Sviluppato da Lancarse e Square Enix e pubblicato da quest’ultima, The DioField Chronicle rientra nella line up Square di fine 2022 e fa del Real Time Tactical Battle (in breve RTTB) il suo cavallo di battaglia. Si tratta di un gioco di ruolo strategico in tempo reale impreziosito da una trama matura, articolata e che porta su schermo una guerra dai risvolti non sempre prevedibili, mescolando gli elementi classici medievali al fantasy tipico di Final Fantasy con una spruzzata di elementi più moderni. Noi abbiamo vissuto la nostra epopea nelle terre che compongono l’isola di DioField sulla PlayStation 5 e questa è la nostra recensione.
The DioField Chronicle – possono delle pedine cambiare il destino del mondo?
Per parlare della trama di The DioField Chronicle bisogna partire dal contesto geopolitico, essenziale per comprendere gli sviluppi dell’intreccio narrativo. C’è uno scontro violento in atto, da una parte abbiamo l’Impero di Trovelt Schoevia, la cui forza crescente ha spinto i suoi confini ad allargarsi con una sete di potere così allarmanti da spingere a creare la sua controparte, l’Alleanza di Rowetale. Questi è un gruppo di nazioni unite con lo scopo principale di frenare l’ascesa imperiale. C’è però una terza forza, neutrale, stazionata sulla propria isola: si tratta del regno di Alletain che governa le terre di Diofield. L’isola è nota però per una risorsa essenziale: la Jade. Si tratta di un minerale utile per alimentare la “Magia Moderna” di cui l’Impero è esperto utilizzatore e che è bramata da entrambe le forze in guerra. Ecco quindi che tanto l’Impero, quanto l’Alleanza, seppur con strategie diverse, virano la propria attenzione verso Diofield.
Ma veniamo ora a due dei principali protagonisti delle vicende di The DioField Chronicle: Andrias Rhondarson e Fredret Lester. I due, amici e guardiani del quarto principe in linea di successione al trono del regno di Alletain, tale Levantia Shaythanm vengono attaccati mentre si trovano alla residenza Lester. La fuga da Lester, dopo un iniziale successo, risulta tuttavia inutile in quanto una successiva imboscata vede il reale ucciso e una promessa nascere. Levantia, infatti, affida il futuro del regno, e quindi le proprie speranze, proprio ai suoi amici. Andrias e Fred non cedono al lutto e forti del proprio legame d’amicizia (che avremo modo di approfondire), creano un proprio gruppo di mercenari, includendo la giovane Izelair Wigan con cui stringeranno un forte legame fraterno. I tre riescono poi a cambiare ulteriormente il loro destino, salvando Lorraine Lucksaw, la cui carrozza viene aggredita da dei briganti. Lorraine, sorpresa dalle gesta del trio, offre loro la possibilità di unirsi al gruppo di mercenari gestito dal duca Hende e con al comando l’irascibile Yulzim Yorden.
Il primo capitolo di The DioField Chronicle mette molte carte in tavola ma sono tutte coperte e per svelarle ci vorrà tempo. Saremo onesti, la storia decolla dopo molto tempo e richiede una certa pazienza oltre a una discreta conoscenza di tutta la lore che permea l’opera di Square Enix e che potrai approfondire adeguatamente quando sbloccherai la libreria all’interno dell’hub principale di gioco. Lì avrai modo di svelare e studiare tanto l’ambientazione quanto le fazioni in campo, nonché l’intricato sistema politico e religioso che caratterizza le terre di DioField. Senza anticipare troppo, ti basti sapere che in ballo c’è un re con tre suoi figli (il quarto, come detto, è defunto), una chiesa la cui influenza non è da sottovalutare, un intero consiglio la cui armonia è in costante bilico, i classici e imprevedibili banditi, i ribelli e tra questi, coloro che bramano la democrazia. Tutto questo, è interno all’isola di DioField ma non dimenticare che ai confini infuria una guerra devastante e tanto l’Alleanza quanto l’Impero non tarderanno a “bussare” alle coste del regno.
Ma torniamo ai nostri protagonisti. Il trio iniziale è destinato, inevitabilmente, a espandersi in un cast decisamente vario, numeroso e, purtroppo, non equamente approfondito. Oltre ad Andrias e Fred, altri due personaggi spiccheranno tra i tanti e parliamo di Waltaquin e Iscarion. Questi quattro catalizzeranno presto l’attenzione su di sé ed è interessante vedere come il loro rapporto si evolve nel tempo anche, e soprattutto, grazie alle vicende che li vedranno coinvolti. Ma altra protagonista indiscussa di The DioField Chronicle è la Blue Fox. Come detto, i nostri protagonisti verranno reclutati nella milizia privata del duca Hende (altro personaggio meritevole di attenzioni), un gruppo destinato a espandersi e a raccogliere ben altre eccellenze tra mercenari, ex banditi, ex guardie reali e quant’altro. Questo gruppo prenderà presto il nome di Blue Fox e noi la gestiremo, trainandola tra ascese e rovinose cadute, in una storia già scritta (non ci sono finali multipli o scelte, la trama è lineare) e che prende in prestito un po’ dal Trono di Spade, un po’ dall’epica medievale-fantasy classica, con un risultato gradevole ed efficace.
Ci sono colpi di scena (con alcuni più prevedibili di altri), approfondimenti geopolitici affascinanti, invasioni e resistenze, assalti in larga scala, missioni di vario genere e anche momenti di riflessione di tutto rispetto (soprattutto quando si parlerà di democrazia). The DioField Chronicle offre quindi un canovaccio narrativo epico al punto giusto e che funziona nonostante i suoi piccoli difetti. La partenza a rallentatore e l’iniziale confusione non devono scoraggiare così come ti invitiamo ad approfondire tanto i documenti nelle librerie quanto tutte le missioni secondarie (che approfondiremo a breve) per scoprire i retroscena di alcuni personaggi nonché i dettagli narrativi di un mondo fantasy medievale che merita di essere conosciuto e vissuto.
Gameplay: Il sistema di abilità
The DioField Chronicle promuove un sistema di gioco in parte inedito nel proprio genere di appartenenza ossia il Real Time Tactical Battle. Fondamentalmente, si tratta di un gioco di ruolo strategico in tempo reale. Questo significa che non ci sono turni e la mappa non presenta alcuna griglia in cui muovere le nostre pedine. Il gioco è suddiviso in piccole mappe circoscritte in cui poter muovere liberamente il nostro gruppo e di cui potremo e dovremo, costantemente decidere posizionamento e comandi in base alle situazioni che saremo chiamati ad affrontare. Ma procediamo con ordine: prima di scendere in campo, all’inizio di qualsiasi missione (principale o secondaria), avremo la possibilità di equipaggiare i nostri combattenti, acquistare armi, accessori e/o oggetti e soprattutto, determinare quali unità dovranno combattere. Il gioco permette di selezionare (quasi sempre liberamente) quattro eroi e ognuno di questi può portare con sé un’altra unità di cui potrà utilizzare le relative abilità.
In The DioField Chronicle le unità si differenziano in quattro categorie principali: mago, soldato, tiratore scelto e cavaliere (con relativa cavalcatura). Ogni categoria ha la sua variante legata alla tipologia di armi che si equipaggiano: il soldato può essere un difensore con spada e scudo, un attaccante armato d’ascia o un assassino dalla daga avvelenata e la differenza fondamentale la faranno le abilità. Queste sono stabilite, appunto, dall’arma equipaggiata (ogni arma ha delle abilità attive più eventuali abilità passive). L’arma, inoltre, va a influenzare uno o più parametri del personaggio. Ovviamente, il mago potrà essere equipaggiato unicamente con le armi legate alla propria categoria. Un eroe mago, non potrà quindi diventare un arciere. Può però utilizzare alcune abilità dell’arciere se scende in battaglia con un alleato appartenente a quella categoria. L’unità principale, infatti, una volta in battaglia, può utilizzare le abilità della propria arma e quelle dell’arma dell’unità di supporto prescelta (questa appare sul campo per effettuare l’attacco richiesto per poi svanire velocemente). L’utilizzo delle unità di supporto consumano la barra EP dell’unità principale e risultano essere un elemento strategico da non sottovalutare, considerando che rende le unità potenzialmente ibride e ancora più efficaci.
Ogni unità ha due barre principali: quella dell’energia (una volta terminata, l’unità finisce KO ma può essere rianimata da un’unità alleata) e quella denominata EP e che diminuisce all’utilizzo delle abilità. Entrambe le barre possono essere ricaricate con alcuni oggetti (da equipaggiare prima di scendere in battaglia, ricordandoci che ogni slot oggetto può contenere un unico elemento. Se vuoi più pozioni, dovrai quindi acquistarne di diverse e posizionarne una per ogni slot. Gli slot per gli oggetti sono comuni e utilizzabili da tutte le unità e potranno essere ampliati nel corso dell’avventura) o ricaricati con alcune sfere sparse per la mappa di gioco o rilasciate da alcuni nemici sconfitti (sfere verdi per la barra energia, sfere violacee per la barra EP).
Restando ancora in tema abilità, c’è da dire che ogni categoria dispone di un’abilità unica, comune a tutti a prescindere dall’arma equipaggiata. Quest’abilità costosa tanto in EP quanto in cooldown, porta diversi vantaggi strategici. L’arciere, ad esempio, a prescindere se sia armato con arco o balestra, potrà posizionarsi in un punto e sparare una pioggia di frecce costante dalla durata di diversi secondi in una determinato raggio d’azione. E visto che lo abbiamo citato, bisogna evidenziare che ogni abilità ha un proprio “cooldown”, ossia il tempo richiesto per far utilizzare un’altra abilità. Questo significa che se un mago casta una magia curativa con cooldown di 6 secondi, dovrà attendere quel tempo (visibile a schermo con la formazione di un cerchio bianco posizionato sul volto del personaggio) prima di poter utilizzare una qualsiasi altra abilità (propria o della propria unità di supporto).
Da evidenziare anche come alcune abilità potranno causare determinate effetti negativi ai nemici e positivi agli alleati. Per gli effetti negativi si va dall’avvelenamento, alla scottatura e infine alla confusione, utilissima per spezzare gli attacchi speciali dei nemici. Nota per quanto riguarda i boss, questi particolari avversari guadagnano un’immunità temporanea agli effetti negativi una volta che li hanno subiti. Non si potrà quindi scottare lo stesso boss più volte di seguito ma solo dopo un determinato lasso di tempo. Inoltre, laddove i nemici semplici sono dotati di un’unica barra di energia (visibile a schermo e di colore rosso), i boss (ma anche determinate tipologie di nemici meno comuni) possono avere delle piccole sfere rosse in aggiunta. Ogni sfera rossa rappresenta un’ulteriore barra di energia completa da dover azzerrare.
Un’ultima nota in merito alle abilità dei personaggi che, come avrai intuito, comprende un sistema tanto ramificato e vario quanto essenziale da conoscere e padroneggiare. Ogni categoria ha infatti il suo personale albero di potenziamenti (che si sbloccherà nel corso del primo capitolo). Ogni abilità è infatti ulteriormente potenziabile con elementi passivi di vario genere (che possono anche aggiungere effetti negativi come la scottatura, ecc.) e che richiede l’utilizzo di particolari punti denominati SP che si ottengono soddisfacendo determinati obiettivi durante le missioni principali e secondarie. E se fino ad ora abbiamo parlato di abilità legate alle categorie e alle rispettive armi, è bene evidenziare che ogni personaggio è dotato di un proprio set di abilità passive liberamente sbloccabili e potenziabili utilizzando gli AP, particolari punti che si ottengono a ogni level cap della singola unità. I level cap si raggiungono accumulando punti esperienza che si ottengono alla fine della missione e che coinvolge tanto le unità principali quanto quelle di supporto (seppur queste otterranno una quantità minore di esperienza).
Gameplay: Real Time Tactical Battle
Una volta equipaggiate le nostre unità e scelto i quattro eroi principali con relativi supporti, è tempo di scendere in campo e scoprire come è composto il Real Time Tactical Battle di The DioField Chronicle. Prima di tutto, lo scontro è in tempo reale, in alto a destra il tempo aumenta inesorabilmente e questo va tenuto in considerazione se si vogliono soddisfare alcuni obiettivi secondari (che richiedono appunto di completare la missione in un determinato lasso di tempo). Inoltre, il gioco dispone della possibilità di velocizzare lo scorrere del tempo (utilizzando i tasti direzionali destro/sinistro) a nostro piacimento. E parlando dello scorrere del tempo, bisogna tenere conto del fatto che, a seconda dei casi, i nemici si muoveranno a prescindere dalle nostre mosse. Per quanto riguarda la visuale a schermo, questa è dall’alto e grazie all’analogico destro avremo sempre modo di guardare la mappa anche da diverse angolazioni. Con l’analogico sinistro, invece, muoveremo il nostro fidato cursore con cui potremo interagire direttamente con le nostre unità che non attendono altro che i nostri comandi.
Chiariamo subito un punto: The DioField Chronicle si presta molto bene ai comandi tramite pad, risultando abbastanza immediato e risultando presto comodo e funzionale. Insomma, non abbiamo rimpianto mouse e tastiera. Detto ciò, per impartire ordini alle nostre unità, il gioco ci offre diverse possibilità. La prima ci permette di dare un comando alla volta e basta premere il tasto X su un personaggio per mettere il gioco in pausa e decidere dove e come muovere l’unità selezionata. Da questa parte una linea blu che potrai allungare nella direzione in cui vuoi muovere il personaggio, stabilendo una vera e proprie traiettoria. Se non vuoi stabilire un’unica traiettoria dritta, potrai stabilire ben due “tappe” premendo il tasto quadrato ogni qual volta vorrai cambiare direzione.
Questa possibilità è utilissima per accerchiare gli avversari (colpire alle spalle garantisce un bonus d’attacco e, allo stesso tempo, subire un colpo alle spalle ci farà subire danni maggiori) o per uscire dal loro raggio d’attacco. Ma è anche perfetta per mandare unità in ricognizione (come aprire dei tesori che, oltre a essere dei collezionabili, rientrano tra gli obiettivi opzionali di alcune missioni) includendo il percorso d’andata e quello di ritorno in un unico viaggio (e quindi un unico comando).
The DioField Chronicle offre anche la possibilità di impartire comandi a tutte le unità insieme e basta premere il tasto L2. In questo modo, le unità si muoveranno all’unisono seguendo il medesimo percorso. Non vuoi mandare tutte l unità insieme ma solo un paio? Basterà tener premuto il tasto quadrato e si formerà un cerchio grigio in continua espansione. Tutte le unità coinvolte in quel cerchio, eseguiranno i tuoi comandi. Come si ingaggia il combattimento? Questi è automatico e vale per entrambe le fazioni. Non appena un’unità entra nel campo visivo dell’alta, si attiva l’ingaggio che porterà a un conflitto che si svolgerà in automatico (gli attacchi standard sono i colpi automatici influenzati dal valore di attacco della singola unità).
C’è anche un’ulteriore scorciatoia (tasto direzionale in alto) che comanda a tutte le unità d’ingaggiare automaticamente l’avversario più vicino con attacchi standard. Il tasto direzionale in basso, invece, annulla tutti i comandi in corso. I tasti L1 e R1 ti fanno passare da un’unità all’altra. Col tasto triangolo, invece, il gioco entra nuovamente in pausa e ti fornisce la possibilità di utilizzare le rispettive abilità dell’unità. Ogni abilità (come gli attacchi standard) ha un proprio range, sempre visibile a schermo. Gli arcieri e i maghi, ad esempio, attaccano a distanza e il loro cono per iniziare il combattimento è più lungo rispetto alle unità che combattono in modo ravvicinato. Inoltre, quando decidi di utilizzare un’abilità, il gioco ti fa prevedere quanti danni causerai all’avversario e se questi morirà o meno dopo lo l’utilizzo della skill.
Come detto, anche i nemici hanno un proprio cono d’azione e, a seconda dell’unità avversaria, queste avranno a disposizione anche diverse abilità. Ogni abilità nemica offre qualche secondo in cui apparirà a schermo una zona “rosso opaco” che rappresenta il punto in cui avverrà il colpo. Allo stesso tempo, la zona da “rosso opaco” diventerà gradualmente “rosso acceso”, quando l’area sarà completamente “accesa”, l’attacco avversario avrà inizio. In questo lasso di tempo puoi sia muovere le tue unità fuori dal raggio avversario sia provare a bloccare il nemico con determinate abilità come quelle che causano confusione (e che bloccano il colpo in corso) o quelle che spostano (letteralmente) i nemici in un’altra zona, allontanandoli quindi dalle unità alleate.
Oltre agli attacchi standard e automatici e alle abilità, il nostro gruppo ha a disposizione un’altra chicca: i Magilumic Orbs. In basso a destra dello schermo c’è un particolare amuleto con al suo interne delle sfere che si riempiranno raccogliendo i TP (sfere blu sparse per la mappa o rilasciate dai nemici sconfitti). Ogni sfera completa vale un punto. Con questi punti potrai evocare una delle creature a nostra disposizione (e il cui numero può aumentare nel tempo). La creatura dovrai sceglierla prima di scendere in campo e ti basti sapere che la prima a nostra disposizione è Bahamut. L’utilizzo di queste creature può capovolgere le sorti di alcuni scontri e si aggiunge al vasto sistema di personalizzazione che caratterizza The DioField Chronicle.
Ma, se il sistema di combattimento è sì appagante, veloce e comodo, con un sistema di abilità stratificato e vario, c’è da evidenziare come gli scontri possono presto diventare monotoni e ripetitivi. Questo, nonostante le tipologie di missioni a cui saremo chiamati: che spaziano dallo sterminio totale di nemici, al proteggere determinate zone fino allo scortare alcuni png. Da segnalare anche alcuni luoghi che saremo chiamati a “occupare” per attivare ponti levatoi o aprire determinati cancelli. In questo caso, si tratta di posizionare le proprie unità in determinati punti fino al riempimento di un determinato indicatore.
C’è ancora un comando da approfondire che è il tasto R2. Con questi, il gioco cambia visuale e i personaggi, amici e nemici, si tramutano in vere e proprie pedine. Questa opzione, oltre ad offrire una visuale del campo di gioco e del posizionamento delle nostre unità e di quelle avversarie è utile anche per tornare, eventualmente, indietro di uno o più checkpoint. In poche parole, se la situazione sta andando male, puoi tornare “indietro nel tempo”. Questa schermata sarà la stessa che apparirà in caso di sconfitta, permettendoti di recuperare da uno dei checkpoint a disposizione, di ricominciare l’intera missione o tornare all’hub. Nel corso del primo capitolo, sbloccherai anche la possibilità di sostituire le unità principali (per un massimo di tre sostituzioni) con una qualsiasi delle tue unità a tua disposizione (incluse quelle rimaste in “panchina”), una pratica utile per rivoluzionare ulteriormente le carte in tavola.
Per quanto riguarda la difficoltà, il gioco offre una scelta tra tre opzioni. Saremo onesti, finché rispetti il livello medio suggerito dalla missione, difficilmente sarai messo a dura prova. La difficoltà diventa invece notevole nel caso in cui si affronta la missione con personaggi al di sotto del livello suggerito. Questo comporta la necessità di dover “grindare” (sia per ottenere esperienza, sia per guadagnare soldi con cui acquistare armi e accessori più potenti) che in The DioField Chronicle si traduce nel dover ripetere le missioni principali e secondarie (opzione che si sbloccherà nel corso del primo capitolo). Il grinding può, ahinoi, inevitabilmente potenziare il loop di cui è vittima il gioco e che coinvolge anche la sua “anima minore” e che è identificabile nell’hub di gioco.
Un hub da esplorare
L’hub di gioco non è altro che la dimora dei Blue Fox, una location abbastanza anonima in cui potremo parlare con i nostri alleati, acquistare armi, potenziare abilità, approfondire la lore del gioco grazie alla libreria e, ovviamente, avviare le missioni principali e secondarie. In queste fasi di The DioField Chronicle controlleremo principalmente Andrias, in una sessione con visuale in terza persona. Andrias potrà parlare o correre ma, grazie a una comoda mappa del luogo (a sua volta composto da due piani) potrà anche teletrasportarsi nelle varie stanze, abbattendo potenziali tempi morti.
Queste fasi, ovviamente più lente rispetto a quelle sul campo di battaglia, risultano comunque gradevoli grazie alla possibilità di approfondire la storia e i legami con alcuni personaggi della Blue Fox. Sono inoltre decisamente interessanti i piani strategici che avvengono intorno al tavolo con tanto di battibecchi tra i personaggi coinvolti. Inoltre, è in queste fasi che eseguirai una buona parte delle missioni secondarie. Queste sono divise in diverse categorie e se alcune ti porteranno ad affrontare battaglie inediti (con alcune che ti premieranno con nuove unità) altre ti chiederanno semplicemente di parlare con i vari personaggi (premiandoti con ricompense in denaro). Infine ci sono le missioni secondarie che mirano a potenziare la Blue fox stessa. Come? Spendendo soldi, ovvio.
Per essere precisi, la stessa Blue Fox è dotata di diversi badge (oltre che di un vero e proprio Unit Rank che aumenta all’aumentare dei nostri successi in campo e che sblocca ulteriori vantaggi passivi di vario genere), tutti potenziabili eseguendo missioni secondarie che andranno a influenzare vari ambiti dell’hub come sbloccare nuovi oggetti acquistabili dal mercante, o ampliare i potenziamenti per i Magilumic Orbs e gli Skill Tree, potenziare gli attributi delle unità (come bonus a exp e denaro acquisiti dopo le missioni) o ampliare la ricerca dello sviluppo di nuove armi. Quest’ultimo elemento, sbloccabile sempre nel corso del primo capitolo, richiede l’utilizzo di uno dei bonus ottenibili come ricompense degli obiettivi secondari (dei veri e propri lingotti) e permette di sbloccare armi extra che saranno poi disponibili al nostro mercante di fiducia.
Per quanto riguarda le missioni principali e secondarie che prevedono di scendere in campo a combattere, queste saranno anticipate dalle condizioni di vittoria (prevalentemente sterminare i nemici e/o proteggere barricate) e condizioni di sconfitta (prevalentemente la sconfitta di tutte le nostre unità o l’eliminazione di zone/png da difendere). Inoltre, saranno anche mostrati gli obiettivi secondari che, se soddisfatti, ci daranno punti SP e/o oggetti utili a potenziare la ricerca dei Magilumic Orbs e dello sviluppo delle armi. Se non dovessi ottenere subito le ricompense degli obiettivi secondari, potrai sempre riaffrontare le missioni tutte le volte che vorrai anche se le ricompense speciali possono essere ottenute solo una volta.
Ciò non toglie che, come già detto, rigiocare le missioni del passato è la pratica principale per ottenere altra esperienza e guadagnare soldi (questi utili per acquistare nuove armi, oggetti e/o accessori e soddisfare determinate missioni secondarie). Insomma, l’hub di gioco crescerà nel corso del gioco e oltre a popolarsi di unità, sarà pieno di strumenti che potranno agevolare il corso della nostra avventura. Purtroppo, come per i combattimenti, anche l’hub presto si ritrova vittima dello stesso loop che ci vede appunto eseguire le stesse azioni: hub, seleziona missione, combattimento e ripeti. Ammettiamo che questa ripetitività non ha pesato molto in quanto la trama, col tempo, riesce a rapire l’utente e a spingerlo a scoprire quale sarà la sorte della Blue Fox e di tutta DioField.
Grafica e sonoro
Graficamente parlando The DioField Chronicle va valutato secondo diversi aspetti. Saremo onesti, la grafica su PlayStation 5 non fa gridare ad alcun tipo di miracolo e anzi, nelle fasi di gioco nell’hub risulta povera, quasi anonima. I modelli 3D dei personaggi offrono un buon livello di dettaglio ma i loro artwork statici risultano decisamente più inspirati e caratteristici. Caso diverso per quanto riguarda il campo di battaglia. Qui la cura nel dettaglio migliora e, nonostante un evidente riciclo di elementi e una scarsa varietà generale, è da premiare l’idea di fondo. Ogni combattimento, infatti, avviene su un vero e proprio tavolo i cui bordi compongono i confini stessi dell’area in cui si attendono gli sviluppi dei conflitti. Inoltre, è sempre intorno a un tavolo dove i personaggi, in una CGI gradevole, affrontano i dibattiti prima d’imbracciare le armi. Questo per ricordare e ricordarci, che chi scende in campo è comunque una pedina. E questo fattore risalta ancora di più quando si preme il tasto R2 dove, appunto, i personaggi in campo diventano letteralmente delle pedine.
Pregevole anche il metodo scelto per narrare gli eventi in larga scala che coinvolgono le tre macro potenze in ballo (e non solo), con tanto di frecce, spostamenti, stendardi e artwork statici, il tutto accompagnati da un narratore esterno e che riesce a dare la giusta enfasi al racconto. La grafica (di un titolo che ricordiamo essere cross-gen) risulta quindi, seppur non al livello degli standard moderni, efficace e svolge il suo compito in modo positivo. Il sonoro, invece, offre tracce epiche al punto giusto, accompagnando l’epopea in modo mai invadente. Positivo anche il doppiaggio. Noi abbiamo vissuto l’avventura in inglese e, salvo alcuni personaggi, il risultato è più che gradevole. Da segnalare che il titolo non presenta sottotitoli in italiano ma l’inglese utilizzato non è molto complesso. Per quanto riguarda invece le potenzialità del pad della PlayStation 5, The DioField Chronicle utilizza principalmente le vibrazioni.