide di vivere l’esperienza in cooperativa (fino a un massimo di 4 giocatori), in tal caso, con un buon team coordinato, il gioco moltiplica il suo divertimento di base.
Morfologia, amore mio
Se c’è una cosa che cattura in Techtonica è il mondo di gioco. Seppur non abbiamo molto apprezzato l’idea di dividere l’esperienza in piani, in stile Cave Digger 2 (di cui puoi recuperare la nostra recensione), al posto di un unico open world, il pianeta alieno ha un suo fascino, complice i colori accesi e la vegetazione stravagante. A fortificare ancora di più l’elemento esplorativo (di suo racchiuso in aree purtroppo abbastanza limitate rispetto ai congeneri), oltre a intercettare e raccogliere materiali, scannerizzare strutture (per sbloccare ulteriori ricerche e strumenti) c’è anche la possibilità di intervenire attivamente sulla morfologia del suolo e delle pareti.
Iniziamo da un semplice piccone per poi passare a un micidiale arnese che sfrutta dei buchi neri per dar vita a voragini di tutto rispetto, velocizzando non poco l’abbattimento di interi muri e spingendoci a esplorare abbastanza comodamente (sempre investendo risorse, ovviamente) ogni anfratto roccioso, anche il più remoto. Da apprezzare anche la discreta varietà di strutture e strumenti a nostra disposizione, legati a loro volta da un’interfaccia abbastanza intuitiva e che richiede giusto un po’ di pratica pad alla mano (niente di troppo scomodo) e la loro relativa resa estetica fantascientifica.
Grafica e sonoro
E parlando di resa estetica, Techtonica si difende abbastanza bene, offrendo panorami discretamente accattivanti e impreziositi dal già evidenziato e apprezzato setting dato dal mondo alieno. Certo, a lungo andare gli elementi originali vanno a ripetersi spezzando la magia dell’esplorazione ma la possibilità di modificare l’area di gioco unita alla necessità di dar forma a macchine collegate e automatizzate, regala risultati di discreta rilevanza a cui s’aggiungono possibilità creative e di personalizzazione molto alte. Da segnalare qualche sporadico rallentamento e qualche ritardo nel caricamento di texture o elementi ambientali, ma sono piccolezze.
Il sonoro non è male, con tracce orecchiabili, discretamente varie e adatte all’atmosfera generale del titolo. Buono il doppiaggio in lingua inglese mentre da segnalare, purtroppo, la totale assenza della lingua italiana (assenti anche i sottotitoli). Non c’è molto da leggere, sia chiaro, ma tale mancanza potrebbe comunque risultare uno scoglio considerando che vivremo quasi costantemente col menù dell’inventario aperto.