Prima di iniziare la recensione, avendo l’occasione di parlare di un titolo italiano, abbiamo chiesto agli autori stessi di introdurci The Cooking Class, per cui lascio brevemente a loro la parola e ci rileggiamo tra poco per passare alla ciccia (mai termine più appropriato) del gioco:
“The Cooking Class è un’idea nata e scritta prendendo spunto dalle famiglie patriarcali e remote della Nova Scotia, provincia canadese dove uno dei due sviluppatori ha vissuto per un periodo. L’idea è quella di ampliare la lore dei personaggi attraverso un prequel che è attualmente in sviluppo, sviscerare la storia di ogni personaggio, menzionato o presente in game.
Vorremmo arrivare ad un pubblico che apprezzi l’analog horror, gli ARG ed i B-Movies. Il mercato degli indie horror si sta espandendo molto e ci sono colleghi che apprezziamo tantissimo, come Puppet Combo, Emika Games, Enigma Studio o Rayll.
Il progetto è stato sviluppato in un mese, con un budget più che ridotto, da un team di due persone. Uno scrittore e uno sviluppatore. The Cooking Class è quindi un work in progress continuo e speriamo che diventi un piccolo cult, noi non smetteremo di ascoltare ogni suggerimento del pubblico, abbiamo già implementato modifiche che ci sono state suggerite e ci sono sembrate giuste, a dimostrazione del fatto che abbiamo orecchie per ascoltare i giocatori e ci teniamo molto. Siamo molto felici di come sta andando questo progetto essendo lui la nostra prima esperienza su Steam e Itch, speriamo che il futuro ci dia la possibilità di sviluppare ancor di più questa trama che stiamo scrivendo”.
In questa introduzione vengono menzionati alcuni elementi interessanti del titolo, che andiamo ad affrontare.
Aggiungi un posto a tavola
Un’altra, secondo me palese, fonte di ispirazione sta in Resident Evil 7: se al momento risulta difficile comprendere l’ispirazione dichiarata dagli autori, è altrettanto complesso non paragonare la famiglia Dupont ai Baker protagonisti del titolo di Capcom. Anche l’ambientazione ce lo ricorda vagamente, ma andiamo con ordine. Il protagonista di The Cooking Class prende parte, stranamente in solitaria, a una lezione di cucina che si tiene in casa Dupont, che ci appare essere terribilmente isolata dal mondo esterno.
Se riusciremo a sopravvivere alle particolari preparazioni gastronomiche ci risveglieremo nella stessa cucina, che avrà perso qualsiasi parvenza di normalità e ci catapulterà in un incubo dal quale fuggire. In effetti, la trama è tutta qui, e quello che dovremo fare è trovare la chiave della porta principale per raggiungere la nostra auto parcheggiata in bella vista e dimenticare il tutto.
Gameplay cotto e mangiato!
Certo, fossimo stati nella realtà sarebbe bastato rompere il vetro di una finestra per scappare, ma ci saremmo persi l’intera esperienza di The Cooking Class. Il gameplay è molto semplice: oltre ad esplorare la casa, abbiamo a disposizione un pulsante per interagire con l’ambiente circostante e un altro dedicato all’accensione della torcia (che dovremo trovare).
Esplorare l’ambiente è fondamentale per due motivi: innanzitutto perché per fuggire avremo bisogno di un codice che si trova in una delle VHS sparse per la casa ed in secondo luogo perché la lore del gioco è racchiusa sia nelle già citate videocassette che nei documenti che potremo trovare nei vari ambienti. Senza troppe anticipazioni, ti basti sapere che (come avrai intuito) i Dupont sono una famiglia dedita al cannibalismo e ai massacri e tra i suoi membri spiccano soprattutto Ma’Lea e Butch. I due sono inoltre gli unici antagonisti presenti nel gioco e da evitare a tutti i costi per sopravvivere.
Se al pianterreno saremo liberi di muoverci senza troppi problemi, quando decideremo di salire al piano di sopra, oltre a fare il pieno di orrori, troveremo ad attenderci proprio la matriarca di questa disfunzionale famiglia. Sapevamo che fosse sulla sedia a rotelle, ma un miglioramento delle sue condizioni fa sì che deambuli liberamente per le varie stanze: per nostra fortuna è cieca, ma ha un udito molto sviluppato quindi dovremo muoverci con cautela per evitare la cattura (come una donna debilitata possa avere la meglio su di noi non è dato saperlo).
Le cassette di cui ti parlavo prima contengono in linea di massima riprese, dal vivo, di massacri e cannibalismo tipiche degli analog movie a cui fanno riferimento gli autori. La loro posizione, compresa quella della VHS con il codice per noi fondamentale, cambia di continuo obbligandoci a ricominciare la partita senza punti di riferimento. Questo può dilatare o contrarre il tempo di gioco: sono riuscito a terminare indifferentemente una partita in 7 minuti così come in 20, senza peraltro volere esplorare a fondo la casa alla ricerca di tutti gli oggetti.
Trovato il codice della cassaforte del seminterrato, è difficile resistere alla voglia di scendere e affrontare il gigantesco Butch, che per nostra fortuna è sordo e cieco (ma con un olfatto formidabile), trovare la cassaforte in cui è contenuta la chiave e sfuggire a un destino poco piacevole. Anche la combinazione della cassaforte cambia ad ogni riavvio, quindi nessuna scorciatoia ci è consentita per arrivare al sospirato finale.
Segnali di Stile di The Cooking Class
Considerata l’ispirazione dichiarata agli analog movie, come ad esempio The Blair Witch Project, la resa grafica sporca è voluta e sicuramente riuscita. Trattandosi di un titolo scritto e sviluppato in circa un mese, la grafica poco dettagliata che ci appare come riprodotta da una vecchia videocassetta è sicuramente il massimo che si potesse chiedere agli sviluppatori e diventa elemento fondamentale per creare un’ambientazione ansiogena e opprimente.
Il tutto è acuito da un comparto sonoro ridotto al minimo: niente musica o altri rumori che non siano i nostri passi, il rumore dei cassetti e sportelli che apriremo e del respiro affannoso del protagonista che avanza nell’incubo, indifeso e al buio.