Sviluppato da Do My Best e pubblicato da tinyBuild, The Bookwalker: Thief of Tales è un intrigante mix di generi con combattimenti a turni, enigmi da risolvere e misteri da svelare. Alternando fasi in prima persona e ad altre con visuale isometrica, ci siamo lasciati travolgere dalla misteriosa avventura di uno scrittore dotato di stravaganti poteri e questa è la nostra recensione.
The Bookwalker: Thief of Tales – di libro in libro
The Bookwalker: Thief of Tales punta moltissimo sulla trama, sull’atmosfera e su idee decisamente intriganti se non proprio originali. Noi impersoniamo un tale di nome Etienne Quist. Quist è uno scrittore, o meglio, lo era prima di perdere l’ispirazione. Ex autore molto apprezzato, Quist è ora accusato di un crimine tremendo che lo ha portato a una forma di chiusura verso la sua arte, nonché lavoro. Più che chiusura personale… Quist non può materialmente eseguire la sua mansione di scrittore. Porta, infatti, delle manette che gli vietano di eseguire la sua professione. Manette di cui non può liberarsi pena ulteriori aggravanti. Ma il male non arriva mai da solo. Ecco quindi il nostro protagonista costretto a seguire un compito decisamente stravagante per una persona non propriamente onesta: rubare alcuni manufatti “leggendari” dai libri.
Hai letto bene, dai libri. Etienne deve immergersi, letteralmente, nei libri di testo, avventurarsi nelle loro storie e recuperare determinati manufatti. Manufetti che servono al nostro “cliente” che, in cambio, proverà a liberarci illegalmente dalle nostre manette. C’è un po’ di Inkheart in The Bookwalker: Thief of Tales eppure il titolo riesce ad avere una sua identità che rapisce, conquista e trascina. La narrativa funziona, la varietà di storie (sia narrativa che estetica se non proprio ludica) crea un buon ritmo e aiuta il titolo ad avvolgere il giocatore in una spirale misteriosa tra fantasia e realtà. Cosa è reale? Quanto i personaggi che incontreremo nei testi possono influire nelle nostre decisioni? Nella nostra missione…
E di cose strane in The Bookwalker: Thief of Tales ne incontrerai tantissime. La prima avventura, ad esempio, è in un’apparente prigione medievaleggiante, sulla scia di uno stravagante alchimista per rubargli la pozione dell’immortalità. Qui The Bookwalker: Thief of Tales offre giusto un assaggio della sua creatività e lo ammettiamo, la storia è sicuramente uno dei punti forti dell’esperienza. Se a ciò aggiungiamo un comprimario (tale Roderick), nonché spalla comica, identificata in una capsula/cella parlante, il risultato non può che confermarsi positivo. E sì, The Bookwalker: Thief of Tales regala momenti molto divertenti con battute che non ti aspetti. Così come non mancano momenti riflessivi e più seri.
Sì, alcune cose sono abbastanza trite e ritrite e sì, non sempre i colpi di scena stupiscono ma ancora una volta, la varietà, l’atmosfera nel suo insieme e le idee di fondo giustificano l’intero pacchetto, offrendo un’esperienza che nel totale, narrativamente parlando, soddisfa. I tentativi di raccontare qualcosa di nuovo (seppur non totalmente e in parte derivativo) unito a un gameplay vario e che si adatta ai luoghi dei vari libri, ha del potenziale. Ma saranno riusciti a sfruttarlo come si deve? Scopriamolo insieme.
Le anime di Bookwalker
The Bookwalker: Thief of Tales inizia lasciandoci alla guida di Quist, con una visuale in prima persona e un’atmosfera che rimanda quasi a Layers of Fear (qui trovi la nostra recensione dell’ultimo capitolo) soprattutto per le tinte cromatiche. Siamo in un condominio abbastanza malconcio e la gente, chiusa dietro la propria porta, ci evita. Stiamo tornando a casa. Pochi passi e siamo dentro. Un appartamento spoglio ci accoglie mestamente. Non c’è molto da analizzare. D’altronde è palese da subito che Quist ha problemi economici oltre che legali. Gli hanno portato via tutto, tranne il telefono. Che squilla. Qualcuno ha un compito per lui. Deve andare. Un libro lo attende e la propria libertà si avvicina.
L’esplorazione in prima persona che può sembrare quasi accessoria, è in realtà funzionale al gioco stesso. Più volte ti ritroverai, infatti, a emergere dal libro e a passeggiare per l’appartamento o per il condominio alla ricerca di oggetti o indizi da trasportare poi all’interno del libro. Banalmente, serve un martello per abbattere un muro in una prigione medievaleggiante perfettamente descritta in un libro? Chiedilo al tuo vicino. E a tal proposito, The Bookwalker: Thief of Tales è pieno di piccole scelte con effetti più o meno interessanti. Decidere di aprire una cassa con un grimaldello piuttosto che con un piede di porco, può portare alla rottura, e quindi alla perdita, del grimaldello e così via.
Ma se muoversi in prima persona regala un feedback abbastanza classico ed efficace, complice anche spazi ristretti e ben riprodotti, entrare nel libro porta a tutt’altra tipologia di feedback. Una volta nella storia, infatti, il gioco muta. Lo stesso Quist muta, diventando un essere dalla testa a forma di libro che causa non pochi sobbalzi in chi lo vede. Ma a mutare è anche la tipologia di gioco che da un’impostazione in prima persona passa a una visuale isometrica con telecamera fissa, in terza persona con aree ristrette, prevalentemente statiche e perfettamente visibili su schermo nella loro completezza. Sono una serie di piccole aree abilmente collegate tra loro e intervallate da brevi caricamenti.
Ecco, muoversi in questi spazi dovrebbe essere ugualmente comodo e pratico e in parte lo è. Il primo piccolo ostacolo, è la velocità di movimento. Quist è terribilmente lento e in parte anche leggermente impreciso. C’è un tasto per correre, per fortuna, ma questo, in spazi eccessivamente ristretti, richiede un po’ di tempo per essere padroneggiato bene. Il sistema di movimento non sarà immediato e comodissimo ma comunque funziona. Altra piccola imprecisione che potrebbe far storcere il naso a qualcuno, è l’interazione con gli oggetti a schermo. Ogni oggetto con cui poter interagire, ha un piccolo bagliore bianco che emerge quando ci si avvicina.
Ecco, se ci sono più oggetti vicini con cui poter interagire, diventa tutto un po’ legnoso. In pratica ti ritrovi a camminare contro uno o l’altro oggetto cercando di far intuire al gioco quale dei due t’interessa e spesso dovrai premere il tasto d’interazione prima che il gioco cambi “cursore”. Un po’ fastidioso, lo ammettiamo, ma niente di eccessivamente grave. Come non è grave, anche se decisamente scomodo, spostare alcuni oggetti. In questi caso, il bagliore diventa una croce direzionale bianca e noi potremo premere il tasto azione sull’oggetto e poi spostarlo con l’analogico. Solo che tali oggetti possono spostarsi solo in piccolissime aree invisibili e solo in determinate posizioni da scoprire. Per fortuna non capita spesso di dover spostare cose ma ammettiamo che si poteva trovare una soluzione migliore e più pratica.
E parlando di oggetti con cui interagire, nei mondi di The Bookwalker: Thief of Tales c’è un sacco di roba da analizzare, raccogliere, fondere e costruire (con tanto di tavoli da lavoro). Il sistema di crafting è abbastanza semplice ed è comunque limitato a ciò che il gioco sparge in giro per la mappa ma rende ulteriormente varia la formula del titolo che non ha ancora finito di stupire. Se prevalentemente, The Bookwalker: Thief of Tales è un’avventura narrativa incentrata su esplorazione ed enigmi ambientali, c’è anche una fondamentale fase di combattimenti a turni.
Esatto, si combatte. E per farlo avrai oggetti da utilizzare, una barra di energie da preservare e una denominata “dell’inchiostro” che funge da MP per le proprie mosse. Niente di complesso, in realtà, e forse poteva anche essere approfondito meglio (considerando il potenziale di base), ma nel suo piccolo funziona e ancora una volta, contribuisce a una varietà ludica notevole e apprezzabile. Solo non ti aspettare le profondità strategiche di un classico gioco di ruolo. Inoltre, l’inchiostro, che funge da barra da MP, è utile anche fuori le battaglie, permettendo determinate azioni e ritrovandosi ad avere un ruolo chiave anche nella risoluzione degli enigmi ambientali oltre che alla stessa esplorazione.
Infine parliamo della sua anima quasi da libro-game dove leggendo i pensieri dell’ex scrittore, o le parole della capsula parlante, ci ritroviamo a fare decisioni di vario genere. Alcune possono influire anche la trama (perfino lo sblocco di alcuni trofei) mentre altri possono avere influenza sull’energia, sulla barra dell’inchiostro, nell’ottenimento o meno di un oggetto e così via.
Grafica e sonoro
Graficamente parlando, The Bookwalker: Thief of Tales sorprende, è innegabile. La sua doppia resa estetica colpisce nel segno e offre dei dettagli in parte spiazzanti (la differenza tra i mondi di alcuni libri è notevole). Sì, gli ambienti sono molto ristretti (sempre suddivisi in aree prevalentemente piccole), ma è innegabile la cura riposta dagli sviluppatori e la sua enorme varietà. Di mondo in mondo, di libro in libro, i cambiamenti sono innumerevoli e lasciamo a te il piacere di svelarli tutti. Potremmo far presente che i nemici d’affrontare sono pochi e abbastanza ripetitivi ma è una piccolezza considerando l’impatto generale di un titolo che presenta un’identità da non sottovalutare.
Anche il sonoro non è affatto male, seppur poco memorabile. Poteva osare di più, considerando la varietà ludica e scenica del titolo. Ma anche così, va bene, non risultando mai fastidioso. Da segnalare la gradita presenza dei sottotitoli in lingua italiana che, escluse piccoli errori, aiutano a comprendere al meglio un titolo che vive di scrittura e narrazione. Infine, le potenzialità dell’ultima console di casa Sony non vengono sfruttate ma il titolo si dimostra abbastanza solido e fluido, salvo sporadici rallentamenti (che avvengono soprattutto alla comparsa di diversi personaggi su schermo.)