Tempest 4000 si aggiunge ai vari classici che stanno tornando in auge negli ultimi tempi, portando tanta carne al fuoco per gli appassionati dei titoli arcade più puri. Abbiamo infatti visto il ritorno di Asteroids, Centipede, Windjammers, Missile Command e altri classici. Ora, appunto, si aggiunge anche Tempest, in una veste tutta nuova.
Il titolo riprende infatti a piene mani dalla struttura che lo differenziava dai congeneri, e qui riproposta in veste tutta nuova e decisamente più al passo con i tempi. Parliamo quindi di una sorta di remake dell’esperienza originale, che qui porta a vette mai viste la classica prospettiva che ha caratterizzato il titolo fin dalla sua versione arcade.
Tempest 4000 ci butta subito nell’azione pura
Come da tradizione arcade, Tempest 4000 non ha una storia o un contesto, ma ci butta direttamente nel gameplay nudo e crudo. In questo caso, poi, è difficile anche solo immaginare un contesto, visto che tutti gli elementi di gioco tendono essere astratti. Ogni partita ci vede infatti impersonare un esserino vagamente simile a un insetto, intento a sparare altre creature che vengono verso di lui.
La particolarità di Tempest 4000, però, risiede proprio negli scenari tridimensionali. Ogni livello è infatti posto in un’arena particolarissima, strutturata anche in profondità, dove i nemici si muovono dal fondale, verso la nostra “navicella-insetto”. Quest’ultima, peraltro, si può muovere solo sul bordo dell’arena stessa, senza nessuna possibilità di andare avanti o indietro.
Per esempio, il primo livello mette il giocatore di fronte a un vero e proprio cilindro cavo, dove il personaggio controllato può muoversi soltanto sul bordo esterno, mentre i nemici provengono dall’interno del cilindro stesso. Nonostante spiegato in questo modo possa apparire complesso, pad alla mano Tempest 4000 risulta decisamente immediato, come tutti i titoli arcade.
In pratica, di fatto, nelle partite ci troviamo a muoverci a destra e a sinistra, sparando tutto ciò che si muove su schermo, prima che i vari bersagli possano raggiungerci. Se infatti la nostra navicella venisse toccata da un nemico o da un proiettile, perderemmo una vita e, restando senza, sarebbe game over.
Come da tradizione arcade, poi, il game over impone al giocatore di ricominciare tutto da capo ma, per fortuna, la grande rigiocabilità della formula rende tutto più fruibile. A queste meccaniche base si aggiungono poi delle sottomeccaniche, che rendono tutto più profondo e interessante, alzando lo skill ceiling in modo non indifferente.
Tanto per cominciare abbiamo la classica “bomba” che elimina tutti i nemici su schermo e, in casi estremi, può salvarci anche da un game over. A questo si aggiunge il salto, ottenibile sotto certe condizioni, che permette, appunto, di saltare sopra il bordo dell’arena, schivando eventuali nemici che lo hanno raggiunto.
Ma la caratteristica più dirompente di Tempest 4000 è il suo psichedelico tripudio di colori, effetti, esplosioni e prospettive surreali. Ogni partita si svolge infatti su arene dalla geometria sorprendente, dove il gameplay velocissimo è accompagnato da esplosioni di ogni tipo che occupano costantemente la visuale.
Se da una parte questa è la diretta evoluzione della formula arcade originale, dall’altro lato è evidente che gli sviluppatori si siano lasciati prendere la mano. In alcune situazioni, infatti, diventa difficile capire cosa stia succedendo e, anche se il game sense aumenta con l’esperienza, ci sono comunque casi dove tutto diventa difficile da leggere, soprattutto proseguendo nei livelli.
Un altro piccolo problema sono i controlli eccessivamente “scivolosi“. La nostra “navicella”, infatti, è una sorta di creatura che cammina sul bordo delle arene. Proprio questa camminata, però, è spesso scivolosa, dato che la creatura in questione compie uno o due passi aggiuntivi dopo che il giocatore ha smesso di muoversi verso la direzione corrispondente. Questo porta ad alcune morti indesiderate e, nonostante sia una feature inserita appositamente, risulta comunque eccessivamente impattante.
Il risultato, comunque, è quello di un titolo arcade vecchia scuola, che però riesce a essere adatto anche ai palati odierni, grazie controlli fluidi e responsivi, accompagnati da un gameplay veloce e dinamico. Tieni a mente, come sempre in questi casi, che parliamo di un arcade puro, limitato quindi dalla sua stessa struttura.
Siamo infatti davanti a una generale mancanza di varietà, resa anche più evidente dalla ripetizione degli stessi livelli e dall’assenza di variazioni importanti alla formula base, come visto per esempio nei vari Recharged (che restano tutt’ora un esempio eccellente di svecchiamento dei classici arcade).
Qualche diottria in meno, per un punteggio più alto
Il comparto tecnico di Tempest 4000 è davvero ottimo. Il gioco sfrutta infatti la potenza hardware contemporanea, che permette quindi di godere di una grafica tridimensionale, accompagnata da un tripudio di effetti e colori vari, in grado di riempire lo schermo senza cali di frame.
Il comparto artistico ripropone la classica estetica neon che caratterizzava anche la versione arcade, qui impreziosita dalle già citate esplosioni e da uno stile decisamente surreale.
Infine, il comparto sonoro si dimostra adatto a svolgere il suo dovere, grazie a musiche ed effetti soddisfacenti.