The Dead Tree of Ranchiuna è un walking simulator in 1°/3° persona e già qui iniziano i problemi perché se esiste un genere di videogiochi al momento bistrattato, questo è proprio quello dei walking simulator. La principale critica è la solita: non sono davvero videogiochi visto che hanno una componente ludica spesso molto piccola e dei ritmi molto compassati. Esistono tuttavia molti esempi di walking simulator degni di nota.
Ovviamente questo non è un genere per tutti. Il ritmo lento, il forte focus sull’atmosfera e sul coinvolgimento emotivo e una narrazione spesso complessa e non lineare, li rendono adatti a solo una piccola fetta di pubblico e, onestamente, è anche giusto così. Il concetto di videogiochi indie permette anche di dare spazio a quelle fette di mercato minori. Personalmente sono un fan di questo genere e, proprio per questo, so bene quanto sia difficile realizzare un buon walking simulator.
Le premesse di The Dead Tree of Ranchiuna sono indubbiamente buone. Dietro allo sviluppo di questo gioco c’é Tonguç Bodur, un vero veterano del genere (su iCrewPlay abbiamo già recensito Lucid Cycle di suo), e il titolo ha avuto abbastanza successo su Steam da spingere Eastasiasoft a distribuirlo anche su PlayStation 4. Cercando però sul web le recensioni della versione Steam, si possono trovare opinioni molto polarizzate su questo titolo.
C’é chi lo definisce il peggior gioco mai creato e chi lo considera un capolavoro. D’altronde il web di oggi riesce a vivere solo di estremi, ma spesso la verità è situata nel mezzo e raramente mi lascio influenzare dal parere altrui, soprattutto se si parla di walking simulator. Spesso, infatti, i motivi per cui si bocciano questi giochi sono proprio quegli elementi alla base stessa del genere. Incuriosito ho quindi affrontato in modo candido The Dead Tree of Ranchiuna. Vediamo insieme che cosa ho scoperto e se vale la pena acquistarlo.
Un mondo sull’orlo dell’abisso interiore
In The Dead Tree of Ranchiuna vestiremo i panni di un individuo che, dopo essersi laureato all’università di Bucarest, decide di tornare nel villaggio in cui è cresciuto (il gioco non lo dice mai, ma è chiaro che sia ambientato in Romania). Arrivato sul luogo, però, si rende conto che in giro non c’é nessuno e il posto appare abbandonato, come fosse successo qualcosa di terribile.
Vagando in cerca di una risposta, inizia quindi ad avere delle visioni relative a un terribile incidente successo durante la sua assenza, un incidente che coinvolge il ritorno di un’altra persona nel villaggio. Le visioni non avvengono in modo lineare, ma si alternano tra vari luoghi e tempi mentre l’individuo esplora la zona. Che cosa è avvenuto in passato? Riusciremo a collegare tutti gli indizi e svelare il mistero?
Il titolo può sembrare esotico, la citazione di un luogo remoto, ma in realtà Ranchiuna è un termine romeno che può essere tradotto in “rancore.” Di per sé il gioco si intitola l’Albero Morto del Rancore e proprio questo termine è ciò intorno a cui ruota tutta la narrazione. La società non è solo ingiusta e crudele, ma anche rancorosa, così come rancorose sono le persone che vivono intorno a noi. La vendetta è il fondamento della nostra vita.
Può sembrare un messaggio negativo e pessimista, ma d’altronde questa è l’atmosfera che The Dead Tree of Ranchiuna vuole e riesce a creare. Le spettacolari ambientazioni da cartolina di cui è composto questo gioco sono tutte “annebbiate” da una patina grigia e decadente, accompagnata da sinfonie tanto pacifiche quanto tristi e malinconiche. E’ il modo in cui immagineresti un mondo dove non esiste bontà o speranza di un domani migliore.
Si cammina tanto. Si cammina troppo.
Se le premesse e l’atmosfera sono indubbiamente buone, purtroppo non possiamo dire lo stesso della realizzazione effettiva di The Dead Tree of Ranchiuna. Nel momento in cui si inizia a giocare, questo titolo presenta tutti i suoi limiti e non sono pochi. Prima di proseguire nella recensione, ripeto quanto detto in apertura: io adoro i walking simulator proprio per il loro stile di gioco particolare. Questo è importante perché non voglio essere frainteso.
Nonostante ciò devo ammettere che The Dead Tree of Ranchiuna è la somma di tutto ciò che non funziona nei walking simulator a livello di gameplay, se di gameplay si può parlare. Di base possiamo solo guardarci intorno e camminare o correre. Abbiamo anche la possibilità di interagire con alcuni oggetti e di accendere o spegnere una torcia. Gli altri tasti ci permettono di attivare una camminata automatica (molto utile, anche se dovremo comunque dare noi le direzioni) e cambiare il punto di vista da 1° a 3° persona.
Qui iniziano gli scricchiolii, perché il modello 3D del protagonista è davvero rozzo e dalle animazioni pessime. Perché dare questa possibilità se il risultato non cambia nulla, anzi peggiora l’aspetto del gioco? Ma i problemi non finiscono qua perché, se per me non è un problema vagare per gli ambienti in cerca di eventi, visto che è su questo che si basano i walking simulator, allo stesso tempo è inaccettabile che manchino completamente indicazioni su dove andare o cosa fare.
A un certo punto ho passato 60 minuti della mia vita a girare in cerchio solo per scoprire che dovevo interagire con un legnetto. Il problema è che, oltre a non esserci indicazioni su cosa fare, il sistema di interazione è programmato male e gli oggetti con cui si potrà interagire vengono illuminati solo se ci sbattiamo addosso. Inutile negarlo, questo è un enorme difetto di progettazione che aumenta a livelli assurdi la frustrazione del videogiocatore.
Il vero problema di The Dead Tree of Ranchiuna è però che, anche per essere un walking simulator, non c’é davvero una componente ludica. I luoghi in cui camminare sono pilotati, non si può andare fuori dal sentiero a causa di muri invisibili o “sezioni vuote” che ti rimandano all’ultimo checkpoint e non ci sono elementi di difficoltà. Gli unici “puzzle” presenti sono ridicoli e risolvibili premendo cose a caso. Persino il sistema di salvataggio è mediocre visto che i checkpoint sono troppo distanti e non sono resi evidenti.
L’oscurità dell’anima abbuia tutto ciò che vede
Il fatto che The Dead Tree of Ranchiuna abbia un gameplay pesantemente deficitario, non basta a bocciare del tutto il gioco. Esistono tantissimi walking simulator che hanno lo stesso problema, ma riescono comunque ad essere titoli più che decenti concentrandosi completamente sulla narrazione e sulla direzione artistica, due carte che ha a disposizione anche questo titolo, ma che purtroppo non vengono mai sfruttate a dovere.
Sia chiaro, il primo impatto con la direzione artistica di The Dead Tree of Ranchiuna è fantastico. Gli ambienti di gioco sono assolutamente magnifici, vere e proprie fotografie animate in maniera stupenda. I riflessi di luce, l’acqua, il modo in cui tutto si muove e si comporta è più che degno di nota e non può essere passato in secondo piano. Detto ciò, però, oltre questa patina luccicante, c’é ben poco di cui essere felici.
Non è solo la scarsa eleganza dei muri invisibili o di come molti dettagli del gioco perdano qualità visti da vicino, non è neanche quanto risultano rozze le animazioni delle “figure umane”, sia quella del protagonista tanto quelle fumose dei png. No, è proprio la sensazione che sotto ci sia qualcosa che non va, che non funziona, come un pacco regalo incartato meravigliosamente che però nasconde il solito maglione di Natale ammuffito e di scarsa qualità.
Lo stesso si può dire del comparto sonoro che da una parte presenta delle sinfonie di accompagnamento assolutamente stupefacenti, perfette per l’atmosfera ricercata, e dall’altra propone dei dialoghi a dir poco agghiaccianti. Certo, i sottotitoli in italiano sono apprezzabili, così come è degno di nota che ogni riga di dialogo sia “parlata,” ma la qualità finale è imbarazzante. Il livello della recitazione è prossimo a scendere sottoterra e il testo “letto” è spesso tanto banale quanto eccessivamente verboso.
L’inferno è lastricato di buone intenzioni
Concludendo la nostra recensione e tirando le fila di quanto detto, risulta purtroppo impossibile promuovere The Dead Tree of Ranchiuna… o anche solo giudicarlo a malapena mediocre. Questo è davvero un brutto gioco, ma non per i motivi che puoi leggere nella maggior parte delle recensioni e che sono accumulabili a qualsiasi walking simulator. E’ brutto perché è fatto male, punto.
Dire ciò fa ancora più male se consideriamo che c’erano davvero delle buonissime premesse per avere almeno un degno walking simulator da giocare per 2/4 ore. C’é della qualità in The Dead Tree of Ranchiuna, ma è sommersa e soverchiata da tutto il resto, un resto che semplicemente non funziona. Ho omesso infatti molte altre cose, tipo che mentre giocavo il titolo mi è crashato a caso e da solo (per due volte per altro), obbligandomi a ripartire dall’ultimo checkpoint (a molti passi di distanza, credimi).
Anche la storia proposta, pur riuscendo a coinvolgere emotivamente il giocatore, alla fine della fiera risultata narrata in modo davvero grezzo, banale e superficiale. Giunti al termine del nostro cammino, più che di aver ottenuto in dono un’esperienza, ci sentiremo come se qualcuno c’avesse rubato delle ore di vita per raccontarci una morale molto soggettiva. Molte delle “affermazioni filosofiche” dell’autore sono tutto tranne che universalmente condivisibili e sembra ci stia forzando dall’alto il suo pensiero.
Insomma, The Dead Tree of Ranchiuna vale i quasi 10 euro che costa su PlayStation 4? No, purtroppo no e lo dico da amante del genere e, in realtà, da fan di alcuni dei lavori passati di Tonguç Bodur, soprattutto quelli più surreali e assurdi. Un passo falso capita a tutti e questo gioco, purtroppo, è un vero e proprio passo falso. Pare che su Steam alcuni problemi tecnici da me valutati siano stati risolti da una patch. Dovendo però valutare quanto ho toccato con mano, il mio giudizio non può che essere negativo.