The Dark Eye: Chains of Satinav è un titolo non troppo ambizioso, che prende a piene mani dalla tradizione del genere di appartenenza, portandoci un’avventura grafica classicissima ed estremamente lineare. In poche parole, qui troverai tutto quello che ti aspetteresti da titoli simili, nel modo più consueto possibile. Quindi, vale la pena entrare in questo mondo fantasy?
La storia
La trama di The Dark Eye: Chains of Satinav è ambientata nel mondo fantasy di Aventuria e, in particolare, impersoneremo Geron, un giovane uomo che ha avuto la sfortuna di essere stato maledetto: può infatti spaccare oggetti fragili, come vasi d’argilla, con la sola forza del pensiero.
Nonostante questo potere possa sembrare una cosa da poco, in realtà porta a Geron parecchi problemi. La gente del suo paesino è molto superstizioa e lo vede come un portatore di sventure e sfortuna. Per questo motivo il giovane ha vissuto circondato da odio e da pregiudizio. All’inizio della storia, infatti, il protagonista ha il compito di recuperare quattro foglie di rame, in modo da poter vincere una piccola sfida e ricevere gli onori del re. Purtroppo, però, la riuscita del compito viene ostacolata dai suoi stessi compaesani e persino da chi organizza la sfida stessa.
Dopo aver vinto la sfida, Geron si ritrova al cospetto del re e riceve un incarico per liberare una stanza degli ospiti dai corvi. Da qui in poi inizia una trama molto più interessante, che parte dall’incontro tra il protagonista e una giovane fata. Il rapporto tra i due personaggi e lo sviluppo della loro storia è forse la parte più interessante di The Dark Eye: Chains of Satinav, che riesce ad appassionare tutti coloro che non si faranno scoraggiare dal suo ritmo lento.
La trama acquisisce da subito delle classiche tinte fantasy, che vedono un’imminente fine del mondo e un eroe di umili origini che cerca di impedirla. Il vero punto forte della storia, infatti, sono proprio i due protagonisti, approfonditi a dovere nel corso dell’avventura e caratterizzati come si deve.
Più classico non si può
Il gameplay di The Dark Eye: Chains of Satinav prende a piene mani dalle classiche avventure grafiche del passato, portandoci una struttura di gioco vista e rivista. Questo non è necessariamente un male, se ti piace il genere, ma sappi che qui troverai un titolo parecchio derivativo dai classici.
Come sempre, quindi, il gioco alterna sequenze narrative che fanno proseguire la trama a fasi di gameplay dove si tenta di risolvere enigmi ambientali più o meno complessi. Il gameplay si svolge all’interno di schermate statiche collegate tra loro, dentro cui sono sparsi vari punti con cui è possibile interagire. Da questo punto di vista, gli ambienti di gioco sono davvero ricchi di dettagli e pieni di oggetti da analizzare, molto spesso anche inutili ai fini degli enigmi stessi. Questo rende l’esplorazione molto più interessante, dato che Ganon commenta continuamente quello che stiamo guardando. Di contro, però, la presenza di tanti oggetti inutili potrebbe rendere confusionaria la risoluzione di alcuni puzzle, soprattutto per i giocatori meno avvezzi al genere.
Le interazioni possono essere di tre tipi: possiamo semplicemente guardare un oggetto per avere informazioni, possiamo interagirci normalmente, oppure possiamo utilizzare qualche strumento. In aggiunta a tutto questo, in alcuni casi possiamo anche utilizzare i poteri dei due protagonisti, che permettono di rompere o riparare alcuni oggetti dello scenario.
Ovviamente, girando per le varie aree possiamo raccogliere strumenti da utilizzare in seguito, che verranno aggiunti all’inventario del protagonista. Questi possono essere utilizzati all’occorrenza (per esempio, un bastone permette di raggiungere qualcosa messo in alto) oppure possono essere esaminati per ottenere preziosi dettagli o per la risoluzione di alcuni enigmi.
In pratica, in The Dark Eye: Chains of Satinav vediamo la classica struttura delle avventure grafiche: si esplorano le aree alla ricerca di oggetti utili, si cerca di capire cosa fare e si risolvono gli enigmi ambientali utilizzando ciò che abbiamo a disposizione e improvvisando. Il gioco non metterà assolutamente alla prova i veterani del genere, dato che i puzzle sono tutti estremamente semplici e immediati. Questo dipende anche dagli ottimi dialoghi di gioco e dai commenti dello stesso Ganon, che spesso nascondono indizi utili.
Non troppo tempo dopo l’inizio dell’avventura, The Dark Eye: Chains of Satinav aggiunge un pizzico di novità al genere, grazie ai poteri dei due protagonisti che, come accennato, permettono di rompere o riparare determinati oggetti. Nulla di troppo esaltante, ma un pizzico di novità non guasta mai. In ogni caso, il gioco propone una buona varietà di situazioni che, nonostante i naturali limiti del genere, riescono comunque a tenere alta l’attenzione del giocatore.
Schermate da sfondo
Il comparto tecnico di The Dark Eye: Chains of Satinav è davvero ottimo. Il gioco vanta uno stile davvero unico, caratterizzato da schermate simili a dei dipinti a mano. Nonostante le animazioni siano molto limitate, il risultato finale è comunque ottimo e, soprattutto, è coerente con la natura old school dell’avventura.
Anche il comparto artistico si difende bene. Lo stile particolarissimo del gioco lo rende immediatamente riconoscibile e bello da vedere. Ogni schermata combina elementi 2D e 3D, con un risultato semplicemente stupendo. Gli scenari sono magnifici, i personaggi sono dettagliati e ogni schermata ha stile da vendere.
Infine, il comparto sonoro è ottimo, grazie a musiche adatte a ogni occasione, a un doppiaggio eccellente e a effetti sonori che fanno bene il loro lavoro.