Sentire parlare Sam Barlow è quasi come giocare con il suo gioco più celebrato, Her Story.
Gli basta una parola per dare l’avvio ad un vortice di pensieri, che spaziano tra diversi argomenti e tematiche prima di tornare indietro al punto di partenza.
E’ come se i suoi schemi di pensiero fossero strettamente connessi ai giochi su cui lavora, che si evolvono seguendo un percorso non lineare nella conversazione, distraendo per certi versi il giocatore finchè non trova un argomento in grado di portarlo al punto successivo.
Persino il suo accento è talmente mutevole da non essere facilmente identificabile; spazia dallo Yorkshire in cui è nato alla Tanzania in cui ha passato parte della sua infanzia, finendo con quella New York che chiama casa al momento.
Sono passati 4 anni dall’uscita di Her Story, affascinante film interattivo e meditazione sugli strumenti narrativi che tanti plausi ha ricevuto; rendendo Barlow, già conosciuto per il suo lavoro nei capitoli di Silent Hill sviluppati da Climax Studios nonché per il capitolo mai uscito di Legacy of Kaine, molto richiesto.
Non è proprio sparito in questo periodo, c’è stato il tentativo di rivisitazione di War Games lo scorso anno ad esempio, ma ora è pronto a svelare il seguito di Her Story.
Si intitolerà Telling Lies ed uscirà nel corso dell’anno grazie alla partnership con Annapurna Interactive; Barlow ne ha svelato qualche dettaglio durante la GDC di quest’anno, in una piccola stanza all’interno del Moscone Center dove si è tenuta la convention.
“La cosa più ragionevole, per il mio commercialista, sarebbe stata fare un seguito di Her Story con una persona diversa ad essere sottoposta ad interrogatorio. Probabilmente non era l’unico a pensarla così e questo ci ha fatto molto piacere”
Barlow, invece aveva in mente qualcosa di leggermente diverso, intenzionato a raddoppiare il senso di intimità che i giocatori hanno provato giocando con Her Story.
“Ho pensato a lungo su cosa fosse stato fatto fino ad allora con il video storytelling e non lo descriverei come un film interattivo. E’ quasi anti cinematografico e questo è un aspetto che mi piace particolarmente”.
Ci sono altri esempi di questo tipo di performance, come le installazioni video di Steve McQueen e Sam Taylor Wood oppure quella recentemente ospitata alla National Portrait Gallery, che mostra 107 minuti di David Beckham che dorme in una stanza d’albero a Madrid.
“La cosa più figa è che non accade nulla che ti faccia guardare più attentamente quanto avviene” dice Barlow “E’ un qualcosa di molto privato in cui ci intrufoliamo. E’ un aspetto molto interessante, nulla che metteresti in un film. Non avrebbe alcun senso in quel tipo di storie pesantemente editate”
Questo senso di intrusione, suggerito in Her Story è amplificato in Telling Lies:
“Nel periodo di promozione di Her Story ero spesso in giro e ho passato molto tempo su Facetime con mia moglie e i bambini; successivamente ho letto molti testi che analizzano come questi modi di comunicare abbiano impattato sulle nostre vite, il modo in cui hanno trasformato la vita sessuale delle persone e il funzionamento del corteggiamento. Alla fine mi sono reso conto che tutto ciò sarebbe stato divertente da esplorare.”
Cosa possono imparare i giochi da un film
Anche la regia di Barlow si è evoluta dai tempi di Her Story, lui stesso ne parla con considerazioni pratiche e brillanti:
“La cosa bella di avere sempre più industrie cinematografiche vicine è che ti porta a lavorare in un mondo molto regolamentato. Vedere le loro differenti soluzioni a problemi che ancora non abbiamo realmente risolto nei videogame è interessante; siamo tutti persone creative, sappiamo dove avremo dei problemi, sappiamo che dovremo girare per un tot numero di settimane e sappiamo come affrontare tutto questo. Sappiamo cosa sta per succedere e come comportarci. Una volta avevamo finito il tempo a disposizione per un girato e non potevamo continuare. Istintivamente ho pensato che avevo lavorato sui videogiochi e pur essendo venerdì sera se c’era un problema tutti sarebbero venuti a lavorare per il weekend cancellando i propri impegni, perché è così che si fa durante lo sviluppo di un gioco. Invece mi hanno risposto di no, che se avessimo fatto lavoro straordinario tutti avrebbero dovuto essere pagati; abbiamo accettato ed ha funzionato perché tutti meritano di essere pagati per il lavoro svolto”.
Tornando a parlare di Telling Lies, Barlow lo presenta con queste parole:
“Her Story aveva questo interessante background, che definirei gotico, Telling Lies continua a distaccarsi dal tipo di storie con cui normalmente abbiamo a che fare. Il mio concept è molto banale: Sesso, Bugie e Videotape incontrano La Conversazione. E’ la storia di quattro persone, delle loro relazioni e di come si intrecciano in un contesto più ampio, legato alla contemporaneità sociopolitica.
Ho amato La Conversazione, un film uscito nel periodo del Watergate che racconta la sua storia attraverso un importante studio dei personaggi. Mi piace anche quel periodo cinematografico, come affrontavano questioni come quella [lo scandalo Watergate con il conseguente impeachment di Nixon n.d.r.] in un modo molto interessante, che non necessariamente è lo stesso che usiamo nei videogiochi”
In Telling Lies lavoreremo con un database prelevato da un hard-drive dell’NSA, con una domanda iniziale: perché le conversazioni di queste quattro persone suscitano l’interesse dell’NSA?
Da questa domanda inizieremo a scavare sempre più a fondo, affrontando tematiche come la sorvegliana e la tecnologia il gioco promette un’esperienza innovativa in un gioco apertamente politico.
Lo stesso Barlow ci spiega come lo sviluppo di Telling Lies sia stato influenzato dagli avvenimenti globali degli ultimi anni:
“Durante gli anni passati a lavorare al gioco ho acquisito la consapevolezza che gli argomenti trattati sono importanti per me e più in generale per il resto del mondo; spero di contribuire in maniera utile alla discussione, parlando da una posizione di maggior conoscenza.
Telling Lies parla degli intrecci tra le vite private, del rapporto tra intimità e governi e delle intrusioni di questi ultimi nel nostro diritto ad una vita privata, arrivando al rischio di erosione di questo diritto cui ci sottopone questa epoca digitale. Ogni notte vado a dormire e metto questo apparecchio con un microfono e una telecamera vicino al mio letto, senza nemmeno pensarci”.
I video che esaminiamo in Telling Lies sono tutti catturati da device personali quali portatili o smartphone e ci riportano le conversazioni dei loro possessori. La storia si sviluppa nell’arco di 2 anni di cui noi cogliamo solo i momenti in cui i 4 protagonisti parlano online.
Il che vuol dire che il fulcro della storia avviene al di fuori del nostro occhio indiscreto e che riusciremo ad intuirne qualcosa solo dopo il loro svolgimento, in un concetto quasi romanzesco per cui dovremo ricostruire alcuni dei momenti più importanti nella nostra mente. Essenzialmente il contrario di quanto avviene normalmente nei videogame, il che lo rende ancora più interessante.