Si ritorna in pista con la nostra rubrica più boomerosa di sempre, dove ti facciamo scoprire le gemme del passato che ci hanno portato a quello che è il mondo del gaming odierno ovvero Old But Gold. Nella puntata di oggi andiamo a pescare un titolo che non entusiasmò particolarmente le masse al tempo della sua uscita, ma si sa non di soli titoli spettacolari vive il gamer. Ognuno di noi ha una sorta di guilty pleasure, ovvero quei giochi che magari sulle riviste del settore prendevano un voto infimo, che al tuo amico, con cui ti scambiavi pareri sull’ultima hit uscita, ti ricordava che era una ciofeca, ma che a te piaceva da morire senza un reale motivo.
Il mio personalmente è sempre stato The Fifith Element (o Il Quinto Elemento se vuoi dirlo all’italiana), videogioco uscito sulla prima PlayStation e tie in dell’omonimo film di Luc Besson, il quale da molti è considerato il punto più basso della carriera del regista francese.
Il film è interpretato da Bruce Willis insieme a Milla Jovovic (quella che qualche anno più tardi sarà la protagonista dei film di Resident Evil) e mischia antiche profezie aliene con la fantascienza. Il tutto ambientato in una versione futuristica di New York che sembra la versione pezzotta della città di Blade Runner.
Non sicuramente un capolavoro, ma tutto sommato è qualcosa di godibile, pieno di action in tipico stile anni ’90. Nonostante la pellicola non fosse stata tutto sto gran successo era d’obbligo, in quegli anni, sfornare almeno un videogioco dedicato a qualsiasi cosa potesse anche solo lontanamente essere trasposta ed è qui che nasce il gioco, creato da Kalisto Entertainment ed edito da Ubisoft, The Fifth Element (ah qualche anno più tardi, quando tutti si erano già dimenticati ampiamente del film, sempre la Kalisto Entertainment produsse NYR: New York Race, che era praticamente The Fifth Element, ma era un titolo di corse che prendeva ispirazione dai veicoli del film).
This is Korben Dallas
Tuttavia se da un videogioco tie in, l’attore principale ti dice chiaro e tondo “No guarda, la mia faccia e la mia voce non la usi per sta roba”, due domande ce le dovremmo pur fare. Mi piace pensare che al buon Bruce Willis abbia fatto così schifo il prodotto finito che non abbia dato l’autorizzazione per il titolo, ma la realtà è ben diversa e si tratta di una semplice questione di diritti, infatti le sembianze dell’attore erano esclusiva del gioco Apocalypse, sempre PlayStation, di cui magari ne riparliamo in un altro Old But Gold.
The Fifith Element per un riassumerne la trama, nel caso non avessi visto il film, è un titolo che segue in maniera abbastanza fedele le vicende della pellicola. Peccato che il gioco non spiega assolutamente nulla della storia anche se utilizza delle scene provenienti proprio dall’opera originale; ergo se hai visto la pellicola bene, qualcosa ci capirai, per tutti gli altri attaccatevi…o guardatevi il film.
La trama racconta le vicende di Korben Dallas, un ex militare in congedo che si è ridotto a fare il tassista a New York. Durante un suo turno di lavoro, gli volerà (letteralmente) all’interno del taxi Leeloo, ovvero una ragazza che è la personificazione del Quinto Elemento ovvero un’arma che potrà salvare la terra dalla minaccia rappresentata dal Male Supremo, il quale agirà insieme a Jean Baptiste Emmanuel Zorg, un plurimiliardario che per arrivare a fine mese vende armi a chiunque, tra cui i Mangalores delle creature aliene che vogliono distruggere il Quinto Elemento.
La trama te l’ho proprio riassunta in pochissime righe, ma nella realtà è molto più complessa e comprende pietre che rappresentano i quattro elementi, Luke Perry (ovvero il Dylan di Beverly Hills 90210) che muore dopo 5 minuti di pellicola e cantanti liriche dalla pelle blu. E ti assicuro che tutto questo è riprodotto nel videogioco…tutto tranne il protagonista principale per i motivi che ti ho spiegato sopra.
The Fifth Element un gameplay grezzo
Ma all’atto pratico il gameplay com’è? Grezzo e scopiazzato da altri giochi del tempo. Infatti si tratta di un mix tra un platform, uno sparatutto e un gioco alla Tomb Raider, ma con molti meno puzzle ambientali. Ogni livello ti metterà nei panni di Korben oppure in quelli di Leeloo e alcuni stage andranno completati sia con uno che con l’altro. Se questo darà rigiocabilità al titolo visto che te lo presenterà da entrambi i punti di vista dei protagonisti, dall’altro dover rifare alcuni livelli due volte sarà molto tedioso e frustrante a lungo andare.
Quando controlli Korben affronterai sezioni di shooting, condite da parti platform dove dovrai essere preciso al millimetro. Peccato che il personaggio avrà l’agilità di un carro armato e per fare determinati salti sarà compito particolarmente arduo. Ma anche lo sparare non sarà una passeggiata, visto che colpire i nemici sarà una specie di lotteria, per colpa della nebbia che era presente in una miriade di giochi per PlayStation, non potrai vedere i nemici in lontananza e quindi ti ritroverai ad usare la tua pistola alla cieca cercando di capire da chi e perché verrai colpito.
Le parti di Leeloo saranno più ragionate e meno votate all’action visto che non utilizzerai armi o simili, ma solo calci e pugni. Anche qui, nonostante il personaggio femminile sia ben più agile e veloce, sarà un’impresa non da poco riuscire a muoversi e a saltare. E questi non sono difetti dovuti all’età di del gioco, anche allora il titolo era stato considerato pesante come il piombo.
Ma quello non è Bruce Willis!
Graficamente il gioco è grezzo, spigoloso e spoglio. Di pro c’è da dire che tutti i modelli poligonali riprendono molto bene le sembianze degli attori che hanno preso parte al film e chi ha visto l’opera originale riuscirà sicuramente a riconoscere i vari protagonisti anche se al tempo il Full HD o il 4K erano concetti davvero astrusi.
Le piattaforme dove dover saltare, si sorreggono nel vuoto assoluto, ma questo dai non lo consideriamo un difetto, al tempo chiunque faceva così (se ti ricordi il gioco SpiderMan di Activision, le ragnatele non si sapeva dove si attaccassero). Notevole il fatto che in lontananza si vedono dettagli della città come ad esempio le auto volanti che creano atmosfera, ma per il resto gli ambienti sono parecchio spogli e senza vita.
Me lo gioco domani! No, meglio che lasci perdere
Dopo aver letto questa nuova puntata di Old But Gold vale la pena prenderti la briga di recuperare The Fifth Element? Se vuoi farti due risate, ricordando i tempi furono sì, ma se vuoi qualcosa di profondo che ti diverta, beh lascia assolutamente perdere, perché The Fifth Element è un gioco che già arrancava nel 1998, figuriamoci nel 2024!